Sulle montagne del Caucaso si contano così tanti dolmen (tombe megalitiche della preistoria) che gli scienziati parlano di una speciale “cultura dei dolmen” fiorita nel Caucaso occidentale intorno al 2500-2000 a.C. Oggi si contano circa 3.000 tombe megalitiche, di cui solo il 6% è stato analizzato e studiato.
Di solito si presentano come delle case in pietra, costituite da due o più piedritti verticali che sorreggono l'architrave, costituito da uno o più lastroni orizzontali.
I petroglifi, le incisioni preistoriche in pietra raffiguranti animali o simboli sacri, si trovano in molte parti della Russia: nella regione dell’Altaj, in diverse zone della Carelia, nel canyon di Argun in Cecenia, vicino al lago Kanozero nella regione di Murmansk... I petroglifi più impressionanti della Russia, risalenti al 12000-9000 a.C., si trovano nell'Estremo Oriente russo, a 75 chilometri a nord di Khabarovsk, nel villaggio Nanai di Sikachi-Alyan.
I labirinti di pietra sono oggetti di culto di tipo nordico. Si trovano soprattutto in Svezia (dove se ne contano circa 300), in Finlandia (circa 150), in Norvegia (20) e in Russia (circa 50); in Russia si concentrano perlopiù nella penisola di Kola e in varie isole del Mar Bianco. Ma i labirinti più interessanti si trovano sull'isola Bolshoj Zayatskij, una delle isole Solovetskij, nell'Oblast di Arkhangelsk.
Si stima che questi labirinti abbiano circa 2500-3000 anni. Venivano usati a scopo di culto e furono realizzati con massi locali. Ognuno di essi ha un solo ingresso, che funge anche da uscita. Sulle isole Solovetskij se ne contano 35.
Buona parte dei pittogrammi preistorici è stata individuata lungo le rive del fiume Tagil, del fiume Nejva e del fiume Rezh, nella regione montuosa degli Urali. La “galleria” di immagini è davvero enorme, e il più delle volte questi simboli rappresentano anatre, oche, cigni, cervi, alci, figure antropomorfe e figure geometriche. I pittogrammi sono stati dipinti con “ocra” (probabilmente mescolati al sangue) o con altri colori naturali. I primi pittogrammi di questa zona sono stati scoperti alla fine del XVII secolo. Si è rivelato molto difficile determinare l’epoca a cui risalgono, ma secondo gli esperti sarebbero probabilmente da ricondurre al periodo del Neolitico (circa 10.000 a.C.).
Negli anni 2000 sugli Urali è stata scoperta una cultura dei dolmen diversa da quella di cui accennavamo sopra: costruzioni più piccole rispetto a quelle del Caucaso, create intorno al IV millennio a.C. Il complesso più significativo è quello situato sulla piccola isola di Vera (lunga appena 450 metri), sul lago Turgoyak, nella regione di Chelyabinsk.
Si stima che il complesso risalga al IV-III millennio a.C. La struttura, apparentemente una sorta di tempio, è orientata secondo i punti cardinali, è dotata di finestre e decorata con sculture di teste di animali. Sull'isola ci sono più di 40 monumenti, tra cui siti di culto e una cava preistorica utilizzata per tagliare le pietre.
Negli anni Settanta del secolo scorso, negli Urali meridionali, su un territorio di circa 350 chilometri quadrati, sono stati scoperti i resti di numerose città antiche, appartenenti alla cultura archeologica di Sintashta. Tutte le città furono costruite nella stessa epoca e hanno molto in comune: mura esterne, sistemi di drenaggio delle acque piovane e un'architettura di base molto simile. Le città erano popolate da persone di etnia caucasica che si occupavano del commercio e della produzione metallurgica: si suppone che le città producessero il bronzo. Gli abitanti della cultura Sintashta usavano anche i carri: il più antico carro scoperto (risalente al 2026 a.C.) è stato trovato proprio in questa regione.
Arkaim, scoperto solo nel 1987, è il sito più importante della zona. Si tratta di una struttura a forma di cerchio di circa 170 metri di diametro con un'area di fortificata, due cimiteri, stalle e officine. Ad Arkaim si produceva il bronzo e la città era in grado di resistere agli attacchi militari. Le ricerche archeologiche sul sito proseguono ancora oggi.
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