L’Homo di Denisova, quel lontano parente dell’uomo scoperto sui monti della Siberia

Legion Media, Aleksandr Kryazhev/ Sputnik, Maayan Harel / Hebrew University of Jerusalem
L’ominide, vissuto sugli Altaj in un periodo compreso fra i 170.000 e i 110.000 anni fa, avrebbe molte cose in comune con l’Homo Sapiens...

Perché gli studi sull’Homo di Denisova sono così importanti?

L’Homo di Denisova, chiamato anche “donna X”, è un ominide estinto i cui resti sono stati rinvenuti sui monti Altaj, in Siberia. Appartiene al genere “Homo”, pur non rientrando nella categoria “Sapiens”, con il quale aveva comunque degli antenati in comune.  

Studiando l’Homo di Denisova, gli scienziati hanno la possibilità di studiare in maniera più approfondita le caratteristiche del DNA antico. 

Da dove deriva il suo nome?

La grotta di Denisova, sulle montagne dell'Altaj, in Siberia, è stata abitata fin dalla preistoria: prima dai Neandertaliani, e poi dall'uomo. La grotta, scoperta negli anni '70 e facilmente accessibile agli esploratori, è situata vicino a un corso d’acqua e rappresenta un rifugio piuttosto confortevole; ha una superficie di 270 metri quadrati e nel corso del tempo al suo interno si sono formate 20 falde archeologiche.

I primi resti di Denisova sono stati ritrovati nel 1984, nel 2000 e nel 2010, e inizialmente si pensava si trattasse di tracce dell’Uomo di Neanderthal. Solo nel 2008, con la scoperta dell'osso del dito di una ragazza, l'Uomo di Denisova è stato finalmente identificato.

Quali resti sono venuti alla luce?

Fino a questo momento nella grotta di Denisova sono stati ritrovati l’osso di un dito, tre denti, alcuni frammenti ossei e un frammento di cranio; inoltre nel 1980 è stato rinvenuto in Tibet un pezzo di mandibola che si ritiene appartenga all’Uomo di Denisova.

Cosa rende così unico e particolare l’Uomo di Denisova?

L'osso del dito rinvenuto nel 2008 (identificato più tardi, nel 2017, come appartenente a una ragazzina di 7-12 anni, con la pelle scura e gli occhi marroni) è stato studiato da un team del Maks Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, guidato dal genetista svedese Svante Pääbo.

Gli studi hanno evidenziato che il DNA dell’Uomo di Denisova è diverso da quello degli esseri umani moderni per 385 nucleotidi (elementi fondamentali del DNA), mentre il DNA di Neanderthal differisce da quello umano “solo” per 202 nucleotidi. In sostanza, l’Homo di Denisova era una specie proto-umana antica e complessa.

L’ultima sensazionale scoperta legata all’Uomo di Denisova è stata fatta nel febbraio 2019, quando è venuto alla luce un osso del cranio di un maschio di Denisova, il più grande esemplare ritrovato. 

Che aspetto avevano i Denisova? Di cosa si occupavano?

Gli studiosi dispongono di pochissime informazioni sull’aspetto di questo ominide. A giudicare dalle dimensioni dei loro denti e della mandibola, i Denisova erano più grandi degli umani. Avevano la pelle scura e le loro mascelle erano più lunghe e ingombranti, con volti più larghi di quelli dell’Homo Sapiens. Tuttavia, non esiste ancora una ricostruzione affidabile dell'aspetto reale dell'uomo di Denisova.

Secondo uno studio genetico eseguito nel 2019, questa popolazione viveva originariamente sulle montagne del Tibet. E così come dimostrano i reperti trovati nella grotta di Denisova, questi ominidi erano molto abili nella costruzione di utensili, di gran lunga più abili rispetto agli uomini di Neanderthal… e all’uomo moderno! 

Usavano le ossa degli uccelli come aghi e creavano gioielli primitivi, ad esempio collane e bracciali. I Denisova, poi, usavano tecniche complicate di lavorazione della pietra, come la levigatura e la lucidatura. Gli umani raggiunsero questo livello di competenza solo nell'età del bronzo (inizio 3.500 a.C.). I Denisova, a quanto pare, commerciavano anche materiali preziosi con popolazioni lontane.

Denisova, Neanderthal, Sapiens: in cosa si differenziano?

I Denisova e i Neanderthal avevano un antenato in comune, dal quale si sono “separati” circa 390.000 anni fa.

Si presume che l’origine dei Denisova risalga a circa 750.000 anni fa, in Africa; secondo alcune ipotesi, avrebbero lasciato il continente prima dell’Homo Sapiens. 

Vyacheslav Ivanov (1929-2017), uno dei maggiori antropologi e indoeuropologi russi, sosteneva che i Denisova avessero lasciato l'Africa prima degli uomini e fossero emigrati sugli Altaj. Secondo Ivanov, migliaia di anni dopo, quando la specie Homo Sapiens raggiunse l'Altaj, avrebbe incontrato i Denisova e si sarebbe “alleata” a loro. 

Questi ominidi probabilmente hanno vissuto nella grotta di Denisova fra i 170.000 e i 110.000 anni fa. Gli studiosi sono portati a credere che siano esistiti almeno due gruppi di questa specie, con 65.000 anni di differenza tra loro. 

I denisovani e i neandertaliani avrebbero coesistito in questa grotta per vario tempo e si sarebbero quindi incrociati. 

Nel 2018, alcuni studi hanno dimostrato che un frammento osseo rinvenuto nel 2012 e appartenuto a una ragazza di Denisova portava il 36,6% di DNA di Neanderthal e il 42,3% di DNA di Denisova, il che significa che la ragazza era un ibrido di prima generazione, nata da una madre di Neanderthal e un padre di Denisova.

Nel 2014 si è scoperto che il popolo tibetano riesce ad adattarsi piuttosto bene agli ambienti con poco ossigeno (ipossici), tipici degli altipiani d'alta quota; ciò si spiegherebbe con il fatto che, probabilmente, avrebbero ereditato un gene dai Denisova. Gli studi sul DNA di questi ominidi suggeriscono infatti che i Denisova avrebbero vissuto in Tibet e si sarebbero adattati all’ambiente; una linea genetica simile a quella dei Denisova è stata trovata anche nei popoli indigeni della Nuova Guinea. Alcuni dati archeologici e studi sul DNA portano a credere che le tre specie (l’uomo moderno, l’Uomo di Neanderthal e quello di Denisova) abbiano convissuto nella grotta di Denisova in diversi momenti, e che siano addirittura incrociate.

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