I cosacchi dell’atamano Matvej Platov in azione vicino a Mir (nell’attuale Bielorussia) il 9 luglio 1812
Viktor MazurovskijIl 24 giugno 1812 le truppe di Napoleone Bonaparte invasero l’Impero russo. Evitando una battaglia diretta generale, due disgiunte armate russe iniziarono a ritirarsi in profondità nel loro territorio, con l’intenzione di unirsi in futuro. Il loro ritiro veniva coperto da drappelli cosacchi armati alla leggera, ma estremamente mobili.
L’8 luglio, il comandante della 2ª Armata Ovest, il principe Pjotr Bagration, tallonato dalle truppe del fratello minore dell’imperatore dei francesi, il re di Vestfalia Girolamo Bonaparte, ordinò all’atamano cosacco Matvej Platov di mettersi sulla difensiva vicino alla città di Mir (oggi nella Bielorussia centrale) e trattenere il nemico il più a lungo possibile, fino a quando le forze principali non fossero state a distanza di sicurezza dai francesi.
Incursione dei cosacchi di Platov nelle retrovie della Grande Armata francese
Solomon ZalikhmanIl 9 luglio, nella zona di Mir, la cavalleria di Platov entrò in combattimento contro gli ulani polacchi della 4ª divisione di cavalleria leggera del generale Aleksander Rożniecki, che si i trovavano all’avanguardia delle truppe francesi. Così iniziò la battaglia, che si concluse con la prima vittoria dell’esercito russo in quella guerra.
I polacchi della “Grande Armata” di Napoleone erano tra i soldati a lui più fedeli: all’imperatore dei francesi associavano le speranze nel ripristino del loro Stato all’interno dei confini storici che erano esistiti fino al 1772, quando era avvenuta la prima spartizione della Polonia.
I cosacchi avevano già fatto conoscenza con gli ulani. Il 23 giugno, alla vigilia dell’invasione nell’impero russo su vasta scala delle truppe francesi, trecento polacchi forzarono il fiume di confine Nemunas per svolgere una ricognizione dell’area. Qui furono subito attaccati da una pattuglia cosacca, che ripiegò dopo un breve combattimento.
Soldati del 5° Reggimento di Fanteria del Ducato di Varsavia, Stato cliente del Primo impero francese (1807-1815)
Jan ChełmińskiQuesta volta, Platov decise di usare contro il nemico la tecnica tattica preferita dei cosacchi, il “venter” (“nassa per pesci”). Dopo aver mandato verso l’avversario un piccolo drappello, diverse centinaia di uomini in un boschetto ai lati della strada, e lui stesso con le forze principali si mise in agguato vicino a Mir.
Accortisi del nemico, i cosacchi, che svolgevano la funzione dell’esca, non entrarono in combattimento, ma iniziarono a ripiegare verso la città, trascinando con sé gli ulani che li inseguivano. Lì, i polacchi venivano già attesi dalle truppe di Platov, che erano molto più numerose. La trappola fu fatta scoccare dalle centurie che si trovavano in agguato. Di conseguenza, poco più di mille cavalieri polacchi dovettero tenere testa all’attacco di tremila cosacchi.
Tra gli ulani attaccati da tutte le parti ci fu il panico e la calca. I loro compagni d’armi, che si erano appena avvicinati al campo di battaglia, si precipitarono subito a dare una mano agli accerchiati, ma furono anch’essi sbaragliati dai cosacchi. Avendo perso più di trecento ulani uccisi e feriti, il nemico si ritirò da Mir. Platov perse invece solo poche decine di uomini.
I cosacchi di Platov durante la battaglia di Mir
Viktor Mazurovskij“Annuncio una vittoria, pur non troppo grande, ma neanche così piccola, perché non è ancora finita, sto inseguendo e colpendo”, riferì l’atamano a Bagration. “Ci sono molti prigionieri, avendo fretta non ho fatto in tempo a contare e fare rapporto. Noi, grazie a Dio, finora abbiamo avuto poche perdite, perché non abbiamo sparato al nemico, ma abbiamo attaccato tutti insieme con le lance e li abbiamo sbaragliati velocemente, non permettendo loro di aiutarsi con la sparatoria”.
Nella notte entrambe le parti ricevettero rinforzi. Al mattino, Platov intendeva ripetere il suo trucco di attirare in un’imboscata, ma il nemico, già ammaestrato dall’amara esperienza, questa volta fu più circospetto. Rożniecki occupò Mir, abbandonata dai cosacchi, e iniziò a muoversi con cautela in direzione sud-est verso la città di Njasvizh, dove si era recata la 2ª Armata Ovest di Bagration.
Platov continuava a coprire la ritirata delle forze principali. Lui attaccò il 7º reggimento ulani inviato in ricognizione, e presto una piccola scaramuccia si trasformò in una battaglia su larga scala, in cui entrambe le parti lanciavano le riserve in arrivo. Oltre ai cosacchi, contro gli ulani polacchi sul campo di battaglia già combatteva il reggimento dragoni Kiev e il reggimento ussari Akhtyrka.
L’atamano cosacco Matvej Platov (1753-1818)
Peter Edward Stroehling“I reggimenti erano così amalgamati nella polvere sul campo arato, che questa groviglio di polvere sembrava una nuvola sollevata verso il cielo”, ricordò Dmochowski, il maresciallo di cavalleria del 7º reggimento ulani. “I nemici non potevano riconoscersi. Tutti gridavano: ‘Urrà! Urrà!’. Alla fine, c’era chi gridava ‘Naprzód’ [‘avanti’ in polacco], altri gridavano ‘Vperjod!’ [‘Avanti’ in russo] e solo così si differenziavano tra di loro. Ma nelle colonne compresse non potevano né sparare né battersi a spade, ma, senza perdere tempo, battevano alla contadina con i pugni ai fianchi e con i palmi al collo, però non prima che il vento disperdesse un po’ la polvere”.
L’esito fu determinato da un colpo al fianco nemico da parte della brigata cosacca (3500 sciabole) del generale Dmitrij Kutejnikov. Incapaci di resistere all’assalto, gli ulani si diedero alla fuga. Furono il crepuscolo e i rinforzi a salvarli dalla disfatta totale. Circa seicento cavalieri polacchi rimasero sul campo di battaglia, le perdite di Platov sono stimate in cinquanta uomini uccisi e cento feriti.
Le azioni riuscite dei cosacchi ritardarono l’avanzata delle truppe francesi, il che permise alla 2ª Armata di staccarsi dagli inseguitori e muoversi ulteriormente verso la 1ª Armata Ovest di Barclay de Tolly. “Questo atto fulgido, che ha in qualche modo raffreddato l’ardore della cavalleria polacca, ha dato più libertà ai movimenti del principe Bagration”, osservò il generale Aleksandr von Benckendorff.
Chi vincerà? Un duello ravvicinatissimo tra un cosacco del Don russo e un ulano polacco
Viktor MazurovskijNapoleone, che aveva l’intenzione di sconfiggere le armate russe una per una, era infuriato per la sconfitta di Mir. Anche a causa di questo, poco tempo dopo, il fratello dell’imperatore perse il comando e tornò in Vestfalia. Nelle truppe russe il successo dei cosacchi, a sua volta, provocò un entusiasmo senza precedenti e rafforzò la fiducia dei soldati che alla fine la vittoria nella guerra sarebbe stata loro.
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