“Attenzione! Attenzione! Pokryshkin in volo!”, così le postazioni tedesche di avvistamento avvertivano della comparsa all’orizzonte del caccia Bell P-39 Airacobra con il numero di coda “100” del famoso asso sovietico Aleksandr Pokryshkin (1913-1985). I piloti della Luftwaffe dovevano aumentare la prudenza, evitare prolungate battaglie aeree, e i meno esperti rientrare immediatamente ai loro campi d’aviazione.
Durante la guerra Pokryshkin compì oltre 650 sortite, combatté 156 battaglie aeree, abbatté personalmente 59 aerei nemici e 6 in gruppo. Secondo un’altra versione, il numero di vittorie da lui ottenute supererebbe il centinaio.
Aleksandr Pokryshkin non fu solo un pilota di talento, ma anche l’inventore di nuove tattiche e manovre della lotta aerea, come le “forbici”, il “colpo del falco”, le “pinze”, l’“altalena” e altre. Grazie a lui, nelle forze aeree dell’Armata Rossa si diffuse l’efficace ordine di battaglia detto “Kubanskaja etazherka”, che forniva agli aerei da caccia più spazio per trovare gli obiettivi.
Presente al fronte fin dall’inizio della guerra, Pokryshkin fu uno dei primi che, in condizioni di totale dominio dell’aviazione nemica, fu autorizzato a volare da solo a “caccia libera” di aerei tedeschi, anche nelle retrovie nemiche. Tra i piloti sovietici questa pratica si diffuse solo a partire dal 1943.
“Il talento militare di Pokryshkin fu chiaramente dimostrato nella battaglia sul Kuban”, ha ricordato il pilota Mikhail Vodopjanov: “Qui combatté con particolare accanimento, cercando con impazienza gli aerei nemici nel cielo. Dall’alto si abbatteva sui Messerschmitt, gli Junkers, gli Heinkel, attaccandoli ad alta velocità, trafiggendoli con brevi e precise raffiche di mitragliatrice, facendoli cadere al suolo come una palla di fuoco. I nostri combattenti in prima linea ammirarono così tante volte dalle trincee i suoi attacchi rapidi e devastanti che cominciarono a riconoscere Pokryshkin dallo stile del combattimento anche quando l’aereo era così alto nel cielo da non essere visibile da terra il suo numero 100, scritto in vernice bianca sulla fusoliera. Il ‘cento’ era conosciuto lungo tutta la linea del fronte. Ed era estremamente temuto dai piloti nazisti.”
Nonostante dal 1944 Aleksandr Pokryshkin fosse già a capo di reggimenti e divisioni aeree, continuò ad alzarsi in cielo e ad abbattere aerei nemici fino alla Vittoria. Nel dopoguerra, il tre volte Eroe dell’Unione Sovietica Pokryshkin salì alla posizione di Vice Comandante delle Forze di Difesa Aerea Sovietiche. Nel 1972 fu promosso al grado di Maresciallo dell’aria.
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Grigorij Rechkalov (1920-1990), collega di Aleksandr Pokryshkin, partecipò a 122 battaglie aeree durante la guerra, abbattendo personalmente 56 aerei nemici (secondo altre fonti, 61) e 5 come membro di un gruppo. Prese i comandi di molti modelli di caccia, ma il suo preferito era l’“Airacobra”.
Rechkalov era un maestro della “caccia libera”, che solitamente conduceva ad alta quota (fino a 6 mila metri). Non era difficile per il pilota scovare le sue prede, poiché la sua vista era eccezionalmente acuta.
Grigorij Rechkalov era descritto come un uomo coraggioso, schietto e franco, tuttavia il suo carattere era molto contraddittorio e instabile. In una situazione eseguiva gli ordini in modo disciplinato e preciso, in un’altra poteva facilmente deviare dal compito principale, iniziando a inseguire un aereo nemico a caso.
Il momento migliore di Rechkalov fu la grande Battaglia aerea del Kuban della primavera del 1943, durante la quale abbatté 17 aerei nemici. “Non c’è stato un solo volo in cui non abbiamo iniziato dei combattimenti”, ricordò il pilota: “All’inizio i fascisti agivano in modo sfacciato: un gruppo dei nostri usciva fuori, scendevano in picchiata, guardavi e l’uno o l’altro dei nostri aerei già stava bruciando e precipitando a terra… Ma rapidamente capimmo le tattiche dei piloti fascisti e cominciammo ad applicare nuovi metodi: volare in coppia invece che in formazione, usare la radio per le comunicazioni e la guida, allineare gruppi di aerei con un preciso ordine di combattimento…”
Pochi piloti sovietici potevano vantare una tale varietà di abbattimenti di aerei nemici come Grigorij Rechkalov. Al suo attivo c’erano bombardieri Heinkel He 111, Junkers Ju 88 e 87, caccia Messerschmitt Bf 109, Fokke-Wolf Fw 190, vari velivoli da trasporto e ricognitori e persino un idrovolante a doppio scafo Savoia-Marchetti S.55 di fabbricazione italiana.
Grigorij Rechkalov, due volte Eroe dell’Unione Sovietica, alla fine della guerra ricevette l’incarico di Ispettore di Pilotaggio del 6° Corpo di Caccia della Guardia. Dopo il 1945 continuò a prestare servizio nell’Aeronautica, raggiungendo il grado di maggiore generale.
“Manovra precisa, rapidità d’attacco sbalorditiva e attacco da una distanza estremamente ridotta”: così Ivan Nikitovich Kozhedub (1920-1991) definì le basi del combattimento aereo. Questo famoso pilota ha abbattuto 62 aerei nemici (personalmente), il che lo rende il pilota di caccia di maggior successo non solo nelle forze aeree dell’Armata Rossa, ma anche tra tutti i Paesi della coalizione anti-Hitler.
Kozhedub, che andò al fronte solo nella primavera del 1943, era inferiore a Rechkalov e Pokryshkin nel numero di sortite e combattimenti aerei (rispettivamente 330 e 120). Tuttavia, grazie alla sua iniziativa, audacia, calcolo, coraggio e intelligenza, divenne l’asso sovietico numero uno.
Abile combattente, Ivan Kozhedub cercava sempre di essere il primo ad attaccare con decisione il nemico. Allo stesso tempo, sapeva agire con attenzione e freddezza, quando necessario.
Così Kozhedub descrisse uno dei combattimenti aerei durante la battaglia di Kursk: “Durante un’azione di disturbo, commisi un errore: persi quota... Correggendo il mio errore, passai rapidamente a guadagnare quota. Due Messerschmitt si misero all’inseguimento… Iniziai a salire a spirale con calma. I tedeschi mi seguivano, arrivando con un angolo eccessivamente ripido. Mi resi subito conto che, con una simile salita, i tedeschi avrebbero dovuto arretrare o rimanere indietro. Iniziai a tenere d’occhio il Messerschmitt vicino. Infatti, ben presto, il tedesco, avendo perso velocità, andò in stallo. Misi rapidamente il mio Lavochkin in ‘ranversman’ [una figura dell’acrobazia aerea che permette di cambiare rapidamente la direzione di volo] e mi diressi verso il tedesco, mandandolo in fiamme già alla prima bella virata”.
Kozhedub fu uno dei primi piloti alleati che riuscì ad abbattere un caccia a reazione tedesco Messerschmitt Me-262. Sfortunatamente, anche due caccia americani P-51 “Mustang”, che avevano attaccato per errore il suo aereo nell’aprile del 1945, sono elencati tra gli abbattimenti di Kozhedub. L’asso sovietico si accorse troppo tardi, quando il combattimento era già finito, che erano alleati.
Durante la guerra di Corea (1950-1953) Kozhedub, tre volte Eroe dell’Unione Sovietica, comandò la 324ª Divisione da caccia, che ottenne 216 vittorie aeree. In seguito, continuò a prestare servizio nell’aeronautica militare con incarichi dirigenziali. Nel 1985 fu promosso al grado di Maresciallo dell’aria.
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