Quattro atti di coraggio dei russi che hanno impressionato gli stranieri

Vitalij Nevar/TASS, Getty Images
La gente della Russia è stata spesso pronta, nella storia, a darsi da fare e persino a morire per aiutare gli altri, come dimostrano questi esempi di altruismo, da Messina a Fukushima

1. Il soccorso dei marinai russi a Messina

Il Terremoto di Messina del 1908 è stato il più forte della recente storia europea, con una magnitudo di 7.1 Mw. Fece danni gravissimi tanto in Sicilia che in Calabria, e dopo la scossa si originò uno tsunami, con onde alte tre metri che spazzarono via una decina di borghi sul mare. Il sisma causò tra le 90 e le 120 mila vittime (anche se non mancano stime fino a 200 mila morti). La situazione era gravissima e si diffuse il panico, aggravato anche dalla mancanza di aiuti statali coordinati. I primi che arrivarono a soccorrere la popolazione furono i marinai della marina russa, le cui navi stavano prendendo parte a una esercitazione militare nelle vicinanze.

I marinai russi riuscirono a estrarre circa 100 persone vive dalle macerie. Istituirono anche ospedali temporanei dove i feriti ottennero il primo soccorso. E non solo: i medici russi riuscirono a eseguire alcune complesse operazioni chirurgiche, nonostante le condizioni estremamente difficili. Diversi marinai pagarono addirittura con la vita il tentativo di salvare la popolazione locale.

Come segno di gratitudine, le autorità italiane assegnarono ai marinai la medaglia d’argento, mentre i comandanti russi ricevettero onorificenze ancora più alte. Dicono che l’imperatore Nicola II abbia detto a uno dei suoi alti funzionari della Marina che quei marinai russi avevano fatto più di tutti i diplomatici durante il suo regno. Si riferiva ovviamente all’immagine della Russia, molto migliorata all’estero da questa impresa.

2. Un grande sacrificio per aiutare i francesi

L’offensiva russa contro le truppe tedesche nella Prima guerra mondiale, nel marzo 1916, vicino al lago bielorusso Naroch era mal preparata e finì in uno spargimento di sangue. Due settimane di attacchi nelle terribili condizioni climatiche, con la fanghiglia del disgelo della primavera precoce, contro le ben fortificate posizioni tedesche, portarono a conquistare solo dieci chilometri di territorio. Il prezzo pagato fu enorme: la Russia perse oltre 78 mila soldati. Le perdite tedesche furono due volte più basse.

Questa offensiva, però, non era un’iniziativa russa. Fu lanciata su richiesta della Francia, al tempo della feroce battaglia di Verdun, con lo scopo di creare un secondo impegno che distogliesse le truppe tedesche dal teatro di guerra francese. “La nostra offensiva nel marzo 1916 fu intrapresa a causa delle insistenti richieste da parte del Quartier generale francese, che puntava ad alleviare la situazione per le sue truppe che difendevano la periferia di Verdun”, scrisse uno degli alti ufficiali russi, il generale Gurko.

Pur essendo un fallimento tattico, l’offensiva contribuì a raggiungere l’obiettivo strategico. Il sacrificio in massa dei soldati russi, alla fine, aiutò i francesi, perché i tedeschi spostarono quattro divisioni dal fronte occidentale a quello orientale.

3. La liberazione di Auschwitz

Quando l’Armata Rossa liberò il più grande campo di concentramento nazista, quello di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale, nel lager erano rimasti solo 7.000 prigionieri, i più esausti. Sarebbero stati presto sterminati, se i sovietici non avessero preso il controllo del campo. Altri 60.000 prigionieri erano stati evacuati dalle truppe naziste alla vigilia dell’offensiva sovietica in Polonia. Molti di quei prigionieri non arrivarono al nuovo campo di destinazione, in quanto erano indeboliti e potevano a malapena camminare, e furono uccisi durante la “marcia della morte” delle SS.

“Tutti i prigionieri sembravano estremamente esausti, vecchi e giovani, madri con neonati e adolescenti. Erano tutti seminudi. C’erano molte persone paralizzate, con tracce di torture”, questo è ciò che i soldati sovietici videro dopo essere entrati nel campo, secondo un rapporto spedito a Mosca.

Subito dopo la liberazione di Auschwitz, si è stimò che i nazisti vi avessero ucciso circa 2 milioni di persone, ma alcuni anni fa i servizi di sicurezza federali russi hanno desecretato alcuni documenti che hanno aumentato questa cifra di almeno due volte. Più di 200 soldati e ufficiali sovietici rimasero uccisi durante la battaglia per la liberazione del campo. Alle truppe sovietiche fu vietato l’uso dell’artiglieria nel corso dell’operazione, per evitare perdite tra i prigionieri.

4. Lo sforzo per Fukushima

I soccorritori russi rappresentavano i gruppi più numerosi tra quelli inviati in Giappone dopo il disastro di Fukushima del 2011. Circa 200 impiegati del Ministero delle Situazioni di emergenza furono trasportati in Giappone per aiutare a combattere le conseguenze del terremoto e dello tsunami che avevano gravemente danneggiato la centrale nucleare.

I soccorritori russi furono tra i primi ad arrivare in Giappone dopo il sisma. Sfortunatamente, non riuscirono a trovare nessun sopravvissuto, ed estrassero dalle macerie oltre 100 cadaveri.

All’ingresso dell’ambasciata giapponese a Mosca, qualche anno fa, un membro del personale della missione diplomatica ha elogiato l’eroismo dei soccorritori russi e ha ricordato un episodio. “Sulla montagna di detriti c’era una macchina con i corpi di una donna e di una bambina morte. Non avendo attrezzature pesanti, i membri della Guardia Nazionale del Giappone non osarono portare i corpi fuori dalla macchina. Ma ecco che un soccorritore russo salì sull’auto, fracassò il finestrino e portò fuori con cura il corpo della donna. Poi fece lo stesso con il cadavere della figlia… Rimasi profondamente scioccato. Mi vergognavo della nostra mancanza di determinazione. Allo stesso tempo ero felice di sapere che esistono veri eroi nel mondo. Voi siete questi eroi!”, ha detto il diplomatico giapponese ai soccorritori russi.

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