Colpa di Lenin e dei bolscevichi?
Per molti, la risposta è ovvia: i responsabili di tutto sono i bolscevichi! Questa è la visione più popolare in Russia e all’estero. Uno degli argomenti principali usati per sostenere l’affermazione che i bolscevichi siano stati la forza principale dietro alla guerra civile è il loro famoso slogan: “Trasformare una guerra imperialistica in una guerra civile”.
Il leader bolscevico, Lenin, pronunciò effettivamente queste parole nell’estate del 1915, due anni prima del rovesciamento dei Romanov, e in un periodo in cui la Prima guerra mondiale era in pieno fermento. Lo slogan aveva un appeal internazionale, non incentrato esclusivamente sulla Russia, perché i bolscevichi erano ossessionati dall’idea di una rivoluzione mondiale. La situazione in Russia si sviluppò esattamente in questa direzione: la Prima guerra mondiale imperialista si trasformò in una guerra civile.
Molti considerano la chiusura da parte dei bolscevichi dell’Assemblea costituente panrussa come l’inizio delle ostilità. Quell’istituzione, la cui convocazione era ampiamente prevista dopo il rovesciamento dello Zar nel febbraio del 1917, e le cui elezioni si erano tenute all’indomani della rivoluzione (erano state indette dal Governo provvisorio), tenne la sua prima sessione all’inizio del gennaio 1918, circa due mesi dopo che i bolscevichi avevano preso violentemente il potere.
Ma i risultati delle elezioni erano stati deludenti per i bolscevichi, che avevano conquistato solo 159 seggi su 707 (il primo partito, i Socialisti rivoluzionari, se ne erano aggiudicati 279). E così i bolscevichi decisero di chiudere l’assemblea con la forza, e nel disperdere i manifestanti che la difendevano, spararono sulla folla. La stima del numero delle vittime varia da sette ad alcune decine.
La chiusura bolscevica dell’Assemblea fu una mossa simbolica, e lo storico Konstantin Morozov la definì “l’innesco della guerra civile russa”, poiché incarnava la riluttanza di Lenin a prendere in considerazione la posizione dei suoi avversari, non lasciando altra scelta se non la repressione. La dispersione dei sostenitori dell’Assemblea è talvolta interpretata anche come l’inizio del famigerato Terrore Rosso dei Bolscevichi.
Responsabilitàdei bianchi?
Allo stesso modo, si sostiene spesso che, per la maggior parte dei russi, il destino dell’Assemblea Costituente non era affatto importante. I contadini costituivano oltre l’80% della popolazione, e per loro il problema principale era come ottenere la terra dai proprietari terrieri e mantenerla. Le questioni giuridiche astratte del costituzionalismo russo non interessavano molto questa vasta fascia della popolazione. A proposito, la fine dell’Assemblea non era un problema neanche per il principale avversario dei bolscevichi, l’Esercito Bianco.
“La maggior parte degli ufficiali bianchi… erano monarchici. Sia i contemporanei che gli storici sono d’accordo. I bianchi evitavano persino di usare il termine “assemblea costituente”. Non volevano farla tornare in funzione“, sostiene lo storico Aleksej Gusev. Quindi, un giro di vite su qualcosa di non importante per la stragrande maggioranza della popolazione del Paese difficilmente può essere visto come il punto di partenza della Guerra Civile.
Un altro fatto da considerare è che il primo tentativo di colpo di stato che coinvolse unità militari ebbe luogo nell’agosto 1917, due mesi prima della rivoluzione bolscevica. Il comandante in capo a quel tempo, il generale Kornilov, mandò truppe a San Pietroburgo per sfidare il governo provvisorio. Il colpo di stato fallì e Kornilov fu arrestato. Mentre era dietro le sbarre, ideò il programma che avrebbe poi messo in azione dopo aver lasciato la prigione in seguito alla presa del potere da parte dei bolscevichi.
Il suo era il programma del Movimento Bianco, i più ardenti nemici dei bolscevichi, che sotto molti aspetti aspirava a ripristinare il vecchio regime monarchico. Il movimento di Kornilov usò la forza prima che i bolscevichi prendessero il potere. Quindi, alcuni esperti collegano l’inizio della guerra civile con Kornilov e i suoi seguaci e il loro tentato golpe di metà 1917.
Colpevoli sia i Rossi che i Bianchi?
Questo è un approccio di compromesso. Come ha detto Aleksej Gusev: “La guerra civile come conflitto socio-politico è stata provocata da entrambe le parti”. I proprietari terrieri, la borghesia, l’apparato burocratico e molti ufficiali sentivano le loro posizioni minacciate dal rovesciamento dello zar. Allo stesso tempo, i sentimenti rivoluzionari di contadini, operai e soldati si facevano sempre più radicali e mettevano in pericolo la condizione di chi era ancora più legato al vecchio regime. Uno scontro tra quelli a favore e contro la rivoluzione era inevitabile, sostiene lo storico.
Entrambe le parti hanno usato metodi similmente violenti, quindi è difficile trovare un vero colpevole e dividere il campo tra buoni e cattivi. Il Terrore Bianco per molti aspetti è stato tanto atroce quanto il Terrore Rosso, con decine di migliaia di vittime. Il generale Kornilov disse all’inizio del 1918: “Non prendete prigionieri. Più terrore, significa più vittorie”.