Com’era il primo film sonoro sovietico, girato nel 1931?

Storia
RUSSIA BEYOND
Era ambientato in una comunità di recupero per minori con un passato difficile, e, per togliere il divieto della censura, fu necessaria una proiezione privata per Stalin, che dette parere positivo. Il regista vinse il primo festival di Venezia

Il primo film sonoro del cinema sovietico, “Il cammino verso la vita” (in russo: “Путёвка в жизнь”; “Putjovka v zhizn”), uscì nel 1931, quattro anni dopo la presentazione del primo film sonoro al mondo, “Il cantante di jazz” di Alan Crosland, uscito nell’ottobre del 1927. Questa storia di alcuni ragazzi di strada fu diretta da Nikolaj Ekk (1902-1976) allora pressoché sconosciuto.

Tuttavia, Ekk era convinto che questo film l’avrebbe reso famoso e su questo non sbagliava. Un giorno Stalin, che guardava i film di notte, chiese di proiettare per lui soltanto il primo tempo, ma poi rimase di fronte allo schermo fino alla fine della pellicola. E in una sala di New York il film fu proiettato per un anno intero!

Un film sul recupero dei minori

Il regista Nikolaj Ivakin, in arte Nikolaj Ekk, non faceva parte dell’élite dell’ancora giovane cinema sovietico. Al grande pubblico era sconosciuto. Tuttavia, mentre i “grandi” continuavano a criticare il “sonoro”, Ekk aveva già cominciato le riprese de “Il cammino verso la vita”. 

Il film è basato sulla storia reale di un esperimento svolto dai bolscevichi con lo scopo di recuperare, attraverso il lavoro, i ragazzi di strada rimasti senza genitori. Nel 1924 in Urss fu creata la prima comunità lavorativa per ragazzi “difficili” con inclinazioni criminose. Con questo esperimento si voleva far capire che il posto giusto per tali ragazzi non fosse la prigione, bensì una comunità, dove rieducarli e insegnare loro una professione utile. La propaganda la chiamava “rieducazione”, e le comunità lavorative venivano presentate come il “biglietto” (la “putjovka” del titolo originale) per una vita migliore. Ben presto tali comunità sorsero in tutta l’Unione Sovietica.

Il regista e la sua troupe trascorsero alcuni mesi in una delle comunità, selezionando quasi tutti gli interpreti. Nel film ci sono soltanto due attori professionisti, tutti gli altri sono i ragazzi che vivevano nella comunità. Tuttavia, la sceneggiatura prevedeva anche dei personaggi che non si prestavano facilmente alla “rieducazione” (come, del resto, accade anche nella vita reale). Probabilmente fu questa verità a spaventare i censori. Dopo la prima proiezione in pubblico, il film fu vietato. 

La reazione di Stalin 

Il divieto, però, non durò molto. La prima del film ebbe una vasta risonanza, perché il sonoro era “un’attrazione” senza precedenti. Il film attirò l’attenzione del governo. 

“Una notte, al Cinema teatro d’Arte [“Khudozhestvennyj”], fu organizzata un’altra proiezione del film. Ekk fu fatto sedere accanto a Stalin. Io stavo un po’ più in disparte, accanto a Voroshilov”, ricordò la sceneggiatrice, Regina Janushkevich. “Stalin aveva annunciato che avrebbe preso la sua decisione dopo aver visto il primo tempo. Tuttavia, dopo la prima parte furono proiettate anche la seconda e la terza, e nessuno dei membri del governo andò via. Tutti restarono fino alla fine del film”. 

Dopo i titoli di cosa Stalin non disse una parola. Poi si alzò in piedi e, incamminandosi verso l’uscita, disse: “Non capisco, che cosa c’era da vietare?”. E andò via. 

Il successo in giro per il mondo

Dopo il verdetto di Stalin, il film fu distribuito in tutto il Paese e, come era prevedibile, ebbe un enorme successo, anche se la sua estetica era ancora quella del cinema muto.

C’è da dire però che in Urss molte persone si recavano al cinema non per vedere le trovate artistiche e ideologiche del regista, ma per sentire le canzoncine dei banditi, eseguite a suon di chitarra, e, quindi, sincerarsi che il film era davvero sonorizzato. All’epoca, nel Paese venivano già proiettate delle cineriviste sonorizzate che includevano spezzoni di monologhi teatrali, discorsi propagandistici e vari numeri musicali, ma i film sonori ancora non esistevano.

Il film fu distribuito in 107 Paesi del mondo. Nel 1932 Nikolaj Ekk fu premiato come “Miglior regista” alla 1ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. In quella prima edizione non c’era una giuria e i premi ufficiali furono introdotti solamente più tardi. Il riconoscimento avvenne in seguito a un referendum indetto dal Comitato organizzatore, presieduto da Attilio Fontana dell’Istituto Commercio Estero, svolto tra il pubblico accorso in Laguna alla rassegna.

A Berlino, per due mesi e mezzo, il film fu proiettato in esclusiva in uno dei migliori teatri della città, dopo di che fu distribuito su 25 schermi. In un cinema newyorkese, come detto, la pellicola rimase in proiezione per un anno intero. Invece nella Francia “libera e democratica” il film fu accolto con ostilità e, quindi, fu vietato. 

Alla domanda del regista sui motivi del divieto, il censore francese rispose: “Se avessi deciso di fare dei tagli, avrei dovuto proporLe di censurare il film per intero, perché non trovo un solo episodio dove non si parli della comune e del comunismo, o dove io non possa sentir risuonare l’Internazionale”.

Tuttavia, in Francia il film fu proiettato durante le serate organizzate dall’“Associazione Amici della nuova Russia”. Fu accolto con entusiasmo della stampa francese, ma rabbiosamente criticato dai giornali degli emigrati russi.

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