Le folli idee ipotizzate dai visionari sovietici per colonizzare lo spazio

Mikhail Filimonov/Sputnik
Il cosmo e la vita dell’uomo tra le stelle furono a lungo fonte di ispirazione per scienziati, artisti e scrittori sovietici, che riversarono la propria immaginazione nello studio di progetti ambiziosi e fantasiosi

 

L’uomo ha messo piede per la prima volta sulla Luna nel 1969. Sorprendentemente, i visionari sovietici avevano ampiamente sottovalutato le capacità di sviluppo tecnologico dell’epoca: basti pensare che nel 1958 la rivista sovietica Tekhnika-Molodezhi ipotizzava che l’uomo non avrebbe toccato il suolo lunare prima della fine del XX secolo, e aggiungeva che, prima di un possibile sbarco, gli scienziati avrebbero fatto atterrare un satellite sulla superficie lunare: un’impresa effettivamente compiuta, ma in tempi molto più rapidi di quelli previsti, ovvero nel 1959. Si credeva infine che l’uomo, prima di arrivare fisicamente sulla Luna, avrebbe fatto detonare un'arma nucleare sulla sua superficie lunare per studi scientifici (un’ipotesi, questa, che non si è mai realizzata).

L'artista sovietico Denis Dashkov aveva addirittura immaginato una futura stazione spaziale, da costruire sotto la superficie della Luna per proteggere le persone dai meteoriti e dalle temperature estreme, che oscillano tra +120°C a -150°C.

Secondo l'artista, la stazione sarebbe stata posizionata sulla superficie del satellite e alimentata da batterie ad energia solare; secondo il progetto, gli esploratori avrebbero vissuto sul livello superiore della stazione, mentre l'aria, il cibo e le altre forniture necessarie sarebbero stati immagazzinati sul livello inferiore. 

Un altro artista, Fyodor Borisov, ha immaginato le stazioni lunari del futuro come case sferiche ricoperte da terra e costruite sulla superficie della Luna, per essere in questo modo protette dalle intemperie e dalle severe condizioni del satellite. 

Il cilindro di O'Neill, un concetto futuristico di colonizzazione dello spazio proposto dal fisico americano Gerard K. O'Neill nel suo libro "The High Frontier: Human Colonies in Space" (1976), ha ispirato diversi visionari sovietici, che tradussero le sue idee e le fecero circolare sulle pagine delle riviste scientifiche dell’URSS.  

In particolare, la rivista Tekhnika-Molodezhi descriveva il progetto di O'Neill come "una colonia spaziale autonoma composta da due cilindri collegati, di 7,5 km di diametro, e in grado di ospitare tra le 10.000 e i 20 milioni di persone. La rotazione di questi due cilindri creerebbe una gravità simile a quella terrestre; all’interno delle stazioni e sugli anelli esterni troverebbero spazio l'agricoltura e l'allevamento”.

La stessa rivista parlò anche di un progetto futuristico chiamato “Centro”: l’idea sembra presa in prestito da un film di Hollywood e parla di un tunnel capace di bucare la terra, consentendo così il trasporto veloce di merci e persone.  

Secondo le stime degli scrittori e dei visionari sovietici, la costruzione di un simile tunnel avrebbe richiesto 48 anni di lavori, ma avrebbe poi permesso di attraversare il centro della Terra in soli 43 minuti, grazie alle forze gravitazionali. 

Il progetto Centro fu tenuto in considerazione anche come metodo innovativo per lanciare razzi nello spazio, visto che i sognatori sovietici nutrivano grandi aspettative nei confronti delle forze gravitazionali, considerate, secondo loro, più potenti ed economicamente vantaggiose rispetto ai motori a reazione.

L'idea di un ascensore spaziale, proposta per la prima volta dallo scienziato sovietico Konstantin Tsiolkovskij, pioniere della teoria astronautica, è stata successivamente ripresa e sviluppata in un coraggioso progetto futurista apparso nel 1959 sulle pagine di una nota rivista scientifica dell’epoca. 

L'autore proponeva la costruzione di una torre alta 35.800 km, da adibire al trasporto di scienziati e attrezzature nello spazio; secondo lui, sarebbe stata utile anche per lanciare astronavi dalla cima e risolvere così il problema della gravità terrestre. Inutile dire che questo sogno futuristico non fu mai realizzato. 

Valutando l’idea della colonizzazione dello spazio da parte degli uomini, l'ingegnere sovietico Sergej Zhitomirskij propose di costruire una città galleggiante nell'atmosfera di Venere. Egli riteneva infatti di poter utilizzare la stessa tecnologia già usata nella costruzione delle mongolfiere per mantenere le stazioni a galla a circa 50 o 60 km dalla superficie di Venere, dove la temperatura e le altre condizioni erano ritenute favorevoli per gli esseri umani. Il progetto è stato romanticamente chiamato "Le isole galleggianti di Venere".

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