I due feldmarescialli nazisti che tornarono in Germania dopo la liberazione dalla prigionia in Urss

Kira Lisitskaya (Foto: Bundesarchiv; Sergej Smolskij/TASS)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, solo tre feldmarescialli generali (il grado più alto nella Wehrmacht) finirono nelle mani dei sovietici. Uno, Ewald von Kleist, morì nel carcere di Vladimir, dove era recluso, ma gli altri due poterono rientrare in patria da uomini liberi

1 / Friedrich Paulus

Friedrich Paulus fu il primo Feldmaresciallo tedesco ad arrendersi ai sovietici. Era a capo della 6ª Armata, che era stata circondata a Stalingrado. Il 31 gennaio 1943 Paulus venne promosso dal Führer feldmaresciallo, il che era essenzialmente un velato ordine di suicidio. “Nessun Feldmaresciallo è mai stato fatto prigioniero”, disse Hitler nel radiogramma a Paulus.

Paulus scelse di non suicidarsi e si arrese come prigioniero di guerra alle truppe della 64ª Armata sovietica. Non volendo essere responsabile della capitolazione dell’esercito, affidò la negoziazione con il comando militare sovietico ai suoi subordinati, Friedrich Roske e il generale Arthur Schmidt.

In prigionia, Paulus si rifiutò inizialmente di prendere posizione contro Hitler e il nazismo. Tuttavia, cambiò comportamento dopo il fallito attentato a Hitler del luglio 1944, al quale parteciparono alcuni suoi amici e colleghi.

A partire dall’agosto 1944, una stazione radio di Mosca in lingua tedesca trasmise il discorso di Paulus al popolo tedesco, in cui invitava i suoi compatrioti ad abbandonare Hitler e a costituire un nuovo governo per porre fine alla guerra e ristabilire relazioni amichevoli con l’attuale nemico. In questo modo, Paulus, che all’epoca era una figura rispettata e ben conosciuta nella Germania nazista, divenne uno dei principali attivisti della propaganda nella battaglia contro il nazismo. Al processo di Norimberga, Paulus fu la carta vincente dell’Unione Sovietica quando testimoniò a favore dell’accusa. 

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Dopo il processo, fu riportato in Urss, dove visse in un sobborgo di Mosca, fu consulente per il film sovietico “La battaglia di Stalingrado” e scrisse le sue memorie. Nonostante il trattamento speciale (il feldmaresciallo aveva un aiutante, un medico e un cuoco che lavoravano per lui, e gli fu persino concessa una vacanza in Crimea), a Paulus non fu permesso di lasciare l’Urss.

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Solo dopo la morte di Stalin, Paulus poté lasciare definitivamente il Paese e tornare in Germania “Prima di lasciare l’Unione Sovietica”, scrisse in una dichiarazione resa pubblica in Urss nell’ottobre del1953, “vorrei dire al popolo sovietico che un tempo sono venuto in questo Paese come un nemico per cieca obbedienza, ma ora lo sto lasciando da amico”. Paulus morì nel 1957 a Dresda di SLA.

2 / Ferdinand Schörne

Ferdinand Schörner era noto per essere uno dei comandanti più spietati della Wehrmacht. Ordinò che i suoi soldati venissero fucilati se lasciavano le loro posizioni senza permesso. Nel gennaio 1945, Schörner fu nominato comandante del Gruppo d’armate Centro (Heeresgruppe Mitte) e utilizzò corti marziali e misure disciplinari contro le sue truppe. Il 5 aprile 1945 Hitler promosse Schörner al grado di Feldmaresciallo.

Il 29 aprile 1945, Hitler nominò Schörner comandante in capo delle forze di terra. Dopo il suicidio del Führer, il 30 aprile 1945, Schörner fu formalmente considerato il comandante supremo dell’esercito nazista fino alla resa della Germania, il 9 maggio 1945. Tuttavia, non accettò mai effettivamente questa posizione, guidando invece le truppe tedesche che combattevano nell’area di Praga. 

Alla vigilia della resa, Schörner ordinò alle sue truppe di ritirarsi verso ovest e lasciò l’esercito. Si arrese agli americani il 17 maggio 1945, ma fu consegnato al comando sovietico il 26 maggio 1945.

Dal 1945 al 1952, Schörner fu detenuto in varie prigioni di Mosca, in attesa di giudizio. Nel 1952, fu condannato a 25 anni nei campi di lavoro correttivi dell’Urss. 

Non contento di questa prospettiva, Schörner scrisse una lettera a Stalin, chiedendo di essere graziato. Sorprendentemente, le autorità sovietiche accettarono, e la sua pena fu ridotta a 12 anni e 6 mesi.

Tuttavia, Schörner fu rilasciato ancora prima, nel gennaio 1955 e gli fu permesso di tornare in Germania, dove ricevette una fredda accoglienza. Fu processato per le esecuzioni di soldati tedeschi e condannato a quattro anni e mezzo di prigione da un tribunale bavarese nel 1957. Il Feldmaresciallo fu infine rilasciato nel 1960 per motivi di salute. Morì a Monaco di Baviera il 2 luglio 1973, da ultimo feldmaresciallo di Hitler (Erich von Manstein era infatti morto poco prima, il 9 giugno di quello stesso anno).

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