Potreste non aver mai potuto scattare quella vostra foto a Mosca con la Cattedrale di San Basilio sullo sfondo. Nel 1935, mentre la campagna antireligiosa era all’apice nell’Urss, Stalin tenne un incontro con i vertici politici per decidere il nuovo aspetto architettonico della capitale.
Uno dei politici più influenti presenti in quell’occasione, Lazar Kaganovich (1893-1991), che fu tra le altre cose il responsabile della costruzione della metropolitana di Mosca (che portò il suo nome fino al 1955, prima di essere ribattezzata in onore a Lenin), rimosse il modellino della cattedrale dal plastico. Abbatterla avrebbe facilitato il passaggio dei carri armati durante le sfilate sulla Piazza Rossa. Una leggenda non confermata vuole che la reazione di Stalin sia stata furiosa: “Rimettila al suo posto”, avrebbe ordinato il dittatore.
Nessuno sembra avere una prova documentata di questo breve ma fatidico incontro, ma molti credono che sia stato un semplice architetto, Petr Baranovskij (1892-1984), a salvare la cattedrale simbolo di Mosca, che era già stato rimossa dalla mappa della capitale del futuro.
La crociata dell’architetto
Ingegnere certificato e specialista d’arte, Petr Baranovskij fece del salvataggio e del restauro dei monumenti architettonici, il più delle volte di natura religiosa, la missione di tutta la sua vita, peraltro in un’epoca in cui mostrare compassione per la Chiesa e le sue strutture poteva causare seri problemi.
Dopo la rivoluzione, il governo sovietico lanciò una dura campagna contro la religione, additando il clero come un ostacolo sulla via della società senza classi che i sovietici avrebbero dovuto costruire. Mentre molte antiche chiese venivano trasformate in palestre, sale cinematografiche, magazzini, dormitori e fienili, Baranovskij intraprese una campagna altrettanto decisa per preservare i rimanenti monumenti architettonici per i posteri.
L’architetto è responsabile del restauro di innumerevoli chiese e altri monumenti architettonici, tra cui la tenuta ecclesiastica di Krutitsy, il complesso di chiese e monasteri di Kolomenskoe e la Cattedrale di Kazan. È impossibile immaginare Mosca senza uno di questi simboli oggi, ma nessuno avrebbe potuto garantire che sarebbero sopravvissuti al dominio sovietico. In effetti, la Cattedrale di Kazan fu demolita nel 1936 ed è stata ricostruita da zero solo nel 1990–1993, proprio grazie ai disegni e alle fotografie dell’archivio di Baranovskij.
Un telegramma al Cremlino
La più grande vittoria dell’architetto e restauratore è stata comunque la Cattedrale di San Basilio. Sua figlia, Olga Baranovskaja, ha riscontrato voci che affermano che suo padre l’avesse chiusa a chiave, da piccola, dentro la cattedrale per ostacolare fisicamente la demolizione, ma lei non ha alcun ricordo di questi improbabili eventi.
Invece, crede che la lotta di suo padre sia stata meno drammatica ma altrettanto pericolosa e di ampia portata: l’architetto avrebbe inviato un telegramma a Stalin in persona.
“Ha lasciato l’ufficio [di Kaganovich] dopo essersi schierato [contro la demolizione] e ha sbattuto la porta. Andò all’ufficio postale e scrisse un telegramma: ‘Mosca. Il Cremlino. Al compagno Stalin. Per favore, evita la demolizione della cattedrale di San Basilio perché causerà un danno politico al regime sovietico’”, ha ricordato la Baranovskaja.
Nessuno ha mai visto il telegramma, e altri resoconti del salvataggio miracoloso della cattedrale citano un Baranovskij che minaccia il suicidio, rinchiudendosi all’interno della cattedrale e sfidando la burocrazia sovietica fino ai più alti vertici.
È difficile che la verità venga mai tirata fuori dalle storie accuratamente abbellite per i posteri, ma una cosa è certa: la Cattedrale di San Basilio si erge orgogliosamente sulla Piazza Rossa, attirando milioni di turisti affascinati da tutto il mondo. E Petr Baranovskij è l’uomo da ringraziare.
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