Chi erano le antiche donne-uccello russe Sirin, Alkonost e Gamajun? (FOTO)

Storia
RUSSIA BEYOND
Perché era un brutto presagio incontrare Sirin? Perché erano raffigurate a seno nudo? Che rapporti avevano con figure simili della tradizione greca, come le Sirene e Alcione? Ecco a voi tutto quello che c’è da sapere su queste leggendarie figure della mitologia slava

Nell’antico paganesimo russo, l’immagine della donna-uccello aveva diverse interpretazioni ed era profondamente radicata nella tradizione politeista. Alcuni credevano che incontrare queste creature fosse una grande gioia, mentre altri ritenevano che la disgrazia fosse imminente. Sirín (Сирин), Alkonóst (Алконост) e Gamajún (Гамаюн) sono i nomi assegnati loro nella mitologia slava. Tutte e tre hanno l’aspetto di uccelli dal volto di donna, ma svolgono ruoli diversi. Ma quali sono esattamente le differenze? 

Secondo la leggenda, Sirin e Alkonost sono uccelli provenienti dal giardino dell’Eden chiamato Irij (Ирий), dove dimoravano gli dei superiori. Sono in grado di muoversi tra i mondi, quindi a volte si trovano in quello terreno. Entrambe le donne uccello hanno voci magiche e incantevoli, capaci di indurre una persona in trance e persino di farla impazzire.

Per gli Slavi, Sirin e Alkonost erano incarnazioni del dio Veles, la seconda divinità più importante del pantheon slavo, dopo Perun. Col tempo, Sirin divenne l’incarnazione del lato oscuro della divinità e Alkonost del suo lato luminoso. Per questo motivo, Sirin e Alkonost sono spesso raffigurate insieme come gli uccelli inseparabili del dolore e della gioia.

Gli uccelli si distinguevano per il loro aspetto: molto spesso Alkonost è raffigurato con braccia femminili (ha un busto umano ma con ali e zampe di volatile); Sirin è raffigurato come un uccello, e ha solo il volto di donna.

Anche il loro canto era ritenuto di natura diversa. Mentre il canto di Alkonost non faceva male e dava gioia, il canto di Sirin poteva talvolta diventare distruttivo per una persona. Ascoltando il suo canto, l’uomo dimentica tutto ciò che c’è nel mondo e perde la volontà, cade in trance e può passare all’altro mondo, cioè semplicemente impazzire o morire. Per questo motivo, le credenze popolari dicono che Sirin ha paura dei suoni forti e per spaventarla la gente suona le campane e fa squillare le trombe.

I ricercatori ritengono che le Sirene (Σειρῆνες) della mitologia greca siano state il prototipo di Sirin, perché la sua descrizione ricorda molto il comportamento delle creature che attirano i marinai verso la morte. Ma con l’avvento del cristianesimo, all’immagine pagana fu dato un significato più adatto al nuovo paradigma religioso.

Sono sopravvissute poche immagini dell’uccello del paradiso con i seni nudi. Questa immagine è considerata più arcaica e si riferisce ai tempi in cui era diffuso l’animismo, ovvero il culto delle forze della natura. In tale forma, la creatura era interpretata come femminile e incarnazione della nutrice dell’intera razza umana. Tuttavia, l’influenza della Grecia antica l’ha trasformata nel tempo.

Per quanto riguarda Alkonost, la sua immagine sarebbe presa in prestito da un’altra figura della mitologia greca, Alcione. Secondo il mito, il marito di Alcione, Ceice, muore durante una tempesta (scatenata da Zeus, offeso per il fatto che i due, felicissimi sposi, si chiamavano l’un l’altra Zeus ed Hera). Lei, sconvolta dal dolore, si annega in mare. Ma gli dei hanno pietà dei due e li trasformarono in uccelli. La comparsa della parola Alkonost è attribuita a un errore nella traduzione del nome di Alcione (Ἁλκυόνη; “Alkión” in greco). 

Le immagini della donna-uccello magico erano molto comuni nell’arte popolare. La sua riproduzione era rinvenibile su tutti gli oggetti di uso quotidiano, dalle cassapanche agli arcolai e alle slitte. Tuttavia, in questo contesto, le creature agivano come amuleti contro la sfortuna.

Sirin e Alkonost assomigliano fortemente a un altro uccello del paradiso, Gamajun. Nella Rus’ era conosciuto come “uccello profetico” ed era considerato un messaggero degli dei. La gente credeva che Gamajun sapesse tutto sul passato e sul futuro, ma solo chi era in grado di capire le sue previsioni poteva comprendere il suo linguaggio di uccello. In ogni caso, gli Slavi ritenevano che già il solo sentire il canto di Gamajun fosse un buon segno. 

Le origini della sua immagine risalgono al folklore persiano, in particolare al mitico uccello Homa (o Huma). 

L’immagine moderna di Gamajun viene invece dal dipinto di Viktor Vasnetsov (1848-1926) del 1897 “Gamajun, l’uccello profetico” (“Гамаюн, птица вещая”), in cui l’artista ha raffigurato un uccello dalle ali nere con un volto femminile triste “privo di qualsiasi regalità” e dai tratti infantili.


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