Il disgelo che caratterizzò l’Urss a partire dalla metà degli anni Cinquanta interessò non solo la sfera politica, ma anche quella artistica e della fotografia: le immagini ufficiali volute e promosse dalla propaganda iniziarono a cedere il posto a scene di vita reale.
Vladimir Lagrange/Courtsey of the Lumier Brothers center for photography
Tra i fotografi più famosi e apprezzati di quel periodo si distingue Vladimir Lagrange (Mosca, 1939): con i suoi scatti segnò profondamente il modo di vedere e percepire il paese. Una mostra a Mosca renderà omaggio ai suoi lavori.
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Lagrange fu assunto come fotoreporter dalla Tass, la principale agenzia di stampa del paese, nel 1959, quando aveva 20 anni.
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Con i suoi scatti raccontò i cambiamenti che interessarono il tardo periodo sovietico. A differenza dei lavori di molti suoi colleghi, le sue foto non venivano studiate a tavolino e lui stesso si rifiutava di realizzare scatti con sfondi e personaggi “in posa”.
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“Il mio compito è raccontare ai lettori il lavoro dei minatori, dei piloti, dei medici, dei contadini, dei saldatori… Voglio raccontare la loro vita in modo molto onesto”, scrisse Lagrange.
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Gli scatti dal vivo di Lagrange incarnano alla perfezione lo spirito del tempo. Tra l’altro proprio in quel periodo si stava sviluppando la famosa agenzia Magnum di Henri Cartier-Bresson, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo, nata con lo scopo di proteggere il diritto d'autore in ambito fotografico e la trasparenza dell'informazione.
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Gli scatti di Lagrange trovarono spazio in molte riviste sovietiche e in mostre fotografiche.
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I suoi lavori divennero il simbolo di un’epoca: “Il portiere” (1961), “Le colombe della pace” (1962), “Giovani ballerine” (1962). Ogni immagine brulica di vita e infonde la speranza di un radioso futuro.
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Nel 1987 gli scatti di Lagrange furono pubblicati nel libro “Un giorno di vita nell’Unione Sovietica”, edito negli Stati Uniti, insieme alle fotografie di altri 100 fotografi da ogni parte del mondo. Lagrange stesso pubblicò poi un libro con i propri scatti, intitolato “Tak my zhili” (Abbiamo vissuto così).
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Nel 2002 Lagrange ricevette il premio fotografico più importante del paese: il “Zolotoj glaz Rossii” (L’occhio d’oro della Russia).
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“Il senso del suo lavoro - ha spiegato il direttore del Centro Fratelli Lumiere di Mosca, Natalia Grigorieva-Litvinskaya -, era quello di essere un osservatore attento di ciò che accadeva nelle strade che brulicavano di vita”.
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Nel Centro fotografico “Fratelli Lumiere” di Mosca, dal 5 settembre al 17 novembre 2019 si terrà una retrospettiva dedicata al fotografo dal titolo “Via Lagrange”