Uno dei fotografi più famosi del periodo sovietico fu Mikhail Grachev (1916-2011). Conosciuto soprattutto per i suoi scatti di strada, ha raccontato la quotidianità ai tempi dell’URSS. L’obiettivo della sua macchina fotografica si è soffermato spesso sui ragazzini e sui bambini, lasciando in eredità una collezione di immagini, testimonianza di com’era la vita dei piccoli cittadini sovietici.
Mattino ad Alma-Ata, 1950
“Grazie al compagno Stalin per la nostra infanzia felice”. Questo slogan promosso durante la parata di educazione fisica che si tenne sulla Piazza Rossa nel 1936 divenne un vero e proprio motto di propaganda.
Giochi invernali, anni ’50
Lo slogan veniva stampato su manifesti, cartoline, francobolli e lo si poteva leggere nelle scuole, negli asili, nei parchi... E le foto di Grachev sembravano in qualche modo voler ritrarre quella tanto proclamata “infanzia felice”.
In metro, anni ’50
I bambini potevano essere mandati alla scuola materna a soli 2-3 mesi: le donne sovietiche infatti erano tenute a lavorare per il bene della patria e non potevano stare a lungo in maternità. In un primo momento, il congedo parentale era di sei mesi; fu allungato a un anno e mezzo negli anni ’70. Ora la maternità dura ufficialmente 3 anni, anche se le neo mamme hanno il diritto di tornare a lavorare prima.
Scuola materna, anni ’30
A 6-7 anni i bambini iniziavano ad andare a scuola; a 9 anni entravano nella formazione dei pionieri. Far parte dei pionieri era considerato di grade prestigio; i giovani pionieri dovevano essere onesti, coraggiosi, buoni compagni devoti alla patria.
Pionieri, 1960
In estate, durante la pausa estiva dalla scuola, molti bambini venivano mandati nei campi dei pionieri. I più fortunati invece trascorrevano le vacanze al mare o vicino a fiumi e laghi.
Campo di pionieri, 1930
I bambini sovietici erano spinti a essere curiosi: per questo dopo la scuola frequentavano moltissime attività. Tra le più gettonate vi erano i circoli di giovani naturalisti, chiamati “yunnat”. Ai bambini veniva insegnato a riconoscere la flora e la fauna; a tal proposito nel 1928 andò in stampa la celebre rivista scientifica “Il giovane naturalista” (yunyj naturalist, in russo).
Giovani, anni ’30
Spesso i bambini giocavano alla guerra: un passatempo conosciuto come “zarnitsy”.
Giochi di guerra, anni ’30
I bambini dovevano imparare a orientarsi, a lavorare in gruppo e a seguire gli ordini dei leader. I giochi militari sviluppavano lo spirito di competizione e ovviamente il patriottismo.
Giochi di guerra, anni ’30
Dopo la Seconda guerra mondiale molti bambini giocavano a “vojnushku”, sparando con fionde e fucili a nazisti immaginari.
Giochi di guerra, anni ’30
L’educazione fisica era una delle materie principali a scuola. I bambini venivano incentivati a fare sport e a partecipare a competizioni sportive, dall’atletica alla pallavolo, dal calcio allo sci.
Scuola, anni ’40
Ovviamente vi erano anche dei passatempi molto più tranquilli, come gli scacchi e la sartoria.
Aeromodellisti, 1937 - 1939
Alianti, 1937 - 1939
Modello, 1937
L’organizzazione dei pionieri era pensata in modo tale che ogni bambino avesse un compagno più grande che doveva indirizzarlo sulla retta via.
Scuola, 1955-1959
Ai bambini veniva insegnato a essere autosufficienti. A scuola, ad esempio, vi erano dei giorni di autogestione.
Ferrovia per bambini, 1945-1949
I bambini qui venivano impiegati come autisti e addetti ai biglietti. Il fotografo Mikhail Grachev ha realizzato un intero reportage sulla ferrovia che collegava la regione di Mosca a Kratovo. La ferrovia è ancora oggi funzionante.
Ferrovia per bambini, 1945-1949
Ferrovia per bambini, 1945-1949
In URSS si cercava di coltivare la creatività e la manualità, per questo a scuola i bambini allestivano degli spettacoli e realizzavano da sé i costumi.
Teatro della scuola, anni ’70
In aula e al termine delle lezioni i bambini riordinavano e pulivano da soli.