Come passò i suoi anni in Unione Sovietica il padre della Nord Corea Kim Il-sung

Storia
NIKOLAJ SHEVCHENKO
Si era rifugiato a nord dell’Amur nei momenti più tragici della lotta partigiana contro le forze di occupazione giapponese, ed era entrato nell’Armata Rossa, dove avrebbe potuto fare carriera, se a Mosca non avessero deciso che per lui c’era un altro posto nei libri di storia…

Quando nel minuscolo villaggio di Vjatskoe, sulle rive del fiume Amur, che divide l’Estremo Oriente russo dalla Cina nordorientale, nacque un figlio a un capitano dell’Armata Rossa, lo chiamarono Jurij. Gli dettero un nome russo, sebbene sia il padre che la madre fossero coreani.

Al giorno d’oggi, gli abitanti della Corea del Nord studiano a scuola che il primo bambino del futuro fondatore del Paese, Kim Il-sung (1912-1994), nacque nel febbraio del 1942 (o 1941) in un tugurio sulla cima più alta delle montagne della Penisola coreana, dove il padre comandava un reparto partigiano. In realtà, nel febbraio del 1942 (o del 1941) la vita di di Kim Il-sung era più legata alla Russia che non al Paese natio.

La ritirata dei partigiani

La strada del futuro dittatore nordcoreano verso l’Unione Sovietica ebbe inizio con un attacco dei partigiani coreani contro le forze di occupazione giapponesi, che allora controllavano la Penisola coreana.

La politica coloniale nipponica aveva provocato un grande malcontento popolare, e molti coreani iniziarono a unirsi ai gruppi partigiani per combattere contro gli occupanti. Anche Kim Il-sung entrò a far parte dell’organizzazione anti giapponese, ma ancora a metà degli anni Trenta ben pochi conoscevano questo giovane combattente.

Fu dopo la battaglia di Pochonbo del giugno 1937 che iniziarono a prendere sul serio questo giovane partigiano ancora venticinquenne. L’unità partigiana nella quale combatteva Kim Il-sung riuscì a oltrepassare il fiume Yalu e a prendere il controllo di alcuni edifici strategici di Pochonbo. I partigiani uccisero dei poliziotti giapponesi, liberarono dei detenuti e dettero alle fiamme diversi edifici amministrativi.

La battaglia di Pochonbo fece del partigiano semplice Kim Il-sung uno dei nemici pubblici più ricercati dalle forze di occupazione, e i giapponesi lanciarono contro di lui una grande caccia all’uomo.

I nipponici decisero di chiudere una volta per tutte i conti con i partigiani e mandarono in Manciuria i loro corpi più spietati per una spedizione punitiva senza precedenti. Molti amici e compagni di lotta di Kim Il-sung rimasero uccisi in battaglia in questo periodo e le forze della resistenza si ridussero a vista d’occhio. Alla fine del 1940 la situazione era ormai critica. Per salvarsi Kim Il-sung prese la decisione di attraversare con il suo manipoli di uomini il fiume Amur e di riparare sul territorio dell’Unione Sovietica.

Una vita tranquilla in Urss

In quel periodo, gli sconfinamenti di partigiani in Unione Sovietica non erano cosa insolita. I militari sovietici di solito li mettevano in quarantena e “alla prova”, dopodiché potevano fare quello che volevano. “Alcuni di loro entravano nell’Armata Rossa, altri, dopo aver preso la cittadinanza sovietica, conducevano una vita qualunque, come contadini o più di rado come operai”, scrive lo storico Andrej Lankov nel suo libro sulla Corea del Nord.

Dopo alcuni mesi in un campo sovietico di prova per partigiani, Kim Il-sung fu ammesso ai corsi dell’Accademia di fanteria di Khabarovsk. Nei due anni successivi, studiò l’arte militare sotto il comando di vari ufficiali sovietici.

“Dopo dieci anni di pericolosa vita partigiana, in fuga continua, soffrendo la fame e la fatica, per Kim Il-sung quella fu la prima volta in cui poteva riposare e sentirsi al sicuro”, scrive Lankov. Proprio vicino a Khabarovsk, sua moglie, la compagna di lotta partigiana Kim Jong-suk (1917-1949), dette alla luce il loro primo figlio, che venne chiamato Jurij Irsenovich Kim, con tanto di nome e patronimico russo, e che poi sarebbe diventato famoso nel mondo come successore di suo padre, ormai con il nome coreano di Kim Jong-il. Kim Jong-il è morto il 17 dicembre del 2011 ed è stato eletto nel 2012 Segretario generale eterno del Partito dei Lavoratori di Corea (mentre come guida suprema del Paese gli è succeduto il terzogenito Kim Jong-un).

Capitano dell’Armata Rossa

I partigiani riparatisi in territorio sovietico nell’estate del 1942 furono riuniti nella 88esima brigata di fucilieri, che comprendeva due battaglioni cinesi e uno coreano.

A capo della brigata internazionale venne posto il partigiano cinese Zhou Baozhong (1902-1964) e questi conosceva Kim Il-sung fin dai tempi della guerra partigiana, e fu su sua raccomandazione che quest’ultimo venne nominato comandante del battaglione coreano. Gli fu assegnato il grado di capitano dell’Armata Rossa.

Secondo il giudizio dell’istruttore russo dei militari coreani, “il capitano dell’Armata Rossa Kim era un brav’uomo, un capitano amichevole, aperto e allegro”, racconta Vladimir Tolstikov, ex rappresentante dell’Ufficio informazioni sovietico a Pyongyang, che ha parlato personalmente durante la sua carriera con molti testimoni diretti degli eventi fondamentali della storia coreana, tra cui Kim Il-sung.

L’88esima Brigata non prese parte alla guerra contro il Giappone e dopo la capitolazione nipponica fu disciolta. Tutto il periodo bellico Kim Il-sung lo passò nelle più profonde retrovie, nelle fitte foreste del Territorio di Khabarovsk, in Russia.

“Secondo varie testimonianze, Kim Il-sung in questo periodo aveva chiaramente in mente la sua vita futura: servizio militare, accademia, comando di un reggimento o di una divisione dell’Armata Russa. E chi lo sa, forse, se la storia non avesse preso una piega diversa, è molto probabile che l’anziano colonnello in pensione o addirittura il generale dell’Armata Rossa Kim Il-sung avrebbe vissuto da qualche parte a Mosca, e suo figlio Jurij avrebbe lavorato in qualche istituto di ricerca scientifica di Mosca”, ha  scritto lo storico Lankov.

Ma i comandanti sovietici avevano altri piani per il partigiano coreano: fu incaricato di organizzare i contatti tra i militari sovietici e la popolazione di Pyongyang. “La più grande delle città coreane occupate dalle truppe sovietiche era Pyongyang, e il più alto ufficiale coreano nell’88esima brigata era Kim Il-sung, quindi non è sorprendente che sia stato nominato vice comandante della futura capitale nordcoreana”, scrive Lankov.

Il 14 ottobre del 1945, nel corso di una solenne manifestazione allo stadio di Pyongyang, il generale sovietico Ivan Chistjakov presentò al popolo coreano “l’eroe nazionale” e “il famoso leader partigiano” Kim Il-sung, che a sua volta pronunciò un discorso a sostegno dell’esercito di liberazione sovietico. Da quel momento iniziò la trasformazione del semplice capitano dell’esercito sovietico nella Guida Suprema, il Compagno Kim Il-sung.

Negli anni successivi, il potere in Corea del Nord si sarebbe completamente concentrato nelle sue mani e il Paese sarebbe diventato il posto più isolato sulla terra.

“Parlavamo spesso in occasione di eventi ufficiali”, ha ricordato i suoi incontri con Kim Il-sung, l’ex rappresentante dell’Ufficio informazioni sovietico a Pyongyang, Vladimir Tolstikov. “Non molto bene, ma parlava russo. Ricordo due aforismi, che ripeteva spesso: ‘Al popolo bisogna inchinarsi come al Cielo’ e ‘Anche se ci crollasse il cielo addosso, noi troveremmo una via d’uscita’. Sembra che le autorità della Corea del Nord continuino ancora oggi a fare cieco affidamento su quest’ultima massima del fondatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Che ruolo hanno giocato l’Unione Sovietica e la Russia nella crisi tra le due Coree?