1/ Lenin (1870 - 1924)
Vladimir Lenin è di sicuro il rivoluzionario più famoso della storia russa. Ha unito le abilità di teorico a quelle di politico e statista. È riuscito a trasformare una parte del Partito socialdemocratico russo (i bolscevichi) in una corrente in grado di salire al potere, nell’ottobre del 1917, e di cambiare il corso della storia.
Nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo, dove divenne una figura di alto livello nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo.
Al suo rientro in Russia dopo l’esilio (fu arrestato con l'accusa di sedizione), trovò un partito debole, che seguiva la politica del recente governo provvisorio.
Assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d'ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e nella creazione di uno Stato monopartitico guidato dal nuovo partito comunista.
Con la morte di Lenin, nel 1924, uno dei più importanti scrittori russi dell’epoca, Maksim Gorkij, disse che “anche tra i suoi nemici c’è chi ammette con sincerità che (con la morte di Lenin) il mondo ha perso una figura che incarnava il genio più di qualsiasi altro grande uomo del suo tempo”.
2/ Stalin (1878 – 1953)
Iosif Stalin è ricordato soprattutto per il periodo buio tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento. Il suo nome è legato alle epurazioni, alle purghe, alla collettivizzazione forzata, all’industrializzazione e alla vittoria nella Seconda guerra mondiale.
Ma prima di diventare il leader sovietico che ha profondamente segnato il corso della storia, era innanzitutto il figlio di un calzolaio georgiano, entrato in seminario da ragazzo (l'istruzione in seminario era un desiderio della madre, devota ortodossa).
Dopo aver lasciato il seminario, Stalin entrò a far parte del Partito socialdemocratico e partecipò a vari tipi di attività rivoluzionaria, fra cui l'attività politica di propaganda e l'istigazione agli scioperi nelle fabbriche.
Si dice che avesse addirittura partecipato ad alcune rapine in banca per finanziare il partito, anche se non vi sono prove sufficienti.
All'inizio della sua attività rivoluzionaria, Stalin trascorse 18 mesi in carcere e fu mandato in esilio in Siberia sette volte. L’ultimo periodo di esilio risale al 1913-1916 e il suo rientro a Pietrogrado (oggi Pietroburgo) coincise con la rivoluzione di febbraio, al termine della quale intensificò i suoi rapporti con Lenin. Fu allora che iniziò la sua carriera da statista.
Nonostante il carattere duro, aspro e vendicativo (alcuni lo ricollegano ai rapporti difficili con la famiglia e con il padre violento), Stalin aveva un certo fascino sulle persone.
“Non ho mai incontrato un uomo più sincero, giusto e onesto - disse lo scrittore britannico H.G. Wells dopo aver incontrato il leader negli anni Trenta -. Deve essere per questo che esercita un fascino così indiscusso sulla Russia”.
3/ Trotsky (1879 - 1940)
Negli anni Venti e Trenta del Novecento Stalin riuscì a eliminare tutti i suoi avversari politici. E Lev Trotsky, a seguito della lotta politica e del duro contrasto con Iosif Stalin, entrò ben presto nella lista nera del leader georgiano.
Fu proprio Stalin infatti ad aver costretto Trotsky a lasciare l’Unione Sovietica. Architettò il suo assassinio nel 1940 e ne sminuì l’importanza come leader.
Tuttavia, nel novembre del 1918, in un discorso sulla rivoluzione, parlando di Trotsky utilizzò queste parole: “Tutto il lavoro pratico legato all’organizzazione della rivoluzione è stato fatto sotto l’immediata direzione del compagno Trotsky, presidente del Soviet di San Pietroburgo”.
Lo stesso Trotsky era convinto di aver ricoperto un ruolo importante, talmente importante da essere superato solo da Lenin. “Se non fossi stato a Pietroburgo nel 1917, la Rivoluzione non sarebbe ancora avvenuta. La presenza e la guida di Lenin sono state ovviamente condicio sine qua non”.
Nel 1917 Trotsky era infatti una delle figure più importanti della Rivoluzione, con una storia importante alle spalle. Nel 1905 guidava il primo Soviet apparso in Russia, nell’attuale San Pietroburgo.
Perseguitato dalle autorità, lasciò il paese e vi fece ritorno solo dopo l’abdicazione dello zar.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre divenne ministro degli Esteri e ricoprì un ruolo cruciale nell’organizzazione dell’Armata Rossa, alla guida della quale sconfisse l'Armata Bianca degli zaristi.
Venne ucciso su ordine di Stalin durante il suo esilio in Messico.