Come dei batiscafi russi aiutarono James Cameron a girare “Titanic”

Russia Beyond (James Cameron/20th Century Fox Film Corporation; Mark Agnor/Sputnik; Legion Media)
Nel 1995 nel mondo c’erano soltanto due sommergibili in grado di raggiungere in sicurezza il fondo dell’oceano. Entrambi erano russi. Il regista decise di usarli

Il film “Titanic” di James Cameron è uscito nel 1997. Con un budget di 200 milioni di dollari, in quel momento fu il film più caro della storia, ma questi soldi vennero recuperati in soli 25 giorni. Tuttavia, prima che il film trionfasse in tutto il mondo e guadagnasse una valanga di Oscar, i produttori avevano trattato Cameron come un pazzo, perché il regista voleva l’impossibile, tra cui filmare dal vivo gli interni del transatlantico affondato… 

Cameron insisteva, affinché si facesse un’immersione al relitto del Titanic. Gli unici che lo potevano aiutare erano i russi. 

Il viaggio in Russia

Qualche anno prima di girare il suo cult movie, Cameron aveva visto “Titanica”, il documentario del 1992 di Stephen Low che conteneva sequenze con immagini reali del relitto, filmate nell’Atlantico alla profondità di 3.800 metri durante un’immersione dei batiscafi russi “Mir-1” e “Mir-2”, che all’epoca erano il meglio di quanto la tecnologia potesse offrire, come riconoscevano anche gli americani. Per questo motivo il regista decise di andare a parlare con i russi.

Cameron si recò a Kaliningrad, dove si trovava la base della nave da ricerca russa “Akademik Mstislav Keldysh”, conosciuta soprattutto come nave di supporto dei batiscafi Mir. Il progetto richiedeva un’analisi dettagliata e, naturalmente, tantissimi soldi.

“Gli ci sono voluti due anni di tempo per pensare, ma anche per prendere contatti con noi, perché all’epoca si faceva tutto via fax, visto che l’e-mail ancora non esisteva”, ha ricordato lo scienziato russo Anatolij Sagalevich. A proposito, era stato proprio Anatolij, con i suoi colleghi, a portare il canadese Stephen Low al relitto del Titanic a bordo dei batiscafi Mir.

Il compito era assai ambizioso, perché Cameron voleva non solo riprendere gli interni reali della nave affondata, ma anche includere questi episodi nel futuro film. Tuttavia le attrezzature standard, da studio, non erano adatte a questo lavoro.

“Voleva filmare tutto in 3D, mettendo due telecamere in un box. Ma per far questo lo spessore delle camere doveva essere dimezzato. Si rivolse alla Sony. I giapponesi risposero che erano in grado di farlo, ma ogni camera sarebbe costata non 250 mila, bensì 1 milione di dollari. Egli rispose: “Sì, sono pronto a pagare”, ricordava Evgenij Chernjaev, che lavorò con Cameron.

I robot con riflettori

La nave “Akademik Keldysh”, con a bordo i batiscafi Mir, salpò verso il Titanic. La spedizione durò 20 giorni, nel corso dei quali James Cameron e l’equipaggio russo fecero 20 immersioni.

Anatolij Sagalevich

“Se per me era un’avventura incredibile, per Anatolij e i suoi uomini ‘fare l’impossibile’ era il loro mestiere”, scrisse il regista in seguito nel suo libro “Exploring the Deep: The Titanic Expeditions”. Secondo gli esploratori russi, Cameron era bravissimo, imparava le cose al volo. 

Le condizioni in cui si dovette lavorare furono poi commentate da Anatolij Sagalevich così: “La pressione raggiunge 500 atmosfere, cioè, sul vetro preme una forza superiore a 160 tonnellate, paragonabile al peso di 4 carri armati”.

Ogni immersione durava 20 minuti, quanto la cassetta su cui si registrava. La telecamera era installata in uno speciale contenitore sul lato esterno del batiscafo. I Mir furono attrezzati con dei piccoli moduli teleguidati che entravano dentro il Titanic. Questi piccoli robot telecomandati esplorarono tutta la nave, entrando dentro i saloni pieni di alghe e nelle cabine dei passeggeri, percorrendo i ponti e sfilando lungo lo scafo della nave. 

Anatolij Sagalevich

“Siamo entrati in tutti i locali del Titanic, dove era possibile entrare con la telecamera; abbiamo visitato le cabine, abbiamo visto i letti, i lavandini, gli specchi; sapevamo i nomi dei passeggeri e abbiamo trovato delle cose che appartenevano a queste persone. Siamo stati persino dentro la stiva”, ha raccontato il regista. 

Per rendere possibili le riprese a tale profondità, i tecnici installarono sugli apparecchi dei potentissimi riflettori, ciascuno da 1200 watt. 

Alcune delle sequenze sono state poi effettivamente incluse nel film, ma la maggior parte del materiale è servita per ricostruire gli interni e gli esterni della nave.

La prima ufficiale di “Titanic” si tenne nel 1997 a Los Angeles. Cameron, in seguito, ha continuato la sua collaborazione con gli esploratori russi, girando insieme a loro quattro altri documentari: “Expedition: Bismarck” (2002), facendo per questo un’immersione ancora più profonda, arrivando a 4.700 metri; “Ghosts of the Abyss” (2003), “Last Mysteries of the Titanic” (2005) e “Aliens of the Deep” (2005).

Altre missioni dei batiscafi Mir

I batiscafi Mir possono immergersi fino alla profondità di 6.000 metri e si ritiene che siano in grado di raggiungere il 98,5% di tutti i fondali degli oceani. Furono appositamente progettati per le attività di ricerca scientifica e di esplorazione.

La prima immersione fu effettuata nel 1987. Da allora sono state intraprese 35 spedizioni scientifiche.

Oltre ai fondali oceanici i Mir hanno esplorato anche il Bajkal, il lago più profondo del pianeta. Nell’agosto del 2009, a bordo di un Mir, ha raggiunto il fondo del lago Vladimir Putin, e anche lo stesso James Cameron, nel 2010, ha festeggiato il suo compleanno con un’immersione nel lago siberiano. 

Nei primi anni Duemila, con l’ausilio dei batiscafi Mir, fu esplorato il sottomarino “Kursk”, affondato nel mare di Barents. Successivamente, gli apparecchi furono usati per la ricerca di un sommergibile giapponese affondato con un carico di oro, e per l’esplorazione della corazzata tedesca Bismarck, silurata dagli inglesi durante la Seconda guerra mondiale. 

Nel 2007 i batiscafi Mir, per la prima volta nella storia, hanno raggiunto il fondale del Mar Glaciale Artico, hanno preso dei campioni delle rocce e hanno piantato sul fondo una bandiera della Russia in titanio.

I mini-sommergibili sono tuttora a Kaliningrad, ma non partecipano più a spedizioni e operazioni di salvataggio. Il “Mir-1” adesso è esposto al Museo dell’oceano mondiale (sebbene sia pienamente funzionante e in qualsiasi momento potrebbe essere riportato sulla nave di supporto), mentre il “Mir-2” è a impolverarsi in un capannone dell’Istituto di oceanografia dell’Accademia russa delle scienze.

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