Come reagirono nell’Urss alla caduta del Muro di Berlino?

Storia
OLEG EGOROV
Nessuno si aspettava un crollo tanto improvviso, nemmeno Mikhail Gorbachev, che però non fece nulla per ostacolarlo. E come conseguenza di un muro che andava giù, tanti ne sarebbero stati presto eretti, a dividere le 15 repubbliche prima sorelle dell’ex Unione Sovietica

Una settimana prima del 9 novembre 1989, Mikhail Gorbachev ebbe un incontro con il nuovo (e ultimo) leader della Repubblica democratica tedesca, Egon Krenz (Erich Honecker si era dimesso il 18 ottobre). A quel tempo la Germania orientale ribolliva: il popolo esigeva la democratizzazione e l’apertura dei confini con la Germania federale. Il governo della Repubblica Democratica Tedesca manteneva invece ancora un rigidissimo controllo sul confine con la Germania occidentale, anche se i suoi cittadini avevano già raggiunto il mondo capitalista, attraverso l’Ungheria, che aveva aperto il confine con l’Austria nell’agosto del 1989.

Gorbachev, l’ideologo della politica del “nuovo pensiero per il nostro Paese e il mondo”, che offriva la libertà di scelta agli Stati del campo socialista, non aveva nulla contro la democratizzazione della Ddr, ma non riusciva a immaginare con quale rapidità quello Stato sarebbe scomparso dalla mappa. “[All’incontro] con Krenz, siamo partiti dal fatto che la questione dell’unificazione della Germania era ‘ancora irrilevante’, e ‘non all’ordine del giorno’”, ha scritto l’ultimo leader sovietico nelle sue memorie. Una settimana dopo, il Muro di Berlino, simbolo della divisione del Paese, crollò.

Un malinteso

Come ricorda lo storico Ivan Kuzmin, che nel 1989 lavorava presso l’ufficio di rappresentanza del Kgb nella Repubblica Democratica Tedesca, anche il 9 novembre, quando il membro del Politburo Günter Schabowski (1929-2015) annunciò l’ingresso libero nella Repubblica Federale Tedesca e a Berlino Ovest, nulla prefigurava gli eventi storici che sarebbero seguiti. “Le sue erano parole di circostanza; era la conferenza stampa di un burocrate. Non avevo previsto in alcun modo che le sue dichiarazioni avrebbero causato quella reazione”, osserva Kuzmin.

Shabowski avrebbe dovuto solo informare in una conferenza stampa che la Repubblica Democratica Tedesca stava introducendo una nuova procedura semplificata per recarsi nella Germania dell’Ovest attraverso i checkpoint al confine di Stato, ma fece due errori:

1) Fece confusione tra i punti di controllo del confine di Stato con i checkpoint all’interno di Berlino. Il confine tra le due Berlino non era regolato dalle autorità della Germania dell’Est, ma dagli Alleati (Urss, Usa, Gran Bretagna, Francia), che avevano stabilito zone di occupazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. “Prima di cambiare qualcosa a Berlino, la Ddr doveva informare l’Urss delle sue intenzioni”, sottolinea il diplomatico Igor Maksimychev;

2) Rispondendo alla domanda del giornalista italiano dell’Ansa Riccardo Ehrman su quando sarebbero entrate in vigore le nuove regole per l’attraversamento delle frontiere, Shabowski si confuse e disse: “ab sofort”; “da subito”; “da ora in poi” (in effetti, avrebbero dovuto entrare in vigore il giorno successivo, il 10 novembre).

Di conseguenza, una folla di persone a Berlino Est si precipitò verso il Muro, ritenendo che il partito avesse permesso di attraversare il confine. “Le guardie di frontiera della Ddr possono essere considerate i veri eroi della notte dal 9 al 10 novembre”, ha detto Maksimychev. Non spararono sulla folla, il che salvò molte vite. Il confine all’interno di Berlino, sebbene senza l’approvazione del partito, si aprì davvero, e quel giorno furono demoliti i primi frammenti del muro.

Mosca approva

Gorbachev non aveva previsto un tale sviluppo, ma non fu sconvolto dalle notizie improvvise. Già il 10 novembre, inviò a Egon Krenz, che non aveva avuto altra scelta che accettare la caduta del confine tra le Germanie come un fatto compiuto, un messaggio che confermava le sue azioni.

“Penso che il sogno segreto di Gorbachev fosse quello di svegliarsi una mattina e scoprire che il Muro era scomparso da solo”, ipotizza l’ex segretario generale Andrej Grachev, sottolineando che Gorbachev era contrario alla divisione della Germania, ma non voleva intervenire personalmente in questa materia . “In sostanza, quello che sognava è quello che è successo davvero.”

Lo stesso politico sovietico, nelle sue memorie e interviste, sottolinea che non avrebbe in nessun caso interferito con la volontà del popolo tedesco e mai avrebbe usato le forze del contingente sovietico nella Repubblica Democratica Tedesca: “Abbiamo fatto tutto il possibile affinché il processo si sviluppasse in modo pacifico, senza violare gli interessi vitali del nostro Paese, e senza compromettere la pace in Europa”.

Alla fine del XX secolo, enormi cambiamenti sconvolsero il mondo con una velocità incredibile. Già nell’ottobre del 1990, il territorio dell’ex Repubblica Democratica Tedesca divenne parte della Repubblica Federale Tedesca e poco più di un anno dopo, nel dicembre 1991, l’Urss stessa cessò di esistere, dividendosi in 15 Stati indipendenti. “Ai russi ora rimaneva solo da erigere nuovi muri sui confini delle repubbliche [dell’ex URSS]”, osserva lo scrittore Dmitrij Bykov in un editoriale sugli ultimi giorni dell’esistenza del Muro di Berlino.


Come, quando e perché fu costruito il Muro di Berlino