Così i piccioni viaggiatori aiutarono l'Armata Rossa a vincere nella Seconda guerra mondiale

Petrov/Sputnik
I volatili venivano usati dall'esercito sovietico per consegnare i messaggi più importanti e per comunicare con i soldati al fronte

La posta consegnata dai piccioni si è rivelata un mezzo di comunicazione efficace fin dall’epoca dell’antica Cina e dell’Impero Romano; e fu ampiamente utilizzata anche in varie battaglie. I piccioni continuarono a svolgere un lavoro importante anche durante la Seconda guerra mondiale, aiutando i soldati quando le stazioni radio andavano fuori uso. Questi volatili furono impiegati dalle forze armate di quasi tutte le potenze coinvolte nel conflitto mondiale. E l’Unione Sovietica non fece eccezione: il suo esercito usava i piccioni non solo per consegnare messaggi, ma anche per attaccare gli aerei nemici.

L'esercito dei piccioni

Nella metà degli anni ’20, l'interesse dell'Armata Rossa per i piccioni (scemato dopo la fine della Prima guerra mondiale) si riaccese nuovamente. Questi piccoli assistenti alati erano particolarmente richiesti per far fronte alle esigenze delle forze aeree dell’Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini.

E visto che all’epoca le comunicazioni radio dell’aviazione non garantivano grandi prestazioni, si iniziò ad usare i piccioni per inviare informazioni e coordinare le operazioni in caso di atterraggi d’emergenza. I “piccionigrammi” (manoscritti) erano scritti su un pezzo di carta sottile e infilati in un contenitore di metallo leggero che veniva poi attaccato alla zampa dell'uccello.

Vennero fatti anche degli esperimenti durante i quali i piccioni venivano rilasciati da aerei che volavano a un’altitudine di 300 metri: dopo essere stati liberati, gli uccelli si orientavano istantaneamente e si dirigevano verso la loro piccionaia.

Nel 1928, il vice commissario del popolo dell'URSS per gli Affari militari e Navali Iosif Unshlikht propose di introdurre il “servizio di piccioni militari” per soddisfare le esigenze belliche dell'Armata Rossa con piccioni viaggiatori capaci di consegnare i dispacci militari. L'anno successivo fu creata un’unità speciale di “addestratori militari di piccioni viaggiatori”.

I piccioni venivano usati nelle forze di terra, nell'aeronautica e nella marina, ed erano usati anche dalle guardie di frontiera. Oltre alla rete di basi permanenti per piccioni militari, si iniziò a sviluppare anche una rete mobile con cavalli e veicoli. Nel 1936, l’URSS poteva fare affidamento su oltre 250 stazioni di piccioni con 30.000 uccelli.

Tuttavia, alla fine degli anni ’30 diverse operazioni militari dell'Armata Rossa (il conflitto con il Giappone sul fiume Khalkhin-Gol e la guerra sovietico-finlandese) dimostrarono l'inefficacia dei piccioni viaggiatori: i rapidi spostamenti delle truppe spesso rendevano vano l’utilizzo dei volatili.

“Nei conflitti moderni, questo tipo di comunicazione non è fattibile”, riferì nell'agosto del 1940 il capo della comunicazione del Distretto Militare Speciale Occidentale, il maggior generale Andrej Grigoriev, ai suoi superiori. 

In combattimento

Ma la guerra con la Germania nazista dimostrò che era troppo presto per rinunciare alle comunicazioni via piccione, e che i “soldati alati” potevano essere ancora di grande aiuto sul campo di battaglia. 

I piccioni addestrati venivano infatti utilizzati per le comunicazioni operative tra il quartier generale e le unità in prima linea. Quando le stazioni radio andavano fuori uso, ci si affidava ai piccioni.

I piccioni postali assicurarono importanti collegamenti anche nella difesa di Mosca. Per il loro contributo alla salvezza della capitale, circa 30 addestratori di piccioni furono premiati con medaglie e ordini di Stato.

Anche i tedeschi si affidavano ai volatili ed erano ben consapevoli del pericolo che i piccioni avrebbero potuto rappresentare se fossero finiti nelle mani dei partigiani e dei combattenti della resistenza. Perciò pretendevano che la popolazione dei territori occupati consegnasse tutti i piccioni all'ufficio del comandante. La mancata consegna era spesso punita con la morte. Proprio per questo un ragazzo di Rostov sul Don, Viktor Cherevichkin, di 16 anni, il 28 novembre 1941 fu fucilato per aver nascosto gli uccelli per una settimana. 

I tedeschi utilizzavano anche dei falchi addestrati per intercettare i piccioni sovietici; esiste addirittura un documento sul drammatico destino del piccione N.48, che fu più volte attaccato da un falco, ma alla fine riuscì a tornare a casa: “Verso il crepuscolo, il volatile N. 48 è caduto ai piedi dell’addestratore di piccioni Popov. Aveva una zampa rotta ed era attaccata al resto del corpo solo da un sottile strato di pelle. Il suo petto era coperto di sangue secco. Il piccione respirava pesantemente e a fatica, con il becco aperto. Il piccione fu operato da un veterinario e riuscì a salvarsi”. 

I piccioni assicuravano una comunicazione ininterrotta tra il quartier generale e i gruppi di ricognizione dell'esercito e della divisione che operavano dietro le linee nemiche. In alcune missioni, gli esploratori erano accompagnati da un addestratore di piccioni, che portava con sé 20-30 uccelli dentro a cestini di vimini. Per vari distaccamenti partigiani, i piccioni si rivelarono forse il mezzo più affidabile per ricevere e trasmettere informazioni segrete.

Nel 1944, il 2° Fronte Baltico fece addestrare una speciale squadra di piccioni postali: 500 volatili, sotto la supervisione di 80 addestratori, furono addestrati a volare in 22 direzioni in un raggio di 10-15 km. In sei mesi, consegnarono più di 4.000 piccionigrammi.

Oltre ai piccioni viaggiatori, l'Armata Rossa prese in considerazione anche i cosiddetti “piccioni proiettili”. Gli uccelli, con proiettili attivati a pressione attaccati ai loro corpi, dovevano atterrare sulle bombe aeree appese alle ali degli aerei tedeschi. Ma il progetto dei piccioni proiettile non fu mai realizzato: era impossibile addestrare gli uccelli a distinguere le bombe aeree nemiche da quelle sovietiche.

L'esercito sovietico dei piccioni subì enormi perdite durante la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, riuscì a dare un contributo significativo alla vittoria, assicurando la consegna di decine di migliaia di messaggi importanti ai loro destinatari. Dopo la fine della guerra, il progresso tecnologico portò a non aver più bisogno di usare i piccioni per le comunicazioni militari. Man mano che le piccionaie venivano sciolte, ai volatili fu concesso un meritato riposo.

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