Così il trattato con i tedeschi portò la Russia sovietica fuori dall’isolamento internazionale

Diplomatici russi e tedeschi a Rapallo

Diplomatici russi e tedeschi a Rapallo

Photo12/UIG/Getty Images
Concludendo un accordo con la Germania nel 1922, i bolscevichi frustrarono i piani delle potenze occidentali di far restare il Paese dei Soviet uno Stato canaglia fuori dai giochi internazionali

Il 16 aprile 1922 ebbe luogo un evento che sconvolse profondamente le potenze europee occidentali. A Rapallo, vicino a Genova, la Russia sovietica e la Repubblica di Weimar firmarono un trattato per stabilire relazioni diplomatiche, risolvere tutte le controversie e stabilire una cooperazione di lungo termine. Entrambi gli Stati canaglia dell’epoca mandarono così un chiaro messaggio alle forze dell’Intesa: non avevano intenzione di languire nell’isolamento internazionale.

I tedeschi e i russi stavano allora attraversando tutt’altro che il loro periodo migliore nella storia. I primi erano stati additati come i principali colpevoli dello scoppio della Prima guerra mondiale ed erano costretti a pagare riparazioni di guerra devastanti. I secondi, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, erano virtualmente tagliati fuori dal resto del mondo, con solo l’Afghanistan, l’Estonia e la Lettonia che riconoscevano il neonato “Stato degli operai e dei contadini”; il primo Stato socialista al mondo.

Delegazione sovietica a Genova

Le potenze dell’Intesa erano convinte di avere Germania e Russia del tutto in pugno, e che sarebbero state Parigi e Londra a dettare le regole del gioco e la via d’uscita dalle difficili relazioni. Il riavvicinamento tra i due Paesi “reietti” non era stato previsto dalla comunità internazionale, anche perché ideologicamente erano lontani e durante il conflitto erano stati nemici sul campo di battaglia.

Alla ricerca di un alleato

Il cammino verso Rapallo per i due Paesi era iniziato subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. Non avendo relazioni diplomatiche formali, avevano comunque fatto piccoli passi verso la cooperazione economica e politica.    

Hans von Seeckt

“La rottura dei diktat del Trattato di Versailles può essere raggiunta solo attraverso uno stretto rapporto con una Russia forte”, sostenne il comandante in capo della Reichswehr (questo era il nome delle forze armate tedesche tra il 1919 e il 1935), il generale Hans von Sekt: “Che la Russia comunista ci piaccia o no è irrilevante. Ciò di cui abbiamo bisogno è una Russia forte e con ampie frontiere dalla nostra parte… Per la Germania è importante sciogliere i legami dell’Intesa attraverso la Russia sovietica”.

Mosca, da parte sua, cercava un terreno comune con Berlino per rompere il suo isolamento internazionale e aprire una falla nel fronte occidentale antisovietico.

Lo stallo diplomatico

Lo storico trattato fu firmato durante la Conferenza di Genova, dove i rappresentanti del governo bolscevico furono invitati da inglesi e francesi. Lo scopo ufficiale dell’evento, a cui parteciparono oltre trenta Stati, era stato definito in modo altisonante “il ripristino definitivo della pace europea”.

Una speranzosa delegazione sovietica, guidata da Georgij Chicherin, Commissario del popolo per gli affari esteri, si recò in Italia nella primavera del 1922. Tuttavia, affinché il ritorno della Russia sovietica nella famiglia delle nazioni europee avesse luogo, le fu richiesto di pagare tutti i debiti dei governi zarista e del governo provvisorio, di compensare gli ex proprietari stranieri per le loro proprietà nazionalizzate, di aprire il Paese al capitale straniero e di smettere di propagare la Rivoluzione nel mondo. 

Georgij Chicherin a Genova

La delegazione sovietica, da parte sua, disse che era pronta a considerare le questioni delle compensazioni, ma solo dopo che l’Intesa avesse risarcito completamente il Paese per i danni multimilionari che aveva causato durante il cosiddetto “Intervento alleato nella rivoluzione russa”, l’intervento armato di ben 14 Stati (tra cui l’Italia) in Russia per cercare di ribaltare il risultato della Rivoluzione. Dato che gli inglesi e i francesi non erano disposti a fare questo passo, i negoziati si erano arenati. 

I russi decisero allora di trattare con i tedeschi. Del resto, anche i tedeschi avevano ormai capito che questa conferenza non avrebbe portato alcun sollievo alla loro complicatissima situazione economica.

Una partenza da zero

Il quinto giorno della Conferenza di Genova i sovietici invitarono la delegazione tedesca, guidata da Walter Rathenau, ministro degli Affari esteri della Repubblica di Weimar (che sarebbe stato ucciso nel giugno di quello stesso anno da estremisti di destra), a voltare pagina nelle relazioni bilaterali, ripristinando immediatamente le relazioni diplomatiche e rinunciando a reciproche rivendicazioni sui danni subiti per la guerra e la rivoluzione. I tedeschi avrebbero dovuto riconoscere la nazionalizzazione delle loro proprietà private in Russia; i russi rinunciare al loro diritto alle riparazioni di guerra.  

Walther Rathenau a Genova

La delegazione tedesca passò tutta la notte a discutere le proposte sovietiche. La Repubblica di Weimar poteva concludere il primo trattato alla pari dopo l’umiliante Trattato di Versailles, e con la più importante potenza dell’Est dell’Europa. Allo stesso tempo, i tedeschi temevano una dura reazione degli inglesi e dei francesi.

Dopo la “riunione in pigiama”, come questa notte di discussioni politiche fu sprezzantemente soprannominata in Occidente, Rathenau decise di concludere un trattato con i bolscevichi, che fu finalizzato il 16 aprile nella piccola città di Rapallo, vicino a Genova. Tra le altre cose, le parti concordarono una cooperazione economica a lungo termine ed espressero informalmente la volontà di stabilire legami militari, aggirando le restrizioni imposte.

“Il Trattato di Rapallo del 1922 fu il risultato di una lunga e difficile lotta per il diritto alla cooperazione economica indipendente e separata tra la Russia e la Germania al di fuori del fronte capitalista internazionale vincolante, che rappresentava una sorta di trappola per la Russia”, scrisse Georgij Chicherin nel suo articolo “Cinque anni di diplomazia rossa”.

Un vero choc

Il trattato russo-tedesco ebbe l’effetto di una bomba. L’Intesa perse immediatamente una delle sue più importanti leve di pressione sulla Russia sovietica. “Questo fatto scuoterà il mondo! È il più grande colpo alla conferenza”, disse l’ambasciatore statunitense in Italia, Richard Washburn Child, che era presente a Genova come osservatore. 

I diplomatici sovietici a Rapallo

Rathenau fu immediatamente messo sotto pressione dagli inglesi e dai francesi affinché stracciasse l’accordo. Non reggendo alle spinte, andò persino da Chicherin per parlarne, ma gli fu detto che era troppo tardi.

Tra i diplomatici europei si gridò di mettere immediatamente fine alla conferenza, ma questa idea fu abbandonata, seppur con riluttanza. In un modo o nell’altro, bisognava trovare un accordo con il colosso dell’Est.

Sia a Mosca che a Berlino erano soddisfatti del trattato firmato, che fu il primo grande passo nella cooperazione a lungo termine tra i due Paesi. Insieme al rapido aumento del commercio, iniziò anche la cooperazione militare: una fabbrica della Junkers fu presto aperta in Unione Sovietica, e vennero aperte le scuole di aviazione e di carristi della Reichswehr. Tuttavia, quando i nazisti salirono al potere in Germania nel 1933, tutti questi progetti comuni furono immediatamente annullati dai sovietici. 

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