Il treno del diavolo, quel convoglio impazzito lanciato a tutta velocità in una notte d’inverno

Storia
NIKOLAJ SHEVCHENKO
Un macchinista in delirio, una misteriosa corsa verso il nulla e i disperati tentativi per sventare un disastro…

Un treno di 5.000 tonnellate che corre all'impazzata ed esce dalla sua rotta, nonostante i ripetuti ordini di fermarsi impartiti dal responsabile della circolazione ferroviaria. No, non è il sequel del thriller “A 30 secondi dalla fine” (Runaway Train) di Andrej Konchalovskij. L’incidente - ribattezzato dalla stampa “il treno del diavolo” - è realmente accaduto in Russia nel 2004. E tutto ebbe inizio con un macchinista impazzito...

Caos in cabina

Alla mezzanotte dell'11 gennaio 2004, un macchinista e il suo assistente salgono sul treno merci pesante №1908 in un deposito vicino a Mosca, e partono in direzione di San Pietroburgo. A bordo del treno ci sono solo loro due: Eduard Gorchakov, 31 anni, capo operatore, e Aleksandr Abdurakhmanov, 24 anni, suo assistente.

Allo scattare della luce verde, il convoglio parte nel buio della notte, lasciandosi alle spalle tutti i potenziali testimoni.

Ma un imprevisto mette in allerta il controllore del traffico ferroviario: avvicinandosi alla stazione di Kukol, il treno riceve l’ordine di fermarsi per lasciar passare un altro convoglio. L'assistente Abdurakhmanov riferirà poi di aver ricevuto e seguito l'ordine; e così il treno inizia a rallentare. Subito dopo, però, riprende improvvisamente velocità, accelera e supera la stazione, nonostante il segnale di divieto e la direzione di marcia arbitrariamente cambiata: una gravissima violazione delle regole del traffico, che può avere conseguenze disastrose. Il treno accelera ancora di più e si avvia in una corsa selvaggia e incontrollata in una direzione imprecisa. 

Nel frattempo, in cabina, i due uomini si azzuffano per il controllo del veicolo. Abdurakhmanov cerca di riprendere i comandi del treno e fermarlo, mentre Gorchakov - il capo operatore - accelera sempre di più. La spunta Gorchakov, un omone ben più grande e grosso rispetto al suo assistente, che alla fine è costretto ad arrendersi.

Ormai senza ostacoli, Gorchakov continua ad accelerare, infrangendo le norme di circolazione e ignorando i messaggi allarmati del controllore del traffico, lanciando il treno verso un inevitabile disastro.

Demoni dentro

Gli investigatori che indagheranno sul caso giungeranno poi alla conclusione che Gorchakov soffriva di “psicosi delirante acuta, con tendenze aggressive”. Insomma, la persona responsabile della sicurezza del viaggio è risultata esserne il principale pericolo. 

Sorprendentemente, Gorchakov aveva superato con successo gli esami di routine condotti dalle commissioni mediche e psicologiche solo un anno prima dell'incidente. Entrambe le commissioni avevano stabilito che Gorchakov era mentalmente stabile e adatto per quel tipo di lavoro. 

Solo un'indagine successiva e più approfondita avrebbe poi rivelato che l’operatore ferroviario era in realtà un uomo profondamente turbato, che soffriva per una vita personale disordinata e infelice, cui si aggiungeva un carico di lavoro troppo pesante.

A 30 anni, infatti, la vita di Gorchakov era cambiata radicalmente: diventa all’improvviso un devoto credente e lascia la moglie, con la quale aveva una relazione da ormai 8 anni, per mettersi con un’altra donna.  

Ma la nuova compagna lo lascia pochi mesi dopo, non prima però di aver messo al mondo due gemelli.

“Eduard è cambiato davanti ai miei occhi - avrebbe riferito la donna dopo l’incidente -. Non ha alcun tipo di interesse, a parte il calcio, e si dimostra del tutto impotente davanti alle cose di tutti i giorni”. Alle richieste di aiuto per acquistare i pannolini dei bambini, la risposta di lui è spiazzante: “Dio ti aiuterà”, le dice. 

Anche nella parrocchia che frequenta il suo comportamento desta sospetti. Prima dell'incidente, uno dei sacerdoti nota che Gorchakov soffre di depressione. “Dentro di lui infuriano i demoni”, avrebbe detto successivamente.

Fortunatamente, i controllori del traffico sono riusciti a fermare il treno scollegandolo dall'alimentazione elettrica, costringendolo così a rallentare fino a fermarsi. Durante quella folle corsa in piena notte, nessuno è rimasto ferito. 

Quando la polizia è arrivata sul posto, ha trovato il macchinista a terra, in un evidente stato di squilibrio. 

Da un’indagine successiva sarebbero poi emerse varie violazioni delle norme di sicurezza ancor prima dell’inizio di quella folle corsa: Gorchakov, fra le altre cose, era arrivato in ritardo sul luogo di lavoro e per questo le procedure di sicurezza erano state svolte frettolosamente.

Guidato da una persona malata, il treno ha percorso 40 chilometri a una velocità di 95 km/h: una soglia altamente pericolosa per un treno merci pesante. Questa folle corsa è stata giustamente soprannominata dalla stampa dell’epoca “Il treno del diavolo” e “La corsa verso il nulla”.