Architetti e contadini, così Caterina II invitò gli stranieri a colonizzare la Russia

Storia
ALEKSEJ TIMOFEJCHEV
Con un manifesto emanato il 22 luglio del 1763 l’imperatrice offriva benefici e sgravi fiscali ai cittadini europei che avessero accettato di trasferirsi negli sconfinati territori russi. Un processo di colonizzazione che in pochi anni attirò quasi 100.000 stranieri. Secondo la zarina era infatti indispensabile popolare queste regioni per renderle parte integrante dell’economia del paese

Con un manifesto emanato il 22 luglio del 1763, la zarina Caterina II invitava gli stranieri a recarsi in Russia. Il paese tuttavia aveva iniziato ad accogliere gli stranieri ben prima di questo manifesto. Ivan III, ad esempio, si affidò ad alcuni specialisti stranieri per ricostruire il Cremlino e organizzare la produzione di cannoni, alla fine del XV secolo.
Cinquant’anni dopo, anche Ivan il Terribile ricorse all’aiuto di professionisti dall’estero quando decise di fondare la propria flotta del Mar Nero. Pietro I, poi, non potè evitare le critiche dei propri connazionali, convinti che fosse alquanto eccessivo mettere il paese nelle mani di alcuni specialisti europei.
L’imperatrice e gli stranieri

L’invito avanzato da Caterina II all’Europa fu una mossa senza precedenti per la Russia. Un’iniziativa che permise di attirare decine di migliaia di coloni stranieri. Ma perché lo fece? Secondo lei era necessario popolare le regioni disabitate di questo vasto paese, dove si nascondeva un’infinità di metalli, foreste, laghi e mari. Risorse che era necessario sfruttare.
Durante il regno di Caterina infatti vennero incorporati all’impero grandi regioni a sud e a sud-est. L’obiettivo di quel periodo era popolare questi territori per renderli parte integrante dell’economia del paese.
In che modo il governo russo è riuscito ad attirare i coloni?
Il manifesto venne tradotto in diverse lingue europee, distribuito attraverso i funzionari diplomatici russi e pubblicato sui maggiori giornali dell’epoca.
Per rendere l’iniziativa ancor più interessante, lo Stato russo promise non pochi benefici: da un appezzamento di terra a sgravi fiscali, fino all’esenzione del servizio militare. Gli stranieri che accettavano di trasferirsi nelle zone poco popolate della Russia potevano ottenere un rimborso per i costi del trasferimento e benefici per i prodotti che realizzavano e vedevano. Un trattamento d’eccezione che non venne mai riservato ai russi.

Si potrebbe presupporre che fra i motivi che spinsero gli stranieri a trasferirsi in questo paese ci fosse la possibilità di costruire le proprie chiese e professare il proprio credo. Un fattore chiave per i protestanti tedeschi, ad esempio, che si sentivano a disagio vivendo in territori dominati dalla religione cattolica.
Quanti stranieri si trasferirono in Russia?
Nei primi dieci anni dopo l’emissione del manifesto, circa 30.000 persone si stabilirono in Russia. Si trattava prevalentemente di tedeschi che scelsero la regione del Volga, all’epoca poco popolata. Nel 1765 si contavano solo 12 colonie, ma nell’arco di quattro anni il numero arrivò a 105. La principale occupazione di questi coloni tedeschi era l’agricoltura.

“Non sorprende che Caterina II cercasse di spingere soprattutto sull’agricoltura – spiega la storica Irina Cherkozyanova -. Ecco perché l’imperatrice puntava soprattutto sui contadini messi in ginocchio dalla Guerra dei Sette Anni”.
Un’altra regione che accolse un gran numero di stranieri fu il territorio dell’odierna Ucraina. In totale, durante il regno di Caterina II, si trasferirono in Russia circa 100.000 stranieri.