Tre tedeschi che lavorarono per l’intelligence sovietica durante la Seconda guerra mondiale

Kira Lisitskaya (Foto: Getty Images; Foto d'archivio; Archivio di I.M.Bondarenko)
In apparenza, erano servi fedeli di Hitler, ma in realtà lottavano con tutte le loro forze contro il suo regime

Willy Lehmann (1884-1942)

Membro del partito nazista, con una posizione di spicco nei ranghi della Gestapo, la polizia segreta del Terzo Reich, l’Hauptsturmführer delle SS Willy Lehmann era un pluridecorato del regime hitleriano, e ricevette addirittura una foto del Führer con la sua dedica.

I colleghi chiamavano Lehmann “zio bonaccione”, ma non sapevano, ovviamente, che in realtà era uno dei migliori agenti sovietici, che figurava nei documenti di Mosca con il nome in codice “Breitenbach”.

La collaborazione di Willy Lehmann con l’Urss era iniziata già nel 1929, quando il tedesco prestava servizio nell’Amministrazione della polizia di Berlino. Dopo l’avvento al potere dei nazisti, il rapporto si intensificò.

“Anche oggi non dubito neanche per un attimo che ‘Breitenbach’ collaborasse per motivi puramente ideali”, disse l’ex agente segreto Boris Zhuravljov. “Pur essendo un poliziotto di carriera, al tempo stesso era antinazista. Forse, soprattutto questo. Tanto più che, lavorando nella Gestapo, vedeva dall’interno quanto fosse criminoso il regime di Hitler e di quante disgrazie esso fosse gravido per il popolo tedesco”.

Lehmann, che all’interno della Gestapo era a capo del gruppo “Lotta allo spionaggio comunista”, avvertì Mosca dell’imminente arresto di alcuni agenti sovietici, che grazie a questo furono salvati. Col tempo le sue competenze nel quadro della Gestapo furono allargate, pertanto potè fornire all’Urss non solo documenti attinenti alla struttura e ai principi di funzionamento della polizia segreta, ma anche informazioni sull’industria bellica della Germania e persino sul supersegreto programma missilistico di Hitler.

Nel dicembre del 1942 Willy Lehmann fu smascherato e arrestato. Dopo alcuni interrogatori, condotti personalmente dal capo della Gestapo Heinrich Müller, “Breitenbach” venne fucilato. Nessuno voleva che trapelassero i particolari della vicenda, pertanto all’opinione pubblica fu comunicato che Lehmann si era sacrificato “per il Führer e per il Reich”. 

Harro Schulze-Boysen (1909-1942)

Harro Schulze-Boysen aveva tutte le premesse per fare un’ottima carriera nella Germania nazista, essendo il nipote dell’ammiraglio Alfred von Tirpitz, mentre sua moglie Libertas era in rapporti di amicizia con Hermann Göring, comandante della Luftwaffe e uno dei più alti dirigenti del Terzo Reich.

Nel 1936 fu proprio Göring ad aiutare Schulze-Boysen ad occupare una posizione al Ministero dell’aeronautica senza l’usuale procedura di controllo dell’affidabilità politica, normalmente svolta dai servizi segreti. Nel caso contrario, c’era il rischio di andare incontro a grossi problemi, perché Shulze-Boysen, quando faceva ancora l’università, si era apertamente pronunciato contro Hitler.

Lavorando per i nazisti, Harro non cambiò le sue idee, ma dovette comportarsi con più cautela. Riuscì a creare un gruppo di sostenitori, di cui facevano parte sua moglie e diverse altre persone appartenenti a vari ceti sociali della Germania. Tra di loro c’erano anche degli ufficiali dell’aeronautica, in particolare, il colonnello Erwin Gehrts.

Harro Schulze-Boysen non solo faceva propaganda antinazista, ma collaborava anche con l’intelligence sovietica, con la quale era entrato in contatto attorno alla metà degli anni Trenta. Durante la Guerra civile in Spagna l’agente “Starshina” (suo nome in codice) aveva informato Mosca delle operazioni che venivano preparate dai tedeschi. Durante la Seconda guerra mondiale passava invece informazioni sull’aeronautica del Terzo Reich. “Questo fanatico era la vera forza motrice di tutta la rete spionistica in Germania”, disse il capo dell’intelligence tedesca Walther Schellenberg.

Nell’estate-autunno del 1942 i membri del gruppo di Schulze-Boysen furono arrestati dalla Gestapo. Harro Schulze-Boysen fu impiccato il 22 dicembre nel carcere berlinese di Plötzensee. Sua moglie Libertas fu ghigliottinata un’ora dopo.

Arvid Harnack (1901-1942)

Figlio di un noto professore di storia, Arvid Harnack era una persona assai versatile. Aveva studiato in Germania, Inghilterra e Usa, conseguendo il dottorato in diritto e filosofia. 

Ispirato dagli ideali comunisti, nel 1935 cominciò a collaborare attivamente con i servizi sovietici, ricevendo il nome in codice di “Corso”. La brillante carriera che fece al Ministero dell’economia del Reich, gli consentiva di fornire regolarmente a Mosca informazioni sulle relazioni economiche della Germania con i Paesi dell’Europa e dell’Asia, nonché sul finanziamento degli agenti nazisti che lavoravano sotto copertura all’estero. 

Harnack, inoltre, informava i suoi curatori a Mosca dei preparativi della Germania in vista della guerra contro l’Urss e di come i tedeschi intendevano sfruttare in seguito i vasti territori sovietici. Era aiutato dai membri del gruppo, da lui creato, di cui facevano parte dipendenti delle maggiori aziende belliche della Germania e rappresentanti delle strutture preposte alla logistica dell’esercito.

I gruppi di Harnack e di Schulze-Boysen collaboravano, e oggi sono conosciuti col nome comune di “Orchestra Rossa” (in tedesco: “die Rote Kapelle”), nome dato dalla Gestapo a tutte le organizzazioni clandestine in Europa che sostenevano l’Unione Sovietica.

“I soldi per loro non avevano importanza”, disse il vice-comandante della Gestapo Walther Schellenberg. “Non solo lottavano contro il nazionalsocialismo, ma nella loro concezione del mondo si erano talmente allontanati dall’ideologia dell’Occidente, secondo loro un malato senza speranza, che soltanto nell’Est vedevano la salvezza dell’umanità”.

“Il Corso” ebbe la stessa tragica fine di “Starshiná”. Il gruppo di Harnack fu smascherato, lui stesso, il 22 dicembre 1942, fu impiccato nel carcere di Plötzensee. Sua moglie Mildred fu decapitata il 16 febbraio dell’anno successivo: la condanna a 6 anni le fu commutata in pena di morte da Hitler in persona.

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