La propaganda sovietica aveva la tendenza di vedere nemici ovunque e di cercare il significato nascosto anche laddove non c’era. Basti pensare che alcune persone, ad esempio, intravedevano il volto di Trotskij, il “nemico del popolo”, nella fiamma disegnata su una scatola di fiammiferi.
Circolavano terribili leggende urbane, alle quali la gente si aggrappava per trovare spiegazioni comprensibili a fatti fino a quel momento indecifrabili, soprattutto se avvenivano all’estero o avevano a che fare con degli stranieri.
“Le voci, le leggende metropolitane, comprese le storie spaventose, nascono e si diffondono perché la gente ne ha bisogno”, sostengono le “collezioniste di leggende metropolitane” Aleksandra Arkhipova e Anna Kirzyuk nel loro libro “Dangerous Soviet Things. Urban Legends and Fears in the USSR” (NLO, 2020). Così come fanno notare le autrici, le dicerie servivano per nascondere a sé stessi la triste realtà in cui si stava vivendo. Abbiamo selezionato per voi le più curiose.
Una volta condannato il culto della personalità di Stalin, le relazioni tra URSS e Cina iniziarono a deteriorarsi. La Cina avviò una propaganda antisovietica e si verificarono frequenti scontri armati al confine tra i due paesi. I cittadini sovietici temevano un'invasione militare cinese e atti di sabotaggio all'interno dell’URSS da parte dei sostenitori di Mao: avevano infatti subìto un lavaggio del cervello per credere alla “minaccia cinese” che incombeva su di loro. Queste paure venivano inoltre alimentate da una diceria urbana che iniziò a circolare nella seconda metà degli anni ‘70.
Secondo la leggenda, una donna avrebbe comprato un tappeto cinese e lo avrebbe appeso al muro; una notte suo figlio, che dormiva nella camera accanto, sentì un urlo terrificante e chiamò la polizia. La donna fu trovata morta, con un’espressione inorridita impressa sul volto.
Durante l’ispezione un astuto poliziotto spense la luce nella stanza, e, stando alle dicerie, i presenti avrebbero intravisto l’inquietante figura di Mao Zedong, disteso in una bara con le braccia incrociate sul petto, che si stagliava sullo sfondo del tappeto nuovo. La leggenda narra che i cinesi, per rendere omaggio al loro leader, avrebbero ricamato sui tappeti venduti in URSS l’immagine del dittatore con fili fosforescenti, per spaventare a morte le persone.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l'agricoltura fu minacciata da un’invasione di coleotteri del Colorado, che distrussero le coltivazioni di patate. Secondo il ministro dell'Agricoltura sovietico, i coleotteri sarebbero stati in realtà un tentativo di sabotaggio da parte degli americani. Questa leggenda si diffuse molto rapidamente e venne ripresa dai giornali sovietici e da quelli del blocco orientale.
I coleotteri furono avvistati in molte località, mentre migliaia di studenti venivano mandati sui campi nel tentativo di estirparli manualmente o eliminarli con fiale di veleno.
Una seconda versione di questa leggenda iniziò a circolare negli anni ‘70, e ipotizzava che gli americani stessero spargendo delle zecche lungo i binari della ferrovia Bajkal-Amur, la cui costruzione si stava avviando verso la fase finale.
Anche se i film di James Bond non venivano certamente proiettati in URSS, alle orecchie dei sovietici giunsero voci e dicerie sui più incredibili strumenti per lo spionaggio. Circolavano terrificanti leggende sui miracoli della tecnologia occidentale, “capace di tutto”, e spesso erano legate a fantasiose immagini di nudo; fra le tante, vi era una diceria secondo la quale circolavano occhiali giapponesi con lenti che permettevano di vedere sotto i vestiti delle persone.
Altre leggende ipotizzavano che ci fossero degli stranieri che si recavano appositamente in spiaggia per fotografare le donne sovietiche in costume da bagno con una speciale pellicola rossa che, al momento di essere sviluppata, rivelava le signore completamente nude. Le immagini “pornografiche”, si diceva, venivano poi distribuite per compromettere la reputazione dell’URSS.
Oltre la cortina di ferro gli stranieri non erano ammessi. E così, quando alla fine degli anni ‘50 l’URSS iniziò a ospitare i primi festival internazionali per giovani, i sovietici si spaventarono di fronte a quell’invasione di ospiti dall’estero. Una paura che trovò terreno fertile nelle tante leggende metropolitane che nascevano e si diffondevano a macchia d’olio. Per esempio, la gente credeva che i visitatori stranieri offrissero dolcetti avvelenati ai bambini (una leggenda nata quando uno svedese offrì a un ragazzino una caramella dal gusto strano… alla liquirizia), oppure penne e giocattoli imbottiti di bombe o veleno.
Tra gli oggetti più mistificati vi fu la gomma da masticare, così amata e desiderata dai bambini sovietici. Secondo alcune dicerie, gli stranieri farcivano le chewing-gum con schegge di vetro e piccoli aghi.
Inoltre, vi era una credenza popolare secondo la quale chi ingoiava una gomma da masticare si sarebbe ritrovato con la bocca ricoperta di muffa.
All'inizio degli anni '50, in URSS venne aperta una causa penale contro i medici che avrebbero pianificato di avvelenare Joseph Stalin e i vertici del partito. Un "complotto di medici" accompagnato da voci su una cospirazione ebraica che spaventava molte persone in Unione Sovietica.
Tutto ciò diede vita alle leggende più impensabili. Alcuni sostenevano che attraverso i vaccini somministrati nelle scuole, si iniettasse nei bambini il cancro e la tubercolosi, e che i medici distribuissero pillole imbottite con pezzi di piombo o filo metallico.
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