Perché nell’Urss un’isola portò il nome del principale nemico dei bolscevichi?

Storia
BORIS EGOROV
Intitolata a Kolchak, l’ammiraglio che guidò i Bianchi durante la Guerra civile contro l’Armata Rossa, mantenne quella denominazione fino al 1937, forse perché disabitata e molto remota. E quando i comunisti si accorsero del problema e la ribattezzarono, combinarono un pasticcio…

È difficile immaginare che in qualsiasi Paese del mondo possano esistere strade, parchi, piazze o luoghi geografici che portano il nome di un nemico dello Stato. Tuttavia, per oltre 15 anni una delle isole dell’Urss portò il nome di un uomo che il governo sovietico aveva considerato il peggiore dei suoi oppositori.

Un’isola disabitata nel Mare di Kara venne scoperta dalla spedizione polare russa dell’Accademia imperiale delle scienze nel 1901. Fu deciso di chiamare la sua estremità settentrionale “Capo Kolchak” in onore di uno dei membri della spedizione, il giovane scienziato-idrografo Aleksandr Kolchàk (1874-1920). Sette anni dopo, l’intera isola prese ufficialmente il suo nome.

Il nemico numero uno

Negli anni successivi, Aleksandr Kolchak si ritirò dalla ricerca scientifica e si dedicò interamente alla Marina. Durante la Prima guerra mondiale, salì fino al grado di comandante della Flotta del Mar Nero.

La Rivoluzione del 1917 e la Guerra civile scoppiata nel Paese portarono Kolchak ai vertici del potere. Non solo divenne uno dei leader del movimento Bianco anti-bolscevico, ma fu anche riconosciuto dalle forze di opposizione al regime sovietico come il capo supremo della Russia.

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Nella primavera del 1919, le armate bianche dell’ammiraglio Kolchak lanciarono un’offensiva su larga scala dalla Siberia verso Mosca, ottenendo numerose vittorie importanti e conquistando vasti territori con una popolazione di oltre cinque milioni di persone. Questo causò seria preoccupazione tra i leader bolscevichi.

Lenin riteneva l’ammiraglio il principale nemico della repubblica sovietica. “Dobbiamo raccogliere tutte le nostre forze, dispiegare l’energia rivoluzionaria e Kolchak sarà rapidamente sconfitto. Il Volga, gli Urali, la Siberia possono e devono essere protetti e riconquistati”, scrisse il leader rivoluzionario.

Ben presto, a seguito della controffensiva dell’Armata Rossa, le truppe della Guardia Bianca iniziarono a riarretrare rapidamente verso la Siberia. Lo stesso Kolchak cadde poi nelle mani dei suoi nemici e fu fucilato il 7 febbraio 1920 a Irkutsk.

L’Isola Kolchak

Dopo la fine della Guerra civile, i nomi dei leader del movimento bianco sconfitto, compreso l’ammiraglio Kolchak, furono oggetto di damnatio memoriae nell’Urss. La scienza sovietica cercò di ignorare persino i risultati di Kolchak in campo scientifico.

Eppure, gli anni passavano, ma l’isola intitolata al principale nemico dei bolscevichi, manteneva il suo nome e appariva così sulle mappe sovietiche. Solo nel 1937 le autorità si risvegliarono e la ribattezzarono frettolosamente in onore di un altro membro della spedizione polare russa del 1901, il sergente del reggimento cosacco della Jakuzia Stepan Rastorguev (1864-1908).

Per la fretta, i funzionari non si accorsero del fatto che a quel tempo c’era già un’Isola Rastorguev nel Mare di Kara! La confusione tra le due isole con lo stesso nome è perdurata fino al 2005, quando si è deciso di ridare il nome di Isola di Kolchak a quella nel Golfo del Tajmyr.


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