L'invasione mongola della Russia nel 1237 fu come una valanga. Sembrava che nulla e nessuno potessero fermare l'assalto di questa popolazione, capace di schiacciare gli eserciti altrui senza particolari difficoltà, conquistando anche le fortezze più inespugnabili. Di tanto in tanto, però, i russi riuscivano a resistere a questi attacchi. Così accadde a Kozielsk, una piccola città che rimase sotto assedio per ben 50 giorni. Ma per i russi una vittoria seria e decisiva sul nemico invasore era quasi impossibile da ottenere.
Alla fine la Russia fu conquistata e divenne politicamente ed economicamente dipendente dallo Stato mongolo dell'Orda d'Oro, che si estendeva vicino ai confini russi, nelle steppe meridionali. I khan cominciarono a riscuotere regolarmente tributi e a fare piccole concessioni ai principi russi che, con decreti e autorizzazioni, potevano continuare a regnare sulle proprie terre, causando però la nascita di conflitti interni che terminavano solitamente con l’intervento dei mongoli, che sostenevano una delle due parti. Fu proprio durante uno di questi conflitti che si verificò la prima seria vittoria delle truppe russe sui mongoli.
All'inizio del XIV secolo, il principe Mikhail Aleksandrovich di Tver e il principe Jurij Danilovich di Mosca si contesero il titolo di granduca, che conferiva al suo detentore l'anzianità rispetto agli altri sovrani russi. Jurij, sposando Konchak, la sorella del khan uzbeko che si era convertita all'ortodossia, si assicurò l'appoggio dell'Orda. Nonostante ciò, il 22 dicembre 1317 l'esercito di Tver riuscì a sconfiggere, in una battaglia presso il villaggio di Bortenevo, le forze congiunte del sovrano moscovita e del signore della guerra mongolo Kavgadiij. Mikhail Aleksandrovich sapeva che il nemico non avrebbe perdonato questo affronto, soprattutto dopo la morte di Konchak, avvenuta nella prigionia di Tver. Senza aspettare l’arrivo di una spedizione punitiva, nel 1318 Mikhail Aleksandrovich partì volontariamente per la corte del khan, da dove non fece ritorno vivo.
Nella metà del XIV secolo iniziò la crisi politica dell'Orda d'Oro: nell’arco di due decenni, 25 khan furono rimossi dal trono e sostituiti. I mongoli iniziarono infatti una feroce lotta di potere tra loro, respingendo i principi russi. Così, nel 1365, in una battaglia nel bosco di Shishevskij, il bek (principe) Tagai, che aveva rovinato le terre di Rjazan, fu sconfitto. Due anni dopo, l'emiro Bulat-Timur, il cui esercito invase i confini del principato di Gorodets, fu sconfitto in una battaglia sul fiume Pjana.
Il secolare confronto russo-mongolo raggiunse il suo culmine con la battaglia tra il principato di Mosca - che nel 1370 divenne il principale centro della resistenza russa all'Orda - e il potente beklyar bek (il “bek di tutti i bek”) Mamai, che riuscì a riunire sotto il suo dominio le diverse parti dell'Orda d'Oro. Nel 1378, presso il fiume Vozha, i russi riuscirono a ottenere un'importante vittoria: cinque tumen (circa 50 mila soldati) furono sconfitti, e sul campo di battaglia morirono cinque capi militari, tra cui il comandante Murza Begich.
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Due anni dopo, sul campo di Kulikovo (non lontano da Tula) le armate del principe moscovita Dmitrij Ivanovich affrontarono lo stesso Mamai. “Ci furono un assedio feroce, una battaglia crudele e un rumore infernale. Dalla creazione del mondo non c'era mai stata una simile battaglia tra i grandi principi russi…”, si legge sulle cronache dell’epoca.
L'esito della battaglia fu deciso dal reggimento russo che tese un'imboscata alle spalle della cavalleria mongola in attacco. Mamai, che aveva ormai perso quasi tutto il suo esercito, fuggì, e fu definitivamente schiacciato dal principale rivale, il khan Tokhtamysh che, a differenza dell'usurpatore Mamai, era il discendente di Gengis Khan ed era considerato il legittimo governatore dell'Orda. Tokhtamysh riuscì a bruciare Mosca nel 1382 e ad ottenere la ripresa del pagamento dei tributi. Tuttavia, dopo il trionfo sul campo di Kulikovo, il processo di liberazione della Russia dagli aggressori non si è più fermato.
I principi russi non guardavano più i mongoli con timore: spesso sabotavano il pagamento dei tributi, senza curarsi della reazione dell'Orda d'Oro, che nella metà del XIV secolo si stava ormai sfaldando. L'ultimo tentativo di sottomettere i russi fu compiuto da Akhmat Khan, che governava la cosiddetta Grande Orda, il più grande dei frammenti di uno Stato un tempo potente.
Nel 1472 l'esercito mongolo tentò di sfondare a Mosca, ma fu fermato sul fiume Oka, vicino ad Aleksin. Otto anni dopo fu organizzata una nuova campagna. I due schieramenti nemici si fronteggiarono di nuovo sul fiume Ugra e, dopo diversi scontri, Akhmat condusse le sue truppe in fuga: la supremazia dei mongoli in Russia era ormai finita.
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