Lo shopping selvaggio nella Russia degli anni Novanta

AP
Appena si aprirono le porte del libero mercato, le strade furono invase da mercatini e caotiche bancarelle: una “babilonia” di merci nella quale era facile perdersi. Per fare acquisti bisognava infatti armarsi di pazienza e precauzioni per non farsi fregare

La caduta dell'Unione Sovietica aprì le porte a un mondo nuovo e di libero commercio. Le strade si riempirono di mercatini e venditori ambulanti, articoli contraffatti e speculatori di valuta. Ecco come apparivano le città nella Russia degli anni Novanta.

E mentre il capitalismo si faceva largo nella nuova Russia, la gente approfittava della nuova economia di mercato che dava accesso a ogni tipo di merce straniera, fino a prima introvabile.

Il 29 gennaio 1992, l'allora presidente russo Boris Eltsin firmò un decreto che permetteva a ogni cittadino di vendere merce "in qualsiasi luogo conveniente", aprendo la strada all'imprenditorialità nel paese. E così le strade si riempirono di venditori privati, speculatori e commercianti, che viaggiavano in lungo e in largo per acquistare merci all’estero e rivenderle nei mercatini improvvisati del paese.

Giacche di pelle, jeans, pezzi di ricambio per le auto, cd… in questi caotici mercatini i russi si poteva trovare qualsiasi cosa. Il “selvaggio west sovietico” si sviluppò al punto da far nascere enormi mercati nel cuore delle città. Il più famoso era il Cherkizovskij, passato alla storia per essere stato il più grande mercato di tutta l’Europa dell’Est con un giro d’affari di milioni di dollari. Fu chiuso nel 2009. 

Ovviamente la qualità delle merci era ben diversa da quella di oggi, ma al Cherkizovskij la gente acquistava prodotti e vestiti per tutta la famiglia. 

Il mercato Cherkizovskij iniziò a svilupparsi all’inizio degli anni Novanta e quando fu chiuso la sua area aveva raggiunto i 234 ettari (oltre cinque volte la Città del Vaticano).

Lo shopping negli anni '90 non era sinonimo di relax, ma rappresentava al contrario un proposito ambizioso: bisognava fare i conti con commercianti astuti e imbroglioni, i camerini non esistevano e bisognava fare slalom tra le merci distribuite per terra sopra a pezzi di cartone.

Oggi a Mosca non esistono più luoghi caotici come questo: i vecchi mercati sovietici hanno ceduto il posto ai modernissimi centri commerciali. Tuttavia qualche “scampolo” di mercatini di stampo sovietico si possono trovare ancora nella periferia di Mosca e nella provincia russa.

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