Perché Lenin creò uno Stato indipendente da Mosca sul territorio russo? (FOTO)

Russia Beyond (Foto: Anatolij Demanov; W. Pleyer; МАММ/MDF/russiainphoto.ru)
I bolscevichi non solo permisero la formazione sul loro territorio di una Repubblica dell’Estremo Oriente indipendente, ma la sostennero in ogni modo. Ufficialmente comprendeva un vasto territorio dal Lago Bajkal all’Isola di Sakhalin, e vi nacque un attore che sicuramente conoscete…

Durante la sanguinosa Guerra civile russa, nella parte orientale del Paese emerse la Repubblica dell’Estremo Oriente (in russo: “Дальневосточная республика”; “Dalnevostóchnaja respublika”). Sorprendentemente, venne creata su iniziativa della stessa Mosca. Sacrificando parte dei loro territori per fondare il nuovo Stato, i bolscevichi intendevano impedire al Giappone di sottomettere l’intero Estremo Oriente russo. Ma qual era l’astuto piano di Lenin?

I giapponesi erano impegnati nella coalizione di grandi potenze guidate dalla Gran Bretagna che intervenne militarmente in Russia in funzione anti bolscevica. Gli Alleati della Prima guerra mondiale, infastiditi dal ritiro della Russia sovietica dalla Prima Guerra Mondiale dopo il Trattato di Brest-Litovsk del marzo 1918, si schierarono con il Movimento Bianco, i cui leader giurarono di continuare a combattere i tedeschi fino al raggiungimento della vittoria per poi occuparsi del rovesciamento dei bolscevichi per prendere il potere in Russia. Tuttavia, le truppe occidentali sbarcate in diverse parti del Paese non avevano fretta di combattere apertamente l’Armata Rossa, preferendo tenersi nelle retrovie dei loro alleati russi. 

La mappa della Repubblica dell'Estremo Oriente

A metà del 1919 gli alleati interventisti cominciarono a pensare a un ritiro graduale delle truppe dalla Russia: la Prima Guerra Mondiale era finita da tempo e le speranze di un crollo del governo di Lenin si stavano riducendo ogni giorno che passava. Tuttavia, il Giappone non solo non era disposto a lasciare il territorio russo, ma, al contrario, iniziò ad aumentare attivamente la sua presenza militare. Per i nipponici la Guerra civile russa aveva aperto una finestra di grandi opportunità.

“La guerra mondiale ha fatto al Giappone il dono inaspettato di un tesoro incontaminato: la Siberia. I giapponesi... dovrebbero impadronirsi del tesoro siberiano… L’unione di quel territorio al Giappone – non nel senso di un’invasione, ma nel senso economico – dipende dall’intelligenza giapponese”, scrisse il giornalista I. Rokuro. I giapponesi  lentamente ma inesorabilmente stavano prendendo il controllo dell’Estremo Oriente e della Siberia orientale, a volte direttamente, a volte attraverso collaborazionisti, come gli atamani Grigorij Semenov e Ivan Kalmykov. L’espansione del Paese del Sol Levante fu frenata solo dal timore di una ribellione aperta e dalla dura posizione degli Stati Uniti, che si opponevano a un tale rafforzamento del loro rivale geopolitico nel Pacifico.

La propaganda giapponese durante la guerra civile in Russia

Per molto tempo, l’Estremo Oriente fu di secondaria importanza per Mosca: nella parte europea della Russia si combatteva ferocemente, e solo sparute unità partigiane rosse erano impegnate contro i giapponesi. Nella primavera del 1919 e all’inizio del 1920, tuttavia, l’Armata Rossa riuscì a sbaragliare il fronte orientale dell’Armata Bianca Russa, ad attraversare i Monti Urali e ad avviare una rapida avanzata in Siberia, raggiungendo il Lago Bajkal, dal quale le guarnigioni giapponesi erano ormai non lontane.

Data la Guerra sovietico-polacca (1919-21) in corso e la presenza di ingenti forze bianche nel Sud del Paese sotto il comando del generale Anton Denikin, uno scontro militare aperto con il Giappone sembrava ai bolscevichi il peggior scenario possibile. “Ci dimostreremmo degli idioti se ci lasciassimo trascinare in uno sciocco movimento di truppe in profondità in Siberia, perché nel frattempo Denikin si rianimerebbe e i polacchi ci colpirebbero. Sarebbe un crimine”, telegrafò Lenin al presidente del Consiglio militare rivoluzionario, Lev Trotskij, nel febbraio 1920. 

Interventisti giapponesi in piedi vicino ai corpi dei ferrovieri da loro giustiziati. Estremo Oriente russo, 1920

Fu allora che si fece largo l’idea di creare uno Stato cuscinetto tra i territori sotto il controllo di Mosca e quelli di Tokyo. Nella “terra di nessuno” operavano diversi governi filo-sovietici che, su istigazione di Mosca, proclamarono il 6 aprile 1920 l’istituzione della Repubblica dell’Estremo Oriente, formalmente indipendente dalla Russia sovietica. Il nuovo Stato comprendeva ufficialmente un vasto territorio dal Lago Bajkal alla parte nord dell’Isola di Sakhalin, anche se in realtà gran parte di esso era allora sotto l’autorità dei bianchi e dei giapponesi.

La creazione della Repubblica dell’Estremo Oriente conveniva a quasi tutti: a Mosca, a Washington, alle forze antisovietiche in Siberia, che temevano l’espansione del potere sovietico, e a Tokyo, che iniziò subito a fare piazza pulita degli elementi bolscevichi nei territori sotto il suo controllo, sperando in futuro di portare il nuovo Stato sotto il suo controllo. Solo alcuni comandanti dei partigiani rossi protestarono con forza, e i bolscevichi dovettero faticare per convincerli della necessità di questa misura temporanea.

Manifestazione per la proclamazione della Repubblica dell'Estremo Oriente

La Repubblica dell’Estremo Oriente si dotò di una costituzione, di uno stemma, di una bandiera e di una valuta (il rublo della Repubblica dell’Estremo Oriente) e furono costituite le autorità legislative, giudiziarie ed esecutive. “Oh, è stata un’allegra repubblica, quella dell’Estremo Oriente”, ricordò lo scrittore e giornalista Viktor Kin (1903-1938?): “I partiti litigavano in parlamento, qualcosa veniva introdotto, qualcosa veniva concordato, il presidente implorava l’ordine. Sopra il presidente c’era uno stemma, quasi sovietico, ma al posto della falce e del martello c’erano un piccone e un’ancora. La bandiera era rossa, ma con un quadrato blu nell’angolo. L’esercito portava stelle a cinque punte, ma metà blu e metà rosse. E tutta la repubblica era così: a metà”. 

Quando, nel luglio 1920, Aleksandr Krasnoshchekov, capo del governo della Repubblica dell’Estremo Oriente, chiese a Lenin quale dovesse essere la struttura della repubblica, questi rispose: “Una democrazia con piccoli privilegi per i comunisti è accettabile”. In realtà, però, la percentuale di bolscevichi al governo fu sempre schiacciante. 

Emblema della Repubblica dell'Estremo Oriente (a sinistra); 1000 rubli della Repubblica dell'Estremo Oriente (a destra)

Mosca aiutò attivamente la Repubblica dell’Estremo Oriente con denaro e risorse e armò strenuamente il suo Esercito Rivoluzionario Popolare, che combinava truppe regolari con numerose unità di guerriglia e che nel novembre 1920 contava 100 mila uomini (lo stesso numero di truppe avevano la Russia e i giapponesi). Dei comandanti dell’Armata Rossa furono inviati qui per le posizioni di comando. Uno di loro, Vasilij Bljukher, fu al tempo stesso ministro della Guerra della Repubblica dell’Estremo Oriente e comandante in capo delle sue truppe. Divenuto Maresciallo dell’Unione Sovietica nel 1935, fu fucilato tre anni dopo nel corso delle Purghe staliniane.

L’Esercito Rivoluzionario del Popolo non aveva l’ordine di combattere contro i giapponesi (di questo si occupavano unità di guerriglia), ma combatteva per sconfiggere i resti delle unità bianche in Estremo Oriente. Nell’ottobre 1920 riuscì a liberare un vasto territorio della Transbajkalia dalle truppe dell’atamano Semenov e spostò la capitale dello Stato da Verkhneúdinsk (oggi: Ulán-Udé) alla liberata Chitá. Già in precedenza, con mezzi diplomatici, la Repubblica dell’Estremo Oriente era riuscita a far uscire le truppe giapponesi dalla regione.

I negoziati tra i giapponesi e i rappresentanti della Repubblica dell'Estremo Oriente

In pochi anni la sfera d’influenza del Giappone nell’Estremo Oriente della Russia fu ridotta al minimo. Tormentati dalla lotta con i guerriglieri, i giapponesi persero una posizione dopo l’altra. Tokyo cominciò a capire quanto formidabile fosse diventata la forza dei bolscevichi, la cui avanguardia nella regione era l’Esercito Rivoluzionario Popolare della Repubblica dell’Estremo Oriente. Nel febbraio 1922 i rossi liberarono Khabarovsk dai bianchi, e il 25 ottobre dello stesso anno entrarono a Vladivostok letteralmente pochi minuti dopo che la guarnigione giapponese aveva concluso una frettolosa evacuazione. Solo il Nord di Sakhalin rimase in mano ai giapponesi, che però furono costretti a restituirla ai russi nel 1925.

Dopo la liberazione dei territori orientali del Paese dai bianchi e dagli interventisti stranieri, non c’era più bisogno di una Repubblica dell’Estremo Oriente. Il 14 novembre 1922, l’Assemblea popolare delle Repubblica si dichiarò sciolta e chiese a Mosca di “annettere l’Estremo Oriente alla Repubblica Socialista Sovietica Russa”, cosa che fu prontamente fatta.

Anche se la Repubblica dell’Estremo Oriente ebbe una vita breve, vi nacque (l’11 luglio 1920) quella che sarebbe diventata una grande star internazionale: l’attore hollywoodiano Yul Brynner, noto per film come “I magnifici sette” e “Io e il re”.


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