Tra bunker e maschere antigas: così l’URSS insegnava ai bambini a difendersi da possibili attacchi

MAMM/MDF/Russiainphoto.ru
Le lezioni di difesa civile presero piede durante il primo conflitto mondiale e si intensificarono con lo scoppio della Guerra Fredda. Alla popolazione si spiegava come reagire in caso di bombardamenti, attacchi chimici o nucleari

In Russia, così come in Europa, si cominciò a insegnare le basi della difesa civile alla popolazione durante la Prima guerra mondiale. Per la prima volta iniziarono a circolare avvertimenti su imminenti bombardamenti e sulle regole di comportamento in caso di attacco chimico o di necessaria assistenza medica. Negli anni ‘30 venivano organizzati regolarmente incontri per spiegare ai cittadini come proteggersi dalle varie minacce della guerra. 

Il sistema di difesa civile dell’URSS prese forma definitivamente negli anni ‘60, durante la Guerra Fredda, quando apparvero quartieri generali della protezione civile praticamente in ogni città e in ogni impresa più o meno importante.

Dai bambini ai pensionati

In URSS era obbligatorio assistere a conferenze sulla difesa civile fin da bambini. L’obiettivo principale di questi incontri era quello di insegnare ai cittadini come proteggersi da eventuali attacchi con armi nucleari, chimiche o batteriologiche.  

Le lezioni introduttive iniziavano a scuola: esistevano corsi per ogni fascia d’età, e anche gli alunni delle scuole elementari erano in grado di cucire mascherine per il viso utilizzando garza e cotone, e condurre un’evacuazione ordinata in caso di allarme. Fin da piccolissimi i bambini conoscevano l’esistenza delle armi di distruzione di massa e sapevano che, in caso di esplosione nucleare, avrebbero dovuto nascondersi in un bosco o in un fossato, o in un bunker in caso di radiazioni.  

Se anche voi pensavate che i campi per i giovani pionieri servissero per far divertire i bambini all’aria aperta… vi sbagliate di grosso. Venivano organizzati giochi di squadra come “Zarnitsa”, in cui i giovani si allenavano per orientarsi geograficamente e amministrare i primi soccorsi.

Nelle scuole superiori e nelle aziende, gli addestramenti di difesa civile venivano svolti in accordo alla specializzazione scelta.

Furono realizzati speciali sistemi di protezione con finestrini trasparenti da installare sulle carrozzine per i neonati che non potevano indossare normali mascherine facciali.

Gli enti locali di difesa civile organizzavano conferenze per i pensionati nei cortili dei condomini e nei parchi. Inoltre si prestava particolare attenzione alla formazione morale e psicologica, per insegnare alla gente a mantenere la calma e a seguire le istruzioni anche nelle situazioni di emergenza. 

Il rischio esplosioni 

Oltre a partecipare a incontri e conferenze, i cittadini sovietici erano tenuti a rispettare certi standard di addestramento. Per esempio, si esigeva che la gente fosse in grado di scegliere e indossare una maschera antigas in tutta velocità: al momento del via, i partecipanti dovevano salire su un tavolo, prendere la misura della propria testa, trovare la giusta misura della maschera antigas, avvitare il contenitore del filtro alla maschera, indossarla e controllarne l'ermeticità. L’operazione doveva essere svolta al massimo in un minuto. Un’altra prova consisteva nell’indossare la propria maschera antigas in 10 secondi.

Al comando di “Esplosione a sinistra (o a destra)”, ci si doveva buttare a terra e cercare qualcosa con cui proteggersi. I partecipanti avevano 3 secondi a disposizione e venivano valutati sulla base della qualità del rifugio individuato e di come avevano protetto mani e testa. Addestramenti simili venivano condotti anche per esercitare l’assistenza medica, per costruire rifugi e per valutare la velocità con cui le persone cercavano riparo. 

Inoltre, venne pubblicato un opuscolo dal titolo: “Ciò che tutti dovrebbero sapere e fare”, destinato a un vasto pubblico di lettori. Il volantino si apriva con l’affermazione secondo la quale “il campo imperialista sta preparando il più terribile crimine contro l'umanità: una guerra termonucleare mondiale che potrebbe portare a una distruzione senza precedenti”; e così il dovere di ogni cittadino sovietico era quello “di studiare modi e mezzi per garantire la protezione contro le armi di distruzione di massa e sapere come metterle in pratica anche in tempo di pace”, al fine di proteggere la propria famiglia.  

Il volantino spiegava in dettaglio le misure da adottare: ad esempio, in caso di armi batteriologiche (in URSS l’antrace, la peste e il colera erano considerati gli agenti batteriologici più pericolosi), si doveva imporre la quarantena nelle zone colpite, chiudendo le istituzioni culturali e controllando il transito in entrata e uscita. Era inoltre prevista la sanificazione degli edifici e del personale medico e di controllo. 

Qual è la situazione al giorno d’oggi?

Sebbene molte persone non prendessero troppo sul serio le esercitazioni di questo tipo, molte famiglie dell'URSS possedevano maschere antigas, e i ragazzini sapevano cucire mascherine con materiali improvvisati e sapevano dove si trovava il più vicino rifugio antiatomico.

Dopo il crollo dell'URSS, la protezione civile è stata posta sotto la giurisdizione del Ministero delle Situazioni di Emergenza, e oggi nelle fabbriche e nelle imprese si tengono solo esercitazioni antincendio: in altre parole, le persone vengono addestrate ad evacuare gli edifici quando suona l'allarme. Ogni tanto si svolgono ancora lezioni di protezione civile, ma non su così vasta scala. 

Gli ex rifugi sono diventati luoghi di “pellegrinaggio” per gli esploratori urbani, o sono stati trasformati in musei, o semplicemente chiusi. La generazione più anziana, tuttavia, ricorda ancora come comportarsi in caso di minaccia.

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