La “Missione di Nansen”: come il celebre esploratore polare salvò milioni di russi dalla carestia

Kira Lisitskaya (Foto: Topical Press Agency, ullstein bild/Getty Images)
Nella Russia sconvolta dalla Guerra Civile si moriva di fame. Il norvegese intervenne con decisione, organizzando una imponente campagna di aiuti internazionali

ATTENZIONE: Le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità

Uno dei norvegesi più famosi della storia, Fridtjof Nansen (1861-1930) ha dato un enorme contributo allo studio dell’Artico, diventando un esempio da seguire e un vero eroe per un’intera generazione di esploratori polari. Ha anche fatto passi da gigante nei campi della zoologia e oceanografia, ed è stato il primo in assoluto ad attraversare sugli sci l’intera Groenlandia.

Tuttavia, Nansen divenne famoso non solo per le sue spedizioni e i risultati scientifici. La sua opera umanitaria, è ben nota, tanto che nel 1922 vinse il Premio Nobel per la Pace, grazie all’invenzione del “Passaporto Nansen”, uno speciale documento per i profughi e i rifugiati apolidi, e all’instancabile impegno nei confronti dei prigionieri di guerra della Prima guerra mondiale, dei rifugiati nell’Europa del dopoguerra e degli armeni che avevano subito il genocidio turco. Una pagina speciale della sua biografia è il salvataggio degli affamati della Russia sovietica all’inizio degli anni Venti.

Una catastrofica carestia

Le ragioni principali della terribile carestia del 1921-1922 furono la Guerra civile, che mise in ginocchio ogni campo dell’economia nazionale, e una grave siccità, che distrusse un quinto di tutti i raccolti. Il governo sovietico gettò poi altra benzina al fuoco, visto che in queste già difficili condizioni non seppe far meglio che aumentare le quantità di grano sequestrate alla popolazione.

Una famiglia affamata durante la carestia nella Russia sovietica

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Di conseguenza, la carestia inghiottì vasti territori del Paese, dove vivevano più di 90 milioni di persone: dalle steppe del Kazakistan e degli Urali alla regione del Volga, dell’Ucraina meridionale e della Crimea.

Il sociologo Pitirim Sorokin, che visitò vari villaggi nelle province di Saratov e Samara nell’inverno del 1921, scrisse: “Le case erano abbandonate, senza tetti, con finestre e porte vuote come orbite di un teschio. I tetti di paglia delle capanne erano stati rimossi per mangiarli. Nel villaggio, ovviamente, non c’erano animali: niente mucche, niente cavalli, niente pecore, capre, cani, gatti, nemmeno un corvo. Tutti erano già stati mangiati. Un silenzio mortale si stagliava sulle strade coperte di neve.”

La situazione cominciò a sfuggire di mano alla leadership sovietica. Iniziò una fuga generale tra la popolazione, la mortalità crebbe rapidamente e il cannibalismo si diffuse. Avendo a lungo nascosto la reale situazione nel Paese, i bolscevichi furono costretti, nell’estate del 1921, a fare appello pubblicamente alla comunità internazionale per chiedere aiuto. E questo aiuto arrivò.

“La missione di Nansen”

Affinché i Paesi occidentali e la Russia sovietica, che provavano ostilità e sfiducia reciproci, potessero concordare l’organizzazione e le condizioni per la fornitura di assistenza, c’era bisogno di una persona che avesse un’alta autorità e fosse rispettata da entrambe le parti. Fridtjof Nansen era l’uomo giusto. A quel tempo aveva lasciato le spedizioni artiche, a causa dell’età, e si stava concentrando sulle attività umanitarie all’interno della Società delle Nazioni. Fu lui a guidare l’istituzione del Comitato internazionale per gli aiuti alle persone colpite dalla carestia in Russia, noto anche come “Missione di Nansen”.

Nell’autunno dello stesso anno, Nansen visitò la Russia per valutare personalmente quanto fosse grande l’entità della carestia. “La visita più orribile è stata il cimitero, che aveva una montagna di 70 o 80 cadaveri nudi, la maggior parte dei quali di bambini morti negli ultimi due giorni, e portati qui da orfanotrofi o semplicemente raccolti per strada”, ricordò il norvegese. “Per i becchini era impossibile far fronte alla sepoltura di un tale numero di morti, perché il terreno era ghiacciato ed era molto difficile scavare, quindi si formarono montagne di corpi di quegli sfortunati. Molti cadaveri poi rimanevano direttamente nelle strade e nelle case, perché non c’era modo di portarli al cimitero”.

Fridtjof Nansen in Russia, 1923

Di ritorno dalla Russia, Nansen fece numerosi viaggi nei vari Paesi dell’Europa e negli Stati Uniti, dove mostrò fotografie terribili chiedendo assistenza per gli affamati non solo ai leader politici, ma anche ai cittadini comuni. Di conseguenza, la Missione di Nansen attirò più di trenta organizzazioni di beneficenza attivamente coinvolte nella lotta contro la fame. Tra queste: l’Unione Internazionale per l’Assistenza ai Bambini, la Società degli Amici (Quaccheri), la Croce Rossa Internazionale e alcuni dei suoi uffici regionali.

L’organizzazione degli aiuti

Arrivarono in Russia centinaia di membri della Missione di Nansen. Vennero aperte mense gratuite negli orfanotrofi, nelle stazioni ferroviarie, nelle fabbriche delle zone più colpite (la regione del Volga e l’Ucraina). Ben 210 cucine da campo, donate dall’Unione Internazionale per l’Assistenza ai Bambini, vennero inviate nei villaggi. Ognuna poteva nutrire diverse centinaia di persone alla volta.

Fridtjof Nansen in Russia

Una persona affamata riceveva mezzo litro di zuppa e poco più di 100 grammi di pane bianco al giorno. Inoltre, i dipendenti della “Missione” distribuivano pacchi spediti dai cittadini dei Paesi occidentali con farina, carne in scatola, uvetta, riso, sardine, cacao e altri prodotti.

Il comitato aumentò costantemente le sue forniture. Da marzo a maggio 1922, il volume del cibo per la sola città di Saratov, sul Volga, aumentò di quasi due volte e mezzo. In totale, entro l’estate, la Missione di Nansen stava già nutrendo un milione e mezzo di persone, tra bambini e adulti.

Un beniamino della gente

La Missione di Nansen non fu la principale organizzazione di beneficenza a combattere la fame in Russia all’inizio degli anni Venti. La American Relief Administration, un’organizzazione non governativa guidata dal futuro presidente Usa Herbert Hoover, aveva molte più risorse. Rappresentava fino al 90% di tutte le scorte di cibo.

Scorte di cibo fornite dalla American Relief Administration

Tuttavia, tra tutti gli stranieri che dettero aiuto agli affamati, i russi furono particolarmente riconoscenti soprattutto nei confronti di Fridtjof Nansen. Conosceva bene la Russia e i suoi cittadini, non esprimeva aperta ostilità al bolscevismo, e sosteneva la normalizzazione delle relazioni tra il governo dei soviet e i Paesi occidentali.

Fridtjof Nansen si recò più volte in visita in Russia, controllando attentamente l’efficacia della sua “Missione”. Quando una volta gli venne chiesto se non aveva paura di andare nella regione del Volga, piena di gente affamata e ammalata di tifo, rispose: “Ho fatto cose più spaventose in vita mia. Qui vedo solo brave persone che stanno soffrendo terribilmente”.


Com’era la Russia nel 1921? (FOTO) 

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