Come è nata la “dipendenza” dell’Europa dal gas russo? E perché gli Usa l’hanno sempre contrastata?

E. Kotlyakov / Sputnik
Gli Stati Uniti fecero ogni sforzo per far fallire la cooperazione tra l’Unione Sovietica e i Paesi occidentali nella sfera del gas, iniziata alla fine degli anni Sessanta. Ma ogni alternativa proposta aveva prezzi ben più alti, e i governi europei scelsero con pragmatismo la crescita economica e il benessere dei loro cittadini

Il gas sovietico fece la sua comparsa in Europa subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Dal 1946 ne furono consegnate piccole quantità alla Polonia, e negli anni Cinquanta oltre a Varsavia furono raggiunti altri alleati socialisti di Mosca.

Negli anni Sessanta, con la scoperta e l’avvio di enormi giacimenti come quello di Urengoj, nella Siberia occidentale, il ruolo dell’Urss come potenza del gas aumentò drasticamente. Si diffusero verso ovest estese reti di gasdotti ad alta capacità, come il “Bratstvo” (“Fratellanza”),  ma senza varcare i confini di quello che era il Patto di Varsavia

Il giacimento di Urengoj, 1978

Tuttavia, i Paesi dell’Europa occidentale, che ora godevano di un rapido sviluppo industriale, erano estremamente interessati alle materie prime sovietiche a basso costo. Inoltre vedevano Mosca come un partner commerciale molto più stabile rispetto all’allora dilagante Medio Oriente.

Gli attriti politici tra Est e Ovest costituivano un grosso ostacolo all’avvio di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa, per cui il primo Paese dell’Europa occidentale con cui Mosca trattò fu l’Austria, considerata neutrale. 

La firma di un contratto per la fornitura di gas naturale dall'URSS all'Austria nel 1968

Nel 1968, la sovietica Sojuznefteexport e la società austriaca Österreichische Mineralölverwaltung (OMV) firmarono un contratto per una fornitura annuale di 142 milioni di metri cubi. La barriera era stata infranta e l’anno successivo Mosca firmò contratti con l’Italia e la Francia.

La Germania, che aveva carenza di materie prime per la sua industria in piena espansione, divenne il partner più importante dell’Unione Sovietica nel commercio del gas. Nel 1970, le aziende della Germania occidentale fornirono all’Urss tubi d’acciaio di alta qualità e di grande diametro (all’epoca prodotti solo da tedeschi e giapponesi), che furono utilizzati per costruire i gasdotti dalla Siberia.  

Fin dal primo giorno in cui l’Unione Sovietica entrò nel mercato del gas dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti cercarono di estrometterla. Washington mise in guardia gli alleati europei dai pericoli della dipendenza dall’energia sovietica, chiese di fermare l’espansione economica comunista, promise di aumentare di molte volte le forniture di carbone e suggerì di passare completamente al gas norvegese. Gli europei, tuttavia, trovarono tutte queste alternative costose e poco realistiche.

Nel 1981, gli Stati Uniti iniziarono una vera e propria guerra del gas contro l’Unione sovietica, opponendosi alla costruzione del gasdotto Urengoj-Pomary-Uzhgorod. Il gasdotto, finanziato da prestiti europei, doveva essere composto da due condotte con una capacità combinata di 60 miliardi di metri cubi all’anno. 

Una manifestazione a New York per chiedere l'embargo sul gasdotto sovietico, 31 agosto 1982

Gli americani imposero un embargo sulle forniture all’Urss di attrezzature per il petrolio e il gas. Il divieto si applicava anche alle apparecchiature dell’Europa occidentale e del Giappone che utilizzavano tecnologia e componenti americani. Alla fine, l’Unione Sovietica fu costretta a completare il progetto da sola, cosa che avvenne nel 1983. Tuttavia, invece di due, venne costruita una sola condotta dalla capacità di 32 miliardi di metri cubi all’anno.

Nonostante l’opposizione di Washington, le forniture di gas naturale sovietico all’Europa aumentarono di 35 volte in 20 anni. Alla fine degli anni Ottanta, già il 15% del gas bruciato in Francia proveniva dall’Unione Sovietica, in Germania la cifra raggiungeva il 30%. L’Unione Sovietica aveva messo l’Europa in una condizione di dipendenza dal suo gas, ma allo stesso tempo ne aveva garantito la rapida crescita economica, che sarebbe stata impossibile con gas di altre provenienze, a prezzi ben più alti.

La firma dell'accordo di fornitura di gas naturale tedesco-sovietico a Essen, 20 novembre 1981

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