Perché la Bulgaria, che era alleata di Hitler, si rifiutò di partecipare al conflitto contro l’Urss?

Lo zar bulgaro Boris III durante la visita del 1942 ad Adolf Hitler alla Tana del Lupo (Wolfsschanze), il quartier generale del Führer vicino all'attuale cittadina di Kętrzyn, in Polonia, all’epoca Prussia Orientale

Lo zar bulgaro Boris III durante la visita del 1942 ad Adolf Hitler alla Tana del Lupo (Wolfsschanze), il quartier generale del Führer vicino all'attuale cittadina di Kętrzyn, in Polonia, all’epoca Prussia Orientale

Getty Images
Nella società bulgara circolarono a lungo voci secondo cui lo zar Boris III sarebbe stato avvelenato dai nazisti proprio perché si era rifiutato di entrare in guerra contro Mosca

Nella sua “crociata contro il bolscevismo”, lanciata da Hitler nel 1941, la Germania fu affiancata da alleati e Paesi satelliti, fra cui Italia, Romania, Finlandia, Ungheria, Croazia e persino la piccola Slovacchia.

Tuttavia, tra i Paesi dell’Asse ce ne fu uno che si rifiutò categoricamente di entrare in guerra contro l’Urss. Era la Bulgaria. Perché Sofia non voleva essere coinvolta? 

La Bulgaria al bivio

Sin dall’inizio della Seconda guerra mondiale i bulgari assunsero una posizione dilatoria, non aderendo a nessuna delle parti in guerra. Il 15 settembre il governo di Georgi Kjoseivanov dichiarò che il Paese era totalmente neutrale al conflitto scoppiato in Europa.

Nel contempo, la Bulgaria voleva rivedere le condizioni del Trattato di Neuilly del 1919, in base al quale il Paese (come parte sconfitta nella Prima guerra mondiale) aveva perso ampi territori che includevano una parte della Macedonia, la Dobrugia e la Tracia occidentale. Tuttavia, Sofia voleva riavere quanto aveva perduto per vie pacifiche.

Boris III, zar di Bulgaria dal 3 ottobre 1918 fino alla morte, avvenuta il 28 agosto 1943, subito dopo un incontro con Hitler e in circostanze molto misteriose che fecero sospettare l’avvelenamento

Nel 1940, la Germania e l’Urss e altre potenze iniziarono una vera battaglia diplomatica per la Bulgaria. Tutti la volevano fra i propri alleati, promettendo di aiutare Sofia a riavere i territori perduti.

L’Unione Sovietica era molto popolare nella società bulgara. I bulgari ricordavano che grazie alla Russia, che aveva sconfitto l’Impero ottomano, il loro Stato aveva riacquistato l’indipendenza. Inoltre, nel Paese erano piuttosto forti le posizioni dei movimenti di sinistra.

Ciononostante, alla fine il governo bulgaro fece la sua scelta geopolitica a favore del Terzo Reich, in quanto l’economia del Paese era strettamente legata a quella tedesca, mentre l’esercito bulgaro dipendeva dagli armamenti forniti dalla Germania. “Il cuore ci dice Russia, ma si dà ascolto alla voce della ragione, la risposta sarà Germania”, affermò lo zar bulgaro Boris III.

A fianco di Hitler

Nel settembre del 1940,  sotto le pressioni di Berlino, la Romania cedette alla Bulgaria la Dobrugia meridionale, ma anche dopo questo Sofia cercò di evitare l’adesione all’Asse.

Tuttavia, lo spazio di manovra, per i bulgari, si fece sempre più ristretto. Dopo il fallimento dell’invasione italiana della Grecia alla fine del 1940, l’importanza dei Balcani per i nazisti stava crescendo di giorno in giorno, pertanto Berlino aumentò le pressioni sul governo bulgaro.

Il 1º marzo 1941 la Bulgaria si unì ufficialmente all’Asse Roma-Berlino-Tokyo; il giorno dopo, nel suo territorio entrarono le truppe della 12ª armata della Wehrmacht. In aprile i bulgari parteciparono all’occupazione della Jugoslavia e della Grecia. Le pretese territoriali di Sofia furono esaudite.

Dopo l’inizio della guerra contro l’Urss (22 giugno 1941), Hitler più volte insistette con Boris III, affinché mandasse le sue truppe al fronte russo, ma tutte le volte la risposta del re fu negativa. Lo zar bulgaro non poteva ignorare gli umori filorussi, che erano forti nella società. “Gli ufficiali del mio esercito simpatizzano per la Germania. Il popolo ama la Russia”, disse il monarca. 

Truppe dell‘Esercito bulgaro

Sebbene i bulgari e i russi si fossero trovati su fronti opposti già durante la Prima guerra mondiale, e si fossero già scontrati in battaglia nei pressi di Dobrič, nel 1916, l’invio delle truppe in territorio sovietico poteva provocare dei grandi disordini all’interno del Paese (tanto più che in Bulgaria già stava crescendo la Resistenza).

Il 2 agosto 1941 il leader dei comunisti bulgari, Georgi Dimitrov, scrisse a Stalin: “Secondo le informazioni del CC del nostro partito bulgaro, la situazione nel Paese è estremamente tesa. I tedeschi stanno premendo sulla Bulgaria, affinché intervenga attivamente nella guerra contro l’Unione Sovietica. Pur esitando al momento, il re Boris III e il governo si stanno comunque preparando a entrare in guerra. La schiacciante maggioranza del popolo e della massa dei soldati è chiaramente contraria a tale ipotesi”. 

La Bulgaria non dichiarò mai guerra all’Urss, restando l’unico alleato della Germania a mantenere relazioni diplomatiche con Mosca. 

La misteriosa morte di Boris III

Il 28 agosto 1943 la Bulgaria fu scioccata dall’improvvisa morte di Boris III, non ancora cinquantenne, avvenuta alcuni giorni dopo il suo rientro dalla Prussia orientale, dove aveva incontrato Hitler. La causa ufficiale del decesso era l’insufficienza cardiaca, ma moltissime persone pensavano che il sovrano fosse stato avvelenato dai nazisti, perché non voleva partecipare alla guerra contro Mosca.

Lo zar Boris III di Bulgaria passa in rassegna le truppe schierate per rendergli omaggio. Sofia, maggio 1942

Della guerra contro l’Urss ormai non si parlava. Dopo le battaglie di Stalingrado e di Kursk, l’Armata Rossa era passata all’offensiva, il suo avanzamento era ormai incontenibile. Nello stesso periodo, in Europa meridionale sbarcarono gli americani e i britannici, e con ciò anche l’Italia uscì dall’alleanza con Hitler.

La Bulgaria scelse una linea che la vide distanziarsi dalla Germania. Furono intrapresi degli sforzi per espellere le truppe tedesche dai confini del Paese, e raggiungere la pace con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con i quali Sofia, formalmente, era in stato di guerra. Tuttavia, la Bulgaria non si decise a rompere le relazioni con Terzo Reich e a cominciare a internare le truppe tedesche, come insisteva di fare l’Urss.

All’inizio dell’autunno del 1944 l’Armata Rossa era ormai vicina al confine bulgaro. Siccome nel Paese erano ancora di stanza circa 30mila militari tedeschi (che, però, già venivano evacuati d’urgenza), l’Urss considerava il governo di Sofia come alleato della Germania nazista. Il 5 settembre 1944 Mosca dichiarò guerra alla Bulgaria. 

Sofia, Bulgaria. La popolazione accoglie festosamente i soldati dell’Armata Rossa sovietica

Le truppe sovietiche, tuttavia, rimasero ferme per alcuni giorni, dando ai comunisti bulgari (con i quali Mosca interagiva) il tempo e la possibilità di prendere il potere nelle loro mani.

Entro l’8 settembre (data fissata per l’inizio dell’offensiva sovietica), il Fronte della Patria (in bulgaro: “Otechestven Front”; OF), che univa le forze antifasciste di sinistra, organizzò un colpo di Stato, stabilendo il suo controllo sulla maggior parte del Paese. Immediatamente dopo, il nuovo governo dichiarò guerra alla Germania.

Aprile 1941, truppe bulgare entrano nella Macedonia di Vardar, nome dato al territorio del Regno di Jugoslavia (1918-1941) che corrisponde grosso modo all’odierna Macedonia del Nord

Entrando nella data prefissata in territorio bulgaro, l’Armata Rossa avanzò senza incontrare alcuna resistenza. Il comando sovietico, da parte sua, decise di non disarmare le forze locali. Poco dopo, i sovietici e i bulgari combatterono insieme per liberare dai nazisti la Jugoslavia, l’Ungheria e l’Austria.

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