Perché il “padre dell’intelligence americana” fu coinvolto nella Guerra civile russa?

Russia Beyond; Dominio pubblico
William Donovan trascorse circa due mesi in Siberia. Fu lì che iniziò la sua illustre carriera di agente dei servizi segreti

William J. Donovan, detto “Wild Bill” (1883-1959) è una figura leggendaria nella storia dell’intelligence americana. È stato il primo e unico capo del predecessore della Cia, l’Office of Strategic Services (Oss).

Istituito nel 1942, l’Oss riunì le divisioni di intelligence dell’Esercito, della Marina, del Dipartimento di Stato e del Tesoro, che fino ad allora avevano operato separatamente. Sotto la guida di Donovan, la Direzione crebbe fino a diventare una potente istituzione con centinaia di operazioni di intelligence e sabotaggio nei Paesi occupati dai nazisti e dai giapponesi in Europa e in Asia.

William Donovan

William Donovan era divenuto noto sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale in Francia, dove fu insignito di numerose decorazioni militari per il suo sfrenato coraggio, acquisendo anche il soprannome di “Wild Bill”. Dopo la fine del conflitto, nell’estate del 1919, il colonnello era in luna di miele in Asia quando ricevette da Washington l’ordine di partire immediatamente per la Russia. È qui che iniziò a sviluppare le sue capacità di intelligence.

La missione in Siberia

L’Impero Russo era in rovina, all’epoca infuriava un’aspra guerra civile tra i Rossi, che controllavano il centro del Paese, e i Bianchi, arroccati in Siberia, nell’Estremo Oriente, nel Nord e nel Sud. L’obiettivo principale di questi ultimi era quello di unire le loro forze disparate e schiacciare i bolscevichi prendendo Mosca e Pietrogrado (l’odierna San Pietroburgo).

William Donovan nel 1918

Uno dei passi più importanti verso il consolidamento del fronte antibolscevico fu la proclamazione dell’ammiraglio Aleksandr Kolchak (1874-1920), leader del Movimento Bianco in Siberia, come “Comandante supremo della Russia” il 18 novembre 1918. Il suo legittimo (secondo le forze antibolsceviche) potere fu presto riconosciuto dai generali bianchi in altre parti del Paese.

Anche il riconoscimento diplomatico internazionale avrebbe potuto fornire un enorme sostegno ai Bianchi, ma le potenze occidentali non avevano fretta. Nella primavera del 1919, inviati britannici e francesi arrivarono a Omsk, la capitale di Kolchak, per valutare la situazione.

Ataman Semjonov con i rappresentanti della spedizione americana. Vladivostok, 1918

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Oltre al colonnello Donovan, la delegazione comprendeva anche il generale William Graves, comandante della Forza di spedizione americana in Siberia, e l’ambasciatore statunitense in Giappone, Roland Morris.

Purtroppo, i dettagli della missione di “Wild Bill” in Russia, dove trascorse circa due mesi, rimangono sconosciuti. Tutto ciò che possiamo dire con certezza è che ciò che gli americani videro a Omsk non li soddisfece. Le conseguenze del fallimento della politica economica del Comandante supremo, le “azioni crudeli, ingiuste e disumane” dell’ammiraglio e dei suoi atamani cosacchi, l’apparente mancanza di unità tra i Bianchi e la loro debolezza politica e militare erano evidenti. 

Le truppe americane a Vladivostok, 1918

Alla fine, grazie ai rapporti di Morris, Graves e Donovan, Washington decise di ritardare il riconoscimento di Kolchak come Comandante supremo della Russia, assumendo un atteggiamento attendista. Non dovettero aspettare a lungo: entro l’autunno il Movimento Bianco in Russia sarebbe stato sconfitto e le potenze occidentali avrebbero dovuto negoziare con i Rossi.

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