Il governo sovietico è noto per la sua violenta politica antireligiosa. I monasteri chiusi vennero in certi casi trasformati in prigioni; le chiese (e le sinagoghe e le moschee e altri luoghi di culto) divennero magazzini, laboratori o furono fatte saltare in aria.
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Tuttavia, ad esempio, nel 1921, a Mosca, la costruzione di un edificio sacro dei Vecchi Credenti, la chiesa di San Nicola di Bari (in russo: “Nikolàj Chudotvórets”) su piazza Tverskaja Zastava, quasi nel pieno centro della capitale, venne completata. Probabilmente, in quel momento i bolscevichi erano troppo impegnati nella Guerra Civile, ma anche in seguito il luogo sacro continuò indisturbato la sua attività, fino all’inizio della Seconda guerra mondiale.
Diverse chiese in legno apparvero nella seconda metà degli anni Venti in provincia: nelle regioni di Pskov, Vladimir, Arkhangelsk. Molte vennero successivamente chiuse al culto, tuttavia, sono sopravvissute fino a oggi.
Mentre questa chiesa, costruita nel 1872 dal famoso architetto Nikolaj Shokhin (1819-1895), a quanto pare ai bolscevichi dispiacque demolirla. Nel villaggio di Ljublinó della Regione di Mosca (ora è un quartiere di Mosca, Ljublinó, assorbito, con la crescita della metropoli, nel 1960), dove si trovava la chiesa, si progettava di aprire una fonderia e così, nel 1927, l’edificio fu smontato, trasportato e riassemblato nel villaggio di Rýzhevo, nella Regione di Mosca.
Negli anni Trenta, le chiese non furono più costruite: anzi, da quelle esistenti furono rimosse in molti casi cupole metalliche e campane per fonderle e farne cartucce, e andarono perduti molti paramenti sacri. I bolscevichi uccisero o mandarono vari sacerdoti nei gulag. I loro figli (i preti ortodossi sono sposati) furono costretti a nascondere la parentela, altrimenti avrebbero potuto finire ai lavori forzati come parenti di nemici del popolo. Negli anni Trenta, più di 100.000 persone furono condannate per legami con la Chiesa.
Cosa cambiò poi?
Inizialmente, Stalin fu uno dei più implacabili combattenti contro la religione. Sotto di lui, in particolare, la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca venne fatta saltare in aria e migliaia di chiese e monasteri furono chiusi.
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Tuttavia, come persona che aveva studiato in seminario, Stalin ben comprendeva l’importanza della religione per le persone. All’inizio della Seconda guerra mondiale, in un certo senso riabilitò la Chiesa ortodossa russa, permise le funzioni pasquali e le processioni e persino la riapertura di alcune chiese.
La maggior parte degli storici considera le sue azioni pragmatiche: era necessaria un’opera di agitazione patriottica per sollevare il morale dei soldati durante la guerra, e anche il sentimento religioso poteva giocare la sua parte. Nel 1943, Stalin incontrò persino i leader religiosi: in questo incontro fu eletto il patriarca e si concordarono delle forme di cooperazione tra la Chiesa ortodossa e il governo sovietico.
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Già nel 1944, a Saraktash, nella regione di Orenburg, fu permessa la costruzione della Chiesa di San Simeone di Verkhoturje, e apparve una comunità religiosa. Negli anni Sessanta il luogo sacro fu chiuso e ricostruito, mentre nei primi anni Duemila al suo posto apparve la nuova Cattedrale della Santissima Trinità.
Dopo la guerra, in Urss furono costruite molte altre chiese, anche se solo nelle regioni lontane dalla capitale. Ad esempio, due di loro vennero edificate nella città industriale di Magnitogorsk, nella zona degli Urali, nel 1946.
Apparvero chiese anche in Asia centrale e in Kazakistan, dove i popoli di tutta l’Urss si stavano attivamente insediando.
Il Disgelo, ma non in campo religioso
Rovesciando il culto della personalità di Stalin, Nikita Khrushchev decise però di combattere anche gli altri “culti”, tra i quali ovviamente includeva tutte le religioni, “oppio dei popoli”. Tornando più fedelmente agli insegnamenti di Lenin, dette un giro di vite in campo religioso: le chiese furono nuovamente chiuse, i sacerdoti messi sotto sorveglianza. Khrushchev fece anche pressioni sui leader delle confessioni per vietare ai credenti il pellegrinaggio ai luoghi santi. Molti monumenti ecclesiastici furono trasferiti alla giurisdizione di organizzazioni culturali laiche. Nel 1964, fu fondato l’Istituto per l’Ateismo scientifico (chiuso poi nel 1991). Commissioni statali speciali si occuparono dei credenti.
Eppure, anche in questo periodo, nel Paese apparvero nuove chiese. Per diverse di esse, la decisione sulla costruzione era stata presa ai tempi di Stalin, morto nel 1953, e i lavori non furono fermati.
E a Mosca, nel 1956, i fedeli ricostruirono a proprie spese e da soli una nuova chiesa di legno sul sito di una bruciata.
Sotto la rigida politica statale, la costruzione delle chiese dipendeva spesso dalla comunità locale e dalla personalità del vescovo della singola diocesi. Ad esempio, Ermogen Golubev, arcivescovo di Tashkent e dell’Asia centrale nel 1953-60, si fece furbo e, avendo ricevuto il permesso di restaurare la vecchia chiesa di Tashkent, iniziò una rapida ristrutturazione ed espansione.
Prima che le autorità si accorgessero di quanto stava accadendo, la cattedrale era già pronta. Allo stesso modo, Ermogen riuscì a costruire luoghi sacri in diverse altre città dell’Asia centrale. Ben presto, però, fu rimosso dal suo incarico, sospettato di sentimenti anti-sovietici (negli anni Trenta, per lo stesso motivo, aveva passato 10 anni nei gulag).
Nuove relazioni Stato-Chiesa
Brezhnev, salito al potere nell’ottobre del 1964, ammorbidì la politica di Khrushchev nei confronti della Chiesa, e decise di usare la religione a suo vantaggio. Permise il ritorno di diversi edifici sacri ai credenti, e rese legali i riti ecclesiastici durante i funerali e i simboli religiosi sulle tombe.
Tuttavia, sotto Brezhnev, la lotta contro i dissidenti entrò anche nella sfera ecclesiastica. I sacerdoti furono costretti a collaborare con i servizi segreti e a violare il segreto della confessione. Inoltre, erano tenuti sotto stretto controllo, per vedere che fossero davvero fedeli alle autorità.
Allo stesso tempo, diversi edifici sacri furono espansi, completati e persino, se necessario, costruiti da zero in quel periodo. Tra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta apparvero diverse nuove chiese in varie città dell’Urss.
Durante la perestrojka di Gorbachev, la politica religiosa venne rivista e, dalla fine degli anni Ottanta, le chiese precedentemente chiuse vennero restituite alla Chiesa. Nel 1990 fu emanata la legge “Sulla libertà di culto”.
Come ha fatto la Chiesa ortodossa a sopravvivere a 70 anni di ateismo nell’Urss?