Il Tesoro di Priamo, un trofeo di guerra dell’Unione Sovietica

Storia
EKATERINA IVANOVA
Le opere d’arte, smarrite o disperse durante la Seconda guerra mondiale, si contano a centinaia di migliaia. Talvolta però riemergono, quando nessuno se lo aspetta. Tale è il caso della collezione “troiana” di Heinrich Schliemann che fu “improvvisamente” scoperta nei fondi museali russi negli anni Novanta. Come era finita a Mosca e perché, per decine di anni, la sua esistenza fu avvolta da un velo di segretezza?

La sera del 27 aprile 1945 le truppe sovietiche entrarono nella capitale del Terzo Reich. Il 2 maggio i sovietici occuparono la torre della difesa contraerea vicino allo zoo di Berlino. Nei locali della torre i militari scoprirono non solo un ospedale militare e numerosi rifugiati, ma anche molte opere d’arte, provenienti dai musei berlinesi, pronte per essere evacuate, tra cui tre voluminose casse che contenevano, appunto, il celebre tesoro di Priamo. Tuttavia, praticamente subito dopo il ritrovamento, il tesoro scomparve per ricomparire a Mosca soltanto nei primi anni Novanta.  

La scoperta di Schliemann

Sin dall’infanzia Heinrich Schliemann, figlio di un pastore protestante del Meclemburgo, con una grande passione per archeologia, era ossessionato dall’idea di trovare la mitica Troia. Leggendo Omero, era venuto a conoscenza della guerra di Troia, e quindi decise di trovare l’antica città. Era talmente affascinato dalla sua storia, che dedicò alle ricerche molti anni della sua vita. 

Il 31 maggio 1873, dopo due anni di scavi sulla collina di Hissarlik, in Turchia, Schliemann, finalmente, ebbe un colpo di fortuna. Non trovò esattamente quello che cercava, ma sotto i resti delle costruzioni romane scopri delle rovine di una città più antica, tra le quali era nascosto un recipiente d’argento pieno di gioielli:1,5 kg di oro. Schliemann diede al suo ritrovamento il nome di “Tesoro di Priamo” (in onore del re di Troia durante la guerra troiana), in quanto credeva che la città da lui scoperta fosse Troia. Tuttavia, non essendo archeologo di professione, e operando soltanto sulla base di descrizioni omeriche, si sbagliò, come fu dimostrato più tardi da diversi scienziati che confutarono la sua teoria. In realtà, gli strati relativi all’epoca troiana si trovavano molto più in alto e furono distrutti da Schliemann negli scavi, mentre il Tesoro di Priamo apparteneva a un periodo più antico. Tuttavia, quello di Schliemann rimarrà per sempre  l’“oro di Troia”.

Fallito il tentativo di vendere il ritrovato alla Società Imperiale russa di archeologia, intrapreso un paio d’anni dopo (quindi, teoricamente, già allora il tesoro poteva passare alla Russia), nel 1881 Schliemann, finalmente, lo offrì alla città di Berlino, in cambio del titolo di cittadino onorario e di un compenso. Dal 1922 il tesoro fu in mostra al museo berlinese di preistoria e protostoria fino a quando, nel marzo del 1945, Hitler non ordinò di nasconderlo. Allora il tesoro di Priamo, insieme a numerose opere d’arte provenienti da altri musei, fu portato nella torre della difesa contraerea che si riteneva un rifugio sicuro.

“Prendiamoci qualcosa come la cattedrale di Reims”

Le truppe tedesche saccheggiarono e distrussero un’enorme parte del patrimonio culturale delle nazioni occupate, pertanto, già durante la guerra fu sollevata la questione dei risarcimenti. Nel 1942 fu creata un’apposita commissione che doveva accertare i danni.

Secondo i dati della commissione, pubblicati alla fine degli anni Quaranta, i danni riguardavano 173 musei e 4000 biblioteche e archivi dell’Urss. Gli esperti, che lavoravano nella commissione, erano guidati dal noto pittore, restauratore e storico d’arte sovietico Igor Grabar. 

Talvolta si proponeva di calcolare i danni secondo l’antico “occhio per occhio”. Per esempio, nel caso della Chiesa della Trasfigurazione del Salvatore sulla Nereditsa, capolavoro dell’architettura e della pittura russa del XII secolo, distrutta dall’artiglieria tedesca, Grabar propose di “portare (in Urss) qualcosa come cattedrale di Reims”. 

Tra gli oggetti che si intendeva reclamare come riparazione, figurava anche la Madonna Sistina di Raffaello, che in seguito fu effettivamente portata in Urss e poi restituita alla Ddr negli anni Cinquanta. Proprio Grabar redasse l’elenco degli oggetti da portare in Urss, che includeva 1.745 opere d’arte, tra cui anche il Tesoro di Priamo.

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Il velo di segretezza

Gli oggetti rinvenuti nella torre della contraerea dovevano essere trasferiti in Urss in via prioritaria. “Lo zoo di Berlino, probabilmente, sarà sotto il controllo degli anglo-americani. […] È stato dato l’ordine di iniziare quanto prima lo spostamento di tutti gli oggetti di valore, dal bunker della contraerea, nella parte orientale di Berlino e di depositarli temporaneamente nel castello di Friedrichsfelde e  nel macello di Berlino”, scriveva in una sua lettera Andrej Belokopytov, coordinatore del “gruppo trofei” del Comitato artistico per gli affari dell’arte. 

Gli oggetti più importanti rimasero poco a Berlino: il 30 giugno 1945 un aereo speciale decollò da Tempelhof alla volta dell’aeroporto Vnukovo di Mosca. Ad attenderlo nella capitale sovietica c’erano i rappresentanti del Museo Pushkin. 

Nel 1949, in conformità alla decisione del governo sovietico, tutti questi oggetti furono classificati come parte del cosiddetto “deposito speciale”, senza diritto di diffondere informazioni in merito e di esporli in pubblico. Un’apposita circolare vietava l’accesso a tutti, tranne agli specialisti incaricati della conservazione. 

Negli anni Cinquanta Mosca prese la decisione politica di restituire alla Repubblica Democratica Tedesca una parte delle opere, compresi i capolavori di pittura provenienti dalla Galleria di Dresda. L’elenco includeva anche il tesoro di Schliemann, ma 260 oggetti in oro, argento, cristallo di rocca e pietra rimasero comunque a Mosca, mentre altri 414 oggetti (bronzi e ceramiche) al museo Ermitage di Leningrado. Ancora oggi non si sa perché le cose siano andate in questo modo.  

Fino a quasi la metà degli anni Novanta, la collezione di Schliemann rimase inaccessibile non solo per il pubblico, ma anche per gli scienziati. Anzi, siccome per anni e anni la sua esistenza era rimasta segreta, si fece la supposizione che fosse andata perduta. Soltanto nel dicembre del 1994 gli specialisti, per la prima volta, hanno ricevuto la possibilità di studiarla in dettaglio. Due anni dopo, al Museo Pushkin veniva inaugurata la mostra “Tesoro di Priamo dallo scavo di Heinrich Schliemann”, grazie alla quale migliaia di persone hanno potuto vedere la famosa collezione.

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