Come, quando e perché fu costruito il Muro di Berlino

Storia
BORIS EGOROV
Ufficialmente “Barriera di protezione antifascista”, serviva di fatto ad evitare che i tedeschi dell’Est migrassero in massa nella parte occidentale, e capitalista, della città. Ecco storia, fatti e numeri del principale simbolo della Guerra Fredda

Prima della costruzione del simbolo principale della Guerra fredda, il Muro di Berlino, spostarsi tra Berlino Ovest e Berlino Est era relativamente facile. Fino a mezzo milione di tedeschi ogni giorno attraversavano la linea di demarcazione in entrambe le direzioni. Oltre 50 mila cittadini della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania dell’Est) si alzavano la mattina presto e andavano a lavorare nella parte occidentale della città, dove gli stipendi erano molto più alti, e la sera tornavano a casa, dove i prezzi erano molto più bassi.

Non tutti, però, tornavano dai loro viaggi a Berlino Ovest. Molti preferirono rimanere nell’Ovest, più prospero. Oltre 207.000 tedeschi orientali lasciarono il Paese nel 1961, con più di 30.000 persone che si trasferirono a Berlino Ovest nel solo luglio di quell’anno, per non tornare mai più. E poiché la maggior parte dei disertori era costituita da giovani specialisti istruiti, per l’economia della Ddr erano grossi problemi.

Di conseguenza, la leadership della Germania dell’Est decise di chiudere il confine. Dopo aver ricevuto l’approvazione da parte di Mosca, i cui rapporti con la Nato in quel momento erano molto tesi, iniziò la costruzione del famigerato Muro. Definito ufficialmente Antifaschistischer Schutzwall, “Barriera di protezione antifascista”, era di fatto destinato a tenere i tedeschi orientali all’interno del Paese.

La mattina del 13 agosto 1961, i berlinesi scioccati osservarono come i militari e la polizia della Germania orientale scaricavano grandi quantità di cemento, filo spinato, pale e blocchi di pietra. Le forze sovietiche in Germania erano in allerta. “Le famiglie sono state distrutte, le persone non potevano più spostarsi liberamente da un quartiere all’altro”, ha ricordato Brigitte Queisser, testimone di questi eventi, oggi noti come “la domenica del filo spinato”. 

La costruzione definitiva del Muro di Berlino durò quasi 15 anni. Al culmine della sua “potenza”, il muro alto 3,5 metri aveva una lunghezza di 155 km (127,5 dei quali erano dotati di sistemi di allarme elettrici o sonori), 302 torri di guardia, 250 canili per i temuti cani di guardia, 20 bunker e 11.000 soldati armati.

Quando fu costruito, il Muro si trovava a pochi metri dalla Chiesa della Riconciliazione, in Bernauer Strasse. Questa chiesa, il cui nome era così simbolico in quelle circostanze, fu chiusa al culto e usata dalle guardie per monitorare chi voleva attraversare illegalmente la frontiera. Nel 1985, la Chiesa, vista da molti tedeschi come un simbolo della divisione del Paese, fu fatta saltare in aria per ordine della leadership della Ddr.

Ci furono problemi con la costruzione delle barriere in superficie, ma non fu così semplice, invece, creare dei confini sotterranei nella metropolitana di Berlino. Alcune stazioni della metropolitana di Berlino Ovest erano sul territorio della Repubblica Democratica Tedesca. Quando apparve il Muro, furono chiuse, fatta eccezione per la stazione di collegamento di Friedrichstrasse, alla cui uscita venne costruito un chekhpoint.

Il Muro di Berlino, come una cortina di ferro, divise la Germania a metà, tagliando tutti i legami tra persone delle diverse parti. Se un tedesco orientale voleva andare in visita a parenti, amici o persone care a Berlino Ovest, aveva bisogno di un permesso, che era praticamente impossibile da ottenere. E se avesse osato attraversare il confine illegalmente, avrebbe rischiato di essere catturato e condannato a 10 anni di carcere, o di essere ucciso dalle guardie che sparavano a vista ai “traditori”.

Nonostante questo pericolo, i tedeschi dell’Est non hanno mai smesso di cercare di fuggire verso ovest. I primi furono le guardie stesse. Oltre 1.300 di loro fuggirono a Berlino Ovest quando il Muro era ancora incompleto e scarsamente allarmato. Uno dei primi e più famosi fu Hans Conrad Schumann, la cui fuga, avvenuta il 15 agosto 1961, fu fotografata. Questa foto fece immediatamente il giro del mondo.

Presto, tuttavia, furono installate nuove barriere che potevano essere aperte solo da più soldati contemporaneamente. E iniziarono a essere scelte soltanto le guardie più fedeli e fidate.

Durante gli oltre trent’anni di vita del Muro, oltre 5.000 persone sono fuggite in Occidente. La gente scavalcava il muro, scavava gallerie, nuotava lungo i canali canali, rubava auto, camion e persino treni con i quali sfondava le porte e le parti deboli delle barricate e persino progettò mongolfiere per sorvolarlo.

Il 16 aprile 1963, il soldato Wolfgang Engels rubò un mezzo corazzato blindato e lo scagliò contro una barriera di cemento, gridando subito prima: “Me ne sto andando in Occidente, qualcuno vuole venire?”. Il veicolo non riuscì però ad aprirsi una falla nel muro, Engels fu colpito due volte dalle guardie di frontiera della Germania orientale. Ferito, riuscì comunque ad arrivare dall’altra parte del Muro. 

Non tutti i disertori sono stati così fortunati. Le guardie della Germania dell’Est hanno sparato a 136 persone durante l’esistenza del Muro di Berlino. L’ultima persona uccisa durante un tentativo di fuga in Occidente fu il ventenne Chris Gueffroy, deceduto il 6 febbraio 1989.

Nel 1987, il cantante David Bowie tenne un concerto a Berlino Ovest. Le persone oltre il muro non potevano vedere lo spettacolo, ma lo sentivano benissimo e cantavano a squarciagola. “Era come un doppio concerto, in cui il muro era la divisione. E li sentivamo gridare e cantare dall’altra parte. Dio, anche adesso mi sento soffocare. Mi si spezzava il cuore. Non avevo mai provato nulla di simile in vita mia, e immagino che non lo farò mai più. Quando abbiamo intonato ‘Heroes’ sembrava davvero un inno, quasi come una preghiera”, ha ricordato Bowie. 

Dato che il Muro di Berlino fu costruito con la benedizione dell’Unione Sovietica, crollarono quasi in contemporanea. In preda ai profondi cambiamenti politici della Perestrojka, Mosca perse il controllo sui suoi “satelliti” europei. Nell’estate del 1989 l’Ungheria aprì il suo confine con l’Austria, il che di fatto fece crollare la cortina di ferro e rese obsoleto il muro di Berlino.

La leadership della Ddr, a differenza della sua controparte ungherese, non era aperta alla liberalizzazione. Con il Paese paralizzato da proteste di massa e tumulti, chiesero l’aiuto sovietico. Tuttavia, Mikhail Gorbachev, non voleva danneggiare le relazioni in corso di miglioramento con l’Occidente, e non solo si rifiutò di fornire aiuti economici e militari alla Germania orientale, ma consigliò anche al Paese di avviare riforme.

Senza protezione sovietica, il Muro era condannato. Il 9 novembre 1989, folle di cittadini della Repubblica Democratica Tedesca iniziarono a buttar giù il Muro, per ristabilire il collegamento con Berlino Ovest. I lavori di smantellamento ufficiali, tuttavia, iniziarono solo il 13 giugno dell’anno successivo.

Leggi anche: Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sul lavoro di Putin nel Kgb nella Germania dell’Est