Perché fallì il progetto sovietico del “Maksim Gorkij”, l’aereo più grande del mondo

Dominio pubblico
L’ANT-20, che era stato intitolato al grande scrittore, doveva essere una gigantesca arma di propaganda volante. Ma una incredibile tragedia aerea segnò troppo presto il suo destino, e anche l’uomo che lo aveva ispirato non fece una bella fine

“La costruzione di un gigantesco aereo di propaganda dovrebbe diventare la base per l’aggiornamento e la ricostruzione dei metodi del nostro lavoro di agitazione politica di massa, applicando al meglio l’alto livello tecnico che il nostro Paese sta raggiungendo”, scrisse il giornalista Mikhail Koltsov nel 1932. Protetto di Stalin (ma sarebbe poi caduto in disgrazia), Koltsov divenne così l’ispiratore ideologico del progetto del più grande aereo del mondo a quell’epoca.

Destinato a diventare l’orgoglio dell’industria aeronautica sovietica, questo aereo meraviglia della tecnica fu concepito come il fiore all’occhiello della propaganda sovietica, un anello chiave nella promozione del comunismo. Secondo il piano, doveva essere dotato di una stazione radio ricevente e trasmittente, una redazione e persino una tipografia in grado di stampare e distribuire migliaia di volantini. Dopo aver ripreso filmati in volo, l’aereo doveva poterli proiettare direttamente sulle nuvole, nonché emettere slogan luminosi su cortine fumogene appositamente create come schermo.

L’aereo gigante divenne una specie di dono simbolico per uno dei più importanti scrittori sovietici, Maksim Gorkij (1868-1936), che quell’anno celebrava il 40° anniversario della sua attività creativa. Nel 1934, battezzato “Maksim Gorkij” in suo onore, l’ANT-20 fece il suo primo volo.

Un palazzo volante

Per gli anni Trenta del Novecento, le dimensioni dell’aeromobile erano impressionanti. Sviluppato dal progettista Andrej Tupolev sulla base del bombardiere TB-4, l’ANT-20 era lungo 33 metri con un’apertura alare di 63 metri, 15 in più rispetto al velivolo più grande dell’epoca, l’idrovolante tedesco Dornier Do X.

L’aereo era equipaggiato con otto motori a pistoni M-34FRN da 900 CV. Inizialmente era prevista l’installazione di sei motori, ma si dimostrarono insufficienti per quel gigante da trenta tonnellate.

Aveva una velocità piuttosto modesta (fino a 220 km/h), ma l’ANT-20 si distingueva per l’elevato livello di comfort, del tutto atipico per l’aviazione sovietica degli anni Trenta. Su una superficie di 100 metri quadrati potevano essere ospitati fino a 48 passeggeri. All’interno, venivano accolti da ampie poltrone, tappeti, scrivanie con lampade da tavolo e tende ai finestrini.

Dopo essersi rilassati nelle cabine letto, gli ospiti potevano andare al buffet automatico, dove li aspettavano spuntini freddi e caldi, e poi proseguire il viaggio in biblioteca. Inoltre, per la comodità dei passeggeri e dell’equipaggio, c’erano a bordo servizi igienici, lavandini, un negozio di provviste e un vano bagagli.

Una grande arma di propaganda

Il “Maksim Gorkij” poteva fungere da aereo da trasporto o passeggeri, da bombardiere, da quartier generale volante per il comando militare e da aereo di Stato per le più alte cariche istituzionali. L’uso principale dell’ANT-20, tuttavia, rimase la propaganda.

I progettisti furono in grado di realizzare quasi tutte le idee espresse da Mikhail Koltsov. Il velivolo era dotato di un centralino automatico con 16 numeri per la comunicazione tra i locali di servizio a bordo. La posta pneumatica permetteva al comandante di scambiare messaggi con l’operatore radio e i giornalisti della propaganda a bordo.

L’ANT-20 era dotato di un potente altoparlante, una camera oscura e una tipografia che, grazie alla speciale centrale elettrica installata, poteva stampare fino a 10 mila volantini in un’ora.

Tuttavia, l’idea di proiettare i film direttamente sulle nuvole in volo si dimostrò tecnicamente impossibile. Pertanto, fu deciso di organizzare proiezioni dei film negli aeroporti.

La catastrofe sui cieli di Mosca

Sfortunatamente, la vita del gigantesco aereo di propaganda fu breve. Riuscì a compiere solo alcuni voli con successo. A uno di loro partecipò anche Antoine de Saint-Exupéry, aviatore francese e scrittore, padre de “Il piccolo principe”, che trascorse in quell’occasione diversi giorni a Mosca.

Nella primavera del 1935, l ’ANT-20 doveva essere assegnato al distaccamento di propaganda aerea intitolato a Gorkij. Per celebrare questo evento, il 18 maggio, fu effettuato un volo cerimoniale su Mosca.

L’aereo decollò con 38 persone a bordo: impiegati della fabbrica che avevano creato il gigante, nonché membri delle loro famiglie, tra cui sette bambini. Un aereo Polikarpov P-5 e un caccia Polikarpov I-5 lo scortavano per dimostrare visivamente al pubblico quanto fosse grande il “Maksim Gorkij”.

In volo, il pilota dell’I-5 Nikolaj Blagin iniziò ad esibirsi in acrobazie aeree vicino all’ANT-20. Con l’intenzione di fare un giro attorno al gigante, perse il controllo. In picchiata dal punto più alto, il caccia, fuori controllo, si schiantò sul Maksim Gorkij che viaggiava sotto di lui, distruggendo la sua ala destra.

Dopo aver volato per inerzia per altri 10-15 secondi, l’ANT-20, andò a pezzi in aria, e si schiantò contro una casa di campagna nella zona di Sokol. Il numero di vittime fu 49: 38 passeggeri e 11 membri dell’equipaggio, tra cui il pilota dell’I-5.

Come emerse dall’indagine dell’Nkvd, un’ora prima dell’incidente, i rappresentanti dello studio cinematografico V. Rjazhskij e A. Pullin, senza il permesso dei gestori del volo, avevano insistito, per fare riprese più spettacolari, affinché Blagin eseguisse acrobazie aeree vicino al gigante. Entrambi furono condannati.

Una vera maledizione

La tragica fine del “Maksim Gorkij” non portò alla chiusura del progetto. Fu deciso di costruire un nuovo esemplare migliorato, l’ANT-2 bis, equipaggiato con sei motori più potenti M-34FRNV (fino a 1200 CV).

Tuttavia, il destino del nuovo gigante non fu meno tragico. Dopo aver volato 272 ore sia come aereo passeggeri che da trasporto, si schiantò il 14 dicembre 1942 in Uzbekistan. Le vittime della tragedia furono 26 passeggeri e 10 membri dell’equipaggio.

Di conseguenza, il progetto fu abbandonato, e né ANT-20 né ANT-20 bis furono mai più messi in produzione.

Non è sopravvissuto molto della sua idea, e non la spuntò nemmeno il suo ispiratore, il giornalista Mikhail Koltsov. Caduto in disgrazia con Stalin, fu arrestato nel 1938 e fucilato il 2 febbraio 1940 con l’accusa pretestuosa di essere un “partecipante alla cospirazione contro il partito comunista e il governo sovietico”.


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