Contro chi e come combattevano le truppe ciclistiche russe?

Foto d'archivio
Alcuni “fanti in bicicletta” sono sepolti nella necropoli delle mura del Cremlino. E a Mosca c’è persino una via intitolata a questo speciale battaglione

Potevano avvicinarsi rapidamente, silenziosamente e inaspettatamente alle posizioni del nemico, infliggergli un colpo doloroso e sparire altrettanto rapidamente. All’inizio del XX secolo, quando i tempi della cavalleria erano già tramontati e l’era della fanteria motorizzata non era ancora arrivata, le truppe mobili in bicicletta erano molto popolari nelle forze armate di vari Paesi del mondo.

Una bicicletta non ha bisogno di essere alimentata o rifornita. Richiede poca manutenzione e può trasportare piccoli carichi che un essere umano non sarebbe in grado di portare da solo. Muovendosi alla stessa velocità della cavalleria (6-12 km all’ora), le truppe in bicicletta coprivano una distanza fino a 120 km al giorno. Tutto ciò che occorreva era una buona strada e condizioni meteorologiche non proibitive.

Unità di segnalazione dei Fucilieri rossi lettoni al Cremlino, 1918

I ciclisti militari nell’Impero russo erano chiamati samokátchiki (самокатчики). Le prime squadre di samokatchiki apparvero in Russia nel 1891. Lasciando i loro “cavalli di ferro” nelle retrovie, dovevano combattere come la fanteria regolare, ma a differenza di questa avevano vantaggi in termini di velocità e manovrabilità. Entro il 1917 nell’Esercito imperiale russo furono costituite più di 30 compagnie di fanteria in bicicletta. 

Fanti in bicicletta dell’Esercito imperiale russo, 1916 circa

I samokatchiki erano armati con pistole, mitragliatrici, mortai e granate, che venivano fissati ai telai delle biciclette con speciali staffe. Alcune attrezzature e munizioni potevano essere trasportate in voluminosi portabagagli.

Truppe in bicicletta durante la parata sulla Piazza Rossa, 1938

All’inizio i samokatchiki erano dotati di biciclette Gerard dell’azienda francese Peugeot. Durante la Prima Guerra Mondiale, furono sostituite dalle “Duks boevój” di produzione nazionale dell’inventore russo Mikhail Shchipanov, considerate all’epoca le migliori biciclette da combattimento al mondo.

Unità di “Samokatchiki”; i fanti in bicicletta, 1918

Sui campi della Grande Guerra le truppe ciclistiche russe furono utilizzate per la ricognizione e le comunicazioni, a copertura della cavalleria e della fanteria. Approfittando della loro silenziosità, effettuavano efficaci attacchi notturni al nemico. Il comando li usava anche come riserva altamente mobile per colmare le lacune della difesa, o, viceversa, per guadagnare rapidamente una testa di ponte nelle linee nemiche durante lo sfondamento. A causa della loro specificità, i ciclisti non facevano, di norma, prigionieri.

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Membri di un’unità meccanizzata bolscevica, 1919

I samokatchiki divennero persino eroi degli eventi rivoluzionari del 1917. A novembre, a Mosca scoppiarono scontri tra sostenitori e oppositori del nuovo governo, e il Battaglione di Riserva di samokatchiki di stanza in città si schierò dalla parte dei bolscevichi. I tre soldati caduti di questa unità furono sepolti nella necropoli vicino alle mura del Cremlino e la via Novoblagoslovennaja fu ribattezzata via Samokatnaja in loro onore nel 1924 (si chiama ancora così).

Le truppe in bicicletta furono utilizzate attivamente nella Guerra civile russa. Vari Paesi occidentali “interventisti” fornirono “cavalli di ferro” al Movimento Bianco, mentre i bolscevichi requisirono principalmente biciclette alla popolazione. Il 1° agosto 1919 fu addirittura annunciata la cosiddetta “mobilitazione delle biciclette”.

La Milizia Popolare nel 1941

Durante la Seconda guerra mondiale, le biciclette non erano così diffuse nell’Armata Rossa come nella Wehrmacht o nelle Puolustusvoimat (Forze di difesa finlandesi). Durante i durissimi anni del conflitto, l’industria sovietica non poteva permettersi di produrle in serie e il problema del rifornimento di questo mezzo di trasporto fu ampiamente risolto con l’aiuto dei trofei di guerra. 

Nella guerra meccanizzata, i ciclisti militari non erano praticamente più coinvolti nelle operazioni di combattimento. Ci sono state tuttavia delle eccezioni. Ad esempio, la 1ª Brigata ciclo-motorizzata, che comprendeva un reggimento di motociclisti e una compagnia corazzata oltre al reggimento in bicicletta, fu impegnata in pesanti combattimenti con il nemico nei pressi di Rzhev nell’estate-autunno del 1942.   

Sebbene i samokatchiki potessero ancora essere chiamati a svolgere missioni speciali e di ricognizione, il loro servizio nella Seconda guerra mondiale fu principalmente nelle forze di comunicazione. “Il più delle volte dovevamo fare la spola tra il quartier generale del reggimento e quello della divisione”, ha ricordato il veterano Vladimir Fomin: “Partendo per l’ennesimo raid avvolgevamo buste e pacchi sigillati con ordini e bollettini intorno a una granata per farla esplodere in caso di evidente pericolo e distruggere i documenti segreti del quartier generale che ci erano stati affidati (ma questo per fortuna non mi è mai successo)”.

Un soldato sovietico durante la Battaglia di Budapest (29 ottobre 1944-13 febbraio 1945)


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