Napoleone, il mistero di quel tesoro rubato e poi smarrito durante la ritirata da Mosca

Storia
ALEKSEJ TIMOFEJCHEV
Durante la campagna di Russia l’esercito francese avrebbe saccheggiato 15.000 residenze della capitale. Ma al momento di lasciare la città l’inestimabile bottino sarebbe stato abbandonato. Nei secoli studiosi e avventurieri hanno cercato invano oro e gioielli. Un enigma irrisolto ancora oggi. Ecco dove potrebbe essere nascosto

“Si potrebbe dire che ci fosse una sorta di carovana... O un vecchio esercito che faceva ritorno, con prigionieri e bottino, dopo una grande retata”. Così Phillippe Segur, membro dello staff di Napoleone e successivamente storico, descrisse l’immagine di quella lunga fila di carri, carichi di beni saccheggiati nel 1812 dai francesi nella capitale russa, durante la loro ritirata da Mosca. 

L’oro fuso nelle chiese

La sorte di quei trofei rubati dai francesi resta avvolta ancora oggi dal mistero. Ma c’è chi è pronto a scommettere che il bottino non abbia mai lasciato la Russia. L’esploratore Vladimir Poryvaev, ad esempio, parlava dell’esistenza di una lista di ricchezze che le truppe di Napoleone avrebbero saccheggiato a Mosca. “Gli articoli menzionati – sosteneva Poryvaev -, non sono mai stati venduti all’asta e non sono nemmeno mai apparsi in collezioni private. Ciò significa che il tesoro di Napoleone non ha mai lasciato la Russia. E che bisogna cercarlo qui”. 

Tra gli oggetti presumibilmente saccheggiati figurerebbero anche parecchi beni rubati agli abitanti di Mosca. Secondo lo storico Aleksandr Seregin, nella capitale russa i francesi avrebbero saccheggiato circa 15.000 residenze. “Ma la cosa più disgustosa è ciò che hanno fatto nelle chiese e nei monasteri. Hanno portato via icone e rovinato gioielli... Hanno fuso l’oro direttamente sul posto, visto che all’epoca ogni chiesa era dotata di un forno. I metalli preziosi sono stati trasformati in lingotti, sui quali hanno impresso la lettera N. Tutto ciò è avvenuto nell’arco di un mese. Uno scempio che avrebbe inorridito lo stesso Napoleone: sembra infatti che sia stato proprio lui a pubblicare un decreto con il quale ordinava la fine di questi saccheggi”, ha dichiarato lo storico durante un suo intervento in una trasmissione televisiva russa. 

Sembra che tra gli oggetti rubati figurasse anche una croce d’oro del Campanile di Ivan il Grande, la torre più alta del complesso del Cremlino di Mosca. Secondo alcune testimonianze, pare che Napoleone volesse sistemarla sul tetto del Residence degli Invalidi di Parigi, dove avrebbe voluto creare un museo dedicato alle nazioni conquistate. 

L’indicazione di Walter Scott 

Secondo le teorie più accreditate, Napoleone avrebbe rubato questi tesori durante la sua ritirata da Mosca nell’autunno del 1812. E anche se l’imperatore francese cercò in tutti i modi di conquistare la città, non riuscì ad avere la meglio sulle forze russe. Così, spinto dagli attacchi dei soldati russi, fu costretto alla ritirata. Sembra che, durante la fuga, i carri, appesantiti dal grosso bottino, avessero iniziato ad avere delle difficoltà nel procedere. Ecco perché Napoleone avrebbe ordinato di nascondere il tesoro in quei luoghi. Secondo alcune stime, il bottino comprendeva 80  tonnellate d’oro. 

Secondo Segur i francesi avrebbero gettato questo tesoro nel lago Semlevskoe, nei pressi di Vyazma, a 300 chilometri a ovest di Mosca. Si è portati a pensare che lo stesso Napoleone si fosse fermato nel villaggio di Semlevo, fuggendo dalle truppe russe. La teoria di Segur sarebbe stata confermata anche successivamente dallo scrittore scozzese Walter Scott nel suo libro “La vita di Napoleone Bonapart, imperatore di Francia”. 

Il mistero del lago

Subito dopo la guerra in questo luogo furono rinvenute molte munizioni di diverso tipo, oltre a resti di fucili.

La ricerca dell’oro nel lago Semlevskoe iniziò negli anni Trenta dell’Ottocento dopo la pubblicazione del libro di Scott. Nel 1836 anche il governatore di Smolensk, Nikolaj Khmelnitskij, si unì alle ricerche, invano. All’inizio del XX secolo anche l’archeologa Ekaterina Kletnova tentò la fortuna, senza però ottenere alcun risultato. 

Durante il periodo sovietico furono molti i tentativi di scandagliare le acque del lago. La spedizione meglio organizzata si svolse alla fine degli anni Settanta. Andrej I., sommozzatore, oggi attore e presentatore tv, ha ricordato i dettagli di quell’impresa in una trasmissione televisiva. 

“Abbiamo lavorato sodo e in maniera sistematica. Come prima cosa i topografi hanno tracciato una mappa precisa del lago. Poi i geofisici e i geochimici si sono messi al lavoro. Sono state rivelate due serie anomalie del terreno: la prima non è stata individuata nel lago, ma nei pressi delle sue sponde. Con una scavatrice abbiamo realizzato un buco profondo 12 metri. Abbiamo cercato ovunque in quella zona, ma non abbiamo trovato niente. Per far luce sulla seconda anomalia ci siamo affidati a un monitor subacqueo. I sommozzatori hanno scavato nel fondale del lago ma è emerso solamente un enorme masso”. 

Il lago Semlevskoe però non è l’unico luogo dove sono state condotte le ricerche del tesoro di Napoleone. Secondo Poryvaev, bisognerebbe cercare anche vicino al fiume Berezina (oggi Bielorussia), dove le truppe francesi si scontrarono con i russi, registrando non solo numerose vittime, ma perdendo anche molti beni saccheggiati in Russia. Negli anni sono stati organizzati vari gruppi di ricerca. Nel 2012 una spedizione franco-bielorussa ha perquisito il luogo, ma non ha trovato niente. Il mistero sul tesoro di Napoleone resta quindi aperto.