La tragedia di Khodynka: l’incoronazione dell’ultimo zar macchiata di sangue

Dominio pubblico
La pessima organizzazione della festa, allestita sul campo Khodynskoe di Mosca, causò la morte di oltre 1.300 persone

Nel 1712 Pietro il Grande spostò la capitale russa da Mosca a San Pietroburgo; ma gli imperatori continuarono a essere incoronati nella Cattedrale della Dormizione del Cremlino di Mosca. E l'ultimo zar Nicola II non fece eccezione.

Suo padre, Alessandro III, morì nel 1894, ma dovettero passare due anni prima che Nicola venisse incoronato, il 26 maggio 1896. 

La cattiva organizzazione

Il regno di Nicola II iniziò con una tragedia che si consumò nel campo di Khodynskoe, una vasta area di Mosca dove oggi inizia la Prospettiva di Leningrado (Leningradskij Prospekt). All’epoca questa zona ospitava la base di addestramento della guarnigione di Mosca, e accoglieva varie manifestazioni e feste tradizionali. Proprio lì si tennero le incoronazioni di Alessandro II e Alessandro III, che si svolsero con toni pacifici. Ma la cerimonia di investitura di Nicola II fu preceduta da una sequenza di tragici errori.

Il primo errore fu quello di aver calcolato male il numero di ospiti che avrebbero partecipato alla celebrazione. I preparativi, gestiti dallo zio di Nicola II, il granduca Sergej Aleksandrovich, governatore generale di Mosca, prevedevano 10.000 secchi di idromele e 30.000 secchi di birra, oltre a spettacoli di teatro ed esibizioni. E ogni ospite avrebbe dovuto ricevere in dono una pagnotta speziata con il monogramma dello zar, un pezzo di salsiccia, dolci e noci, un panino del famoso panettiere moscovita Filippov e una brocca smaltata con le iniziali dell’imperatore. 

Tutte queste merci erano avvolte in un fazzoletto e ovviamente tutti coloro che si recarono a Khodynka volevano ricevere l’omaggio. Gli organizzatori, però, non pensarono che sarebbe accorsa gente non solo da Mosca, ma anche dai villaggi circostanti. 

Gli studiosi contemporanei stimano che alla festa avessero partecipato circa 400.000 ospiti: praticamente un residente su due della Mosca dell’epoca! Vladimir Dzhunkovskij, collaboratore di Sergej Alexandrovich, disse: “L'intero campo era affollato di gente”. E fu lì che si verificò la tragedia. 

Un’incoronazione macchiata di sangue

Se oggi abbiamo un quadro completo di come avvenne quel disastro è grazie a un cronista di Mosca: Vladimir Gilyarovskij. Impavido reporter, aveva già documentato incendi e incidenti, e partecipò alla guerra russo-turca del 1877-1878. Il suo breve reportage “Katastropha na Khodynskom pole” (La catastrofe sul campo di Khodynskoe), apparve sul giornale Russkie Vedomosti il giorno dopo i fatti. Molti anni dopo scrisse un libro di memorie intitolato "Moskva Gazetnaya" (Il giornale di Mosca). Nel suo libro scrive: “In quei giorni erano arrivati a Mosca circa 200 corrispondenti russi e stranieri. Ma io sono stato l’unico ad aver passato la notte tra le migliaia di persone che soffocavano e morivano nel campo di Khodynskoe”.

Nel suo reportage per il Russkie Vedomosti, Gilyarovskiij fornisce una descrizione piuttosto dettagliata del campo. I regali furono disposti su una linea che andava da una zona periferica di Mosca fino al cimitero di Vagankovskoe, che all’epoca si trovava fuori città. Il cronista fece notare che uno degli errori principali fu la distribuzione dei doni, giacché portò la folla ad accalcarsi. Le tavolate allestite con i regali si trovavano infatti vicino a un fossato e la superficie del campo era piena di fosse e buche, dove era facile inciampare.

Gilyarovskiij arrivò a Khodynka la sera del 29 maggio. E a quell’ora molte persone erano già sul posto. Tutti sapevano che la consegna dei regali sarebbe iniziata alle 10 del mattino successivo e gli ospiti arrivarono molte ore prima per assicurarsi di ricevere il boccale e le prelibatezze. A mezzanotte il campo era già affollatissimo. “Non si riusciva nemmeno a muovere un braccio, era impossibile dare un passo”, scrisse il cronista. 

Le persone stavano ammassate le une contro le altre, i bambini venivano spintonati tra la folla e iniziarono i primi svenimenti. Ma anche chi perdeva i sensi non aveva un posto dove accasciarsi, se non sotto i piedi della gente scalpitante.

La situazione ovviamente peggiorò al momento della distribuzione dei doni. La gente spingeva e spintonava nel tentativo di afferrare il pacco e la cosa si fece ancor più grave quando gli incaricati alla distribuzione iniziarono a lanciare i pacchi sulla folla. “Stavo perdendo i sensi anch’io e stavo morendo di sete”, scrisse Gilyarovskiij nelle sue memorie. Quando il cronista cercò di allontanarsi, vide sopraggiungere una dozzina di cosacchi a cavallo, accorsi per disperdere la folla. Gilyarovskiij riuscì finalmente a raggiungere un luogo sicuro. “Sono caduto vicino a una recinzione, ho strappato un ciuffo d’erba e l’ho mangiata per riprendere le forze”. Gilyarovskiij era molto alto e incredibilmente forte, e ciò lo aiutò a sopravvivere. Ma non fu così per tutti. 

La cerimonia dopo la tragedia

Quando Sergej Aleksanrovich fu informato della tragedia, diede l'ordine immediato di ripulire tutto: lo zar Nicola II con la moglie sarebbe arrivato alle 14, quindi per quell’ora tutto avrebbe dovuto essere in ordine. I cadaveri erano sparsi ovunque, soprattutto nel fossato. Furono rinvenute 27 persone anche in un pozzo: solo una di loro sopravvisse. 

A quanto pare, le autorità di Mosca fecero dei calcoli piuttosto approssimativi, e le stime ufficiali parlano di 1.389 morti e più di 900 feriti. I cadaveri vennero trasferiti perlopiù nel cimitero di Vagankovskoe.

L’imperatore e l’imperatrice incrociarono i carri con i cadaveri e feriti durante il loro tragitto verso Khodynka. Nicola II era stato messo al corrente dell’accaduto e la tragedia lo aveva particolarmente sconvolto. Più tardi scrisse nel suo diario: “Queste notizie mi hanno lasciato un'impressione disgustosa”. 

La sera lo zar partecipò a un ballo organizzato dall'ambasciatore francese Montebello. Ma Sergej Witte, ministro delle Finanze, scrisse nelle sue memorie: “Sua Maestà lasciò presto il ballo... evidentemente la catastrofe lo ha scosso profondamente”. Witte era sicuro che se la decisione fosse dipesa solo dalla volontà di Nicola, egli avrebbe annullato la festa. 

Alle famiglie delle vittime fu dato un risarcimento in denaro, e il giorno dopo l'imperatore e l'imperatrice fecero visita ai feriti negli ospedali. Nelle sue memorie, Gilyarovskij ricorda la frase di un vecchio dattilografo della tipografia del giornale, che bofonchiò: “Tutto ciò significa guai! Questo regno non porterà nulla di buono!”.  La tragedia di Khodynka rovinò inoltre la reputazione di Sergej Aleksandrovich, che fu soprannominato il Duca di Khodynka. 

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