Ancora oggi si dice che molti edifici di Mosca risalenti agli anni ‘50 siano stati costruiti da “tedeschi catturati”. E anche se in quel periodo i tedeschi prigionieri di guerra erano stati tutti rimpatriati, la diceria persiste tuttora, alimentata dall’antico mito della “qualità tedesca” di certe cose. E tutto ciò, semplicemente perché russi e tedeschi possono essere considerati in un certo senso “popoli gemelli” fin dal XV-XVI secolo.
Un Cavaliere Teutonico a sinistra e un Fratello di Spada a destra
Münchener Bilderbogen/Braun & Schneider, 1870Tutto ebbe inizio con una conquista: nel 1147, quando le terre russe avevano appena iniziato a prendere forma e Mosca non era altro che una piccola, seppur potente, fortezza, i prìncipi sassoni si lanciarono nella Crociata Wendish, che aveva lo scopo di sottomettere e convertire le tribù pagane baltiche al cristianesimo. Alla campagna partecipò anche l'esercito di un principe russo (oggi non si sa con precisione chi fosse) visto che anche i russi, già cristiani, avevano qualche interesse da salvaguardare nella regione baltica.
Il duca polacco Corrado I di Masovia (Konrad I Mazowiecki) con la moglie, disegno del XIX secolo
Jan MatejkoQuando nel XIII secolo il duca polacco Corrado I di Masovia (Konrad I Mazowiecki) chiese aiuto all'Ordine Teutonico nella guerra contro i pagani prussiani che continuavano a impadronirsi delle terre polacche, fu, stranamente, la moglie russa della dinastia Rurik, Agafia Svyatoslavna di Rus’, a dargli l'idea di invitare i teutoni. Diversi secoli dopo i russi, a loro volta, avrebbero dovuto combattere contro i cavalieri dell'Ordine Livoniano, che era un ramo dell'Ordine Teutonico.
I tedeschi nei paesi baltici rappresentavano soprattutto l’élite aristocratica al potere e non si avventurarono in Russia. Ma a partire dal XV secolo Mosca cominciò a liberarsi dall'autorità politica dell'Orda d'Oro e a unire le terre russe, il che significava che i prìncipi di Mosca avevano bisogno di guerrieri esperti, ingegneri e scienziati che avevano reso grande il nome delle terre tedesche.
Vasiliij III, gran principe di Mosca
Dominio pubblicoC’è una certa confusione sui tedeschi nella Russia del XVII secolo: i russi, infatti, usavano la parola "nemtsy" (немцы) per descrivere non solo i tedeschi, ma anche i francesi e gli inglesi, così come gli svedesi, gli olandesi e molti altri. I russi “riservarono” una parola speciale solo agli italiani, che chiamavano “fryazi” o “fryaziny”. Tutti gli altri europei occidentali erano chiamati “nemtsy”, termine che deriva dalla parola russa “nemoj” (немой), che significa “muto”... perché gli stranieri non parlavano russo! Per questo non è facile individuare coloro che venivano dalle terre tedesche e che servivano alla corte di Ivan III, detto il Grande, e di Vasilij III: alcuni “nemoj” erano effettivamente tedeschi, altri no.
Ma sappiamo che i prìncipi di Mosca avevano bisogno di armaioli, di ingegneri militari e di artiglieri, oltre che di specialisti nel campo minerario. Si sa che due minatori tedeschi invitati in Russia nel 1491 scoprirono dei depositi di minerale d’argento nella regione di Pechora, nella Russia del nord. Inoltre a Mosca non vi erano medici e farmacisti qualificati, per questo i dottori Niсolaus Bülow e Theophil Marquart di Lubecca vissero alla corte dei principi di Mosca tra il XV e il XVI secolo.
Durante il regno di Ivan il Terribile apparve a Mosca la prima Nemetskaya Sloboda [il quartiere tedesco, o “straniero”]. Nel 1551 Ivan mandò il suo agente Hans Schlitte nelle terre tedesche, dove reclutò 123 persone che volevano lavorare in Russia. Si trattava di medici e farmacisti, teologi e giuristi, architetti e muratori, orafi, specialisti nella produzione di campane, e anche un paio di musicisti professionisti! Più tardi, durante la guerra di Livonia, anche la popolazione tedesca delle città conquistate da Mosca si stabilì in terra russa. Alcuni dei mercenari tedeschi, poi, acquisirono una grande fama: fra loro vi era l'avventuriero Heinrich von Staden, che servì nell'esercito dell’oprichnina (опричнина, in russo) dello zar Ivan IV [coinvolto nelle repressioni contro i boiardi, o l'aristocrazia russa; con il termine oprichnina si indica quella parte di territorio russo governata direttamente dallo zar durante il regno di Ivan IV].
Il quartiere tedesco a Mosca all'inizio del XVIII secolo
History of Peter the Great, A. Brickner/A. S. Suvorin Publishing, 1882-1883Dopo la morte di Ivan il Terribile, sotto Boris Godunov, sempre più mercanti tedeschi arrivarono in Russia; sul fiume Yauza, a Mosca, sorse un nuovo quartiere tedesco. A metà del XVII secolo i tedeschi erano talmente tanti che lo zar Aleksej Mikhailovich limitò il loro diritto di acquistare case e terre dalla popolazione russa: temeva infatti che i tedeschi, intraprendenti e laboriosi, avrebbero lasciato i russi senza un tetto sopra la testa.
I tedeschi vivevano in una comunità molto unita nel quartiere tedesco. Aderivano al luteranesimo, avevano la loro chiesa e organizzavano le loro celebrazioni. Le case del quartiere tedesco erano costruite in stile europeo, con tetti spioventi e giardini decorati con aiuole, pergole in legno e stagni. La gente del posto indossava abiti europei e aveva uno stile di vita occidentale. E sebbene vi abitassero anche gli inglesi, gli olandesi, i danesi, gli svizzeri, i francesi e gli svedesi, la principale lingua di comunicazione era il tedesco.
Tra i residenti di spicco del quartiere tedesco c'erano il medico Lavrenty Blumentrost, il gioielliere Yurij Forbos, il farmacista Johann Guttemensch, il pastore Johann Gottfried Gregory, che ebbe un ruolo importante nella storia del teatro russo, e il generale Franz Lefort, nato a Ginevra. Quest'ultimo ricoprì un ruolo enorme nella storia russa, facendo amicizia con il giovane zar Pietro, che da lì a poco sarebbe diventato Pietro il Grande.
Franz Lefort
Vadim Nekrasov/Global Look PressFranz Lefort, insieme al generale scozzese Patrick Gordon, divenne il primo e migliore amico del giovane zar, che spesso visitava il quartiere tedesco: Pietro infatti aveva ereditato dal padre l'interesse e la passione per tutto ciò che era europeo. Grazie a Pietro, che si era recato in Europa con la Grande Ambasciata nel 1697-1698 per reclutare ingegneri e militari stranieri, si riversò in Russia un nuovo flusso di funzionari e mercenari stranieri.
Il finanziere Heinrich Claus von Fick, i baroni Georg Gustav von Rosen e Carl Ewald von Rönne (entrambi generali), il poeta e traduttore Johann Werner Paus, l'ufficiale militare e futuro cancelliere Andrey (Heinrich Johann Friedrich) Ostermann, l'impavido feldmaresciallo e politico, il conte Burkhard Christoph von Münnich, l'ingegnere e feldmaresciallo Georg Wilhelm de Gennin, il generale Johann Weisbach e il generale Adam Weide... Questi tedeschi erano amici e alleati di Pietro il Grande, e fecero molto per alimentare la gloria dell’Impero russo.
La chiesa luterana di San Michele (Michael-Kirche) nel quartiere tedesco di Mosca, demolita nel 1928
Foto d'archivioSpesso provenienti da famiglie piuttosto modeste, erano la prova del principio fondamentale sostenuto da Pietro: non devono essere le origini o la nazionalità, bensì il merito e il talento, a rendere grande il nome di una persona al servizio della Russia.
Il sistema statale costruito da Pietro, e in particolare la Tavola dei ranghi - un elenco di posizioni e gradi governativi, militari, navali e di corte dell'Impero russo - venne praticamente copiato dai modelli tedeschi. Pertanto i tedeschi si “sentivano a casa” al servizio della Russia.
Caterina la Grande seguì le orme di Pietro: di etnia tedesca, arrivò al potere in Russia come consorte dell'imperatore Pietro III (anch'egli tedesco) e poi prese il pieno potere in seguito a un colpo di stato. Nel 1762-1763, subito dopo l'ascesa al trono, Caterina emise due manifesti che invitavano i coloni stranieri a stabilirsi in Russia. Il governo prometteva loro una “indennità di trasferimento”. Veniva inoltre concessa la libertà personale, la libertà di movimento e di religione, e l'esenzione dal pagamento di dazi e, soprattutto, dal servizio militare. I principati tedeschi in quel periodo erano costantemente in guerra e per questo molti tedeschi soggetti al servizio militare fuggivano in Russia con le loro famiglie. Ma l’obiettivo di Caterina era diverso: il paese era a corto di contadini per lavorare la terra e produrre cibo da fornire all’esercito, così Caterina sperò di poter migliorare la situazione con l’aiuto degli stranieri.
19 luglio 2013, regione di Saratov, Russia. Le celebrazioni del 250° anniversario della pubblicazione del Manifesto dell'imperatrice Caterina II "sull'invito ai coloni stranieri". La deposizione dei fiori al monumento ai "tedeschi russi vittime della repressione in URSS"
Nikolaj Titov/Global Look PressIl primo gruppo di “coloni”, composto da circa 25.000 persone, fu inviato nella regione del Volga. Le condizioni di viaggio erano terribili e non erano quelle a cui i tedeschi erano abituati: circa uno su dieci non arrivava a destinazione. Tuttavia, ben presto nella regione del Volga sorsero più di 100 villaggi tedeschi.
La successiva “ondata” di immigrazione seguì dopo il manifesto di Alessandro I del 1804: ancora una volta l'imperatore invitò i tedeschi a stabilirsi sulle terre libere. E così, durante il XVIII e XIX secolo, i tedeschi si stabilirono nella regione del Volga, in Kazakhstan, nella regione del Don, in Crimea e in Ucraina, e queste erano solo le diaspore più grandi. Nel 1913, nell'Impero russo vivevano circa 2,5 milioni e mezzo di tedeschi di etnia tedesca, per non parlare dei tedeschi russi e dei loro discendenti!
Pavlodar, Kazakhstan. I discendenti di tedeschi che vivono in Kazakhstan seguono ancora oggi le tradizioni e le usanze della propria terra d'origine. In questa foto, una donna mostra come si usa una ruota per filare
Nikolaj Kuznetsov/TASSOgni diaspora di tedeschi russi ha la sua storia, i suoi alti e bassi. Per 18 anni, la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Tedesca del Volga è esistita nella regione del Volga come parte dell'URSS, e nel 1918 i tedeschi della Crimea tentarono persino di creare un proprio Stato. Ma tutti questi argomenti meriterebbero un capitolo a parte. Quel che è certo, è che le storie del popolo russo e di quello tedesco sono inestricabilmente intrecciate ed è semplicemente impossibile immaginare l'una senza l'altra.
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