Pietro il Grande e quei misteri che gettano ombra sullo zar delle riforme

Storia
ALEKSEJ TIMOFEJCHEV
Fu davvero lui il legittimo erede al trono o venne rimpiazzato da un tedesco? Quali furono le ultime reali volontà del regnante in punto di morte? Nonostante lo scetticismo degli storici, il dibattito resta aperto

Fu uno dei grandi riformatori della storia russa. E sul suo regno sono stati scritti fiumi di inchiostro. Tuttavia esistono dei misteri irrisolti legati alla storia di Pietro il Grande. Ecco i più impressionanti.

Fu lui il vero zar?

Prima che Pietro il Grande salisse al potere, la Russia non era altro che uno stato periferico d’Europa. Ma alla fine del suo regno, che durò in tutto solo un quarto di secolo, il Paese si era trasformato in un vero e proprio impero. Pietro creò un esercito moderno, sviluppò l’industria e ottenne accesso a un’importante percorso strategico attraverso il Mar Baltico.

Quando venne il momento di dare impulso alle proprie riforme, Pietro sfidò le secolari tradizioni e i rituali della vita sociale e politica russa, rifiutando il vecchio per fare spazio al nuovo. Non c’è da stupirsi quindi che ci sia chi si vede con perplessità il fatto che questi enormi cambiamenti siano avvenuti in un lasso di tempo davvero breve. E che si ipotizzino le teorie più insolite.

Il fatto che Pietro favorisse gli stranieri e adottasse le usanze occidentali fece venire il dubbio sulle reali origini e sulla sua nazionalità. Si diceva che non fosse russo e che fosse uno zar illegittimo. Alcune leggende affermano che il vero Pietro fosse stato rimpiazzato da un tedesco.

Erano due le teorie che davano corpo a queste fantasie: secondo alcuni, Pietro sarebbe stato sostituito fin dalla nascita. Secondo la leggenda, la madre avrebbe dato alla luce una bambina, ma il padre desiderava un bambino. E così la coppia prese in affido il figlio di un comandante straniero che prestava servizio alla corte dello zar.

Secondo un’altra leggenda, invece, il vero Pietro sarebbe scomparso durante il suo lunghissimo viaggio in Europa, tra il 1697 e il 1698. Fu proprio al rientro da questo viaggio che vennero introdotte nel Paese varie riforme occidentali. Alcuni sostengono che il vero zar fosse stato fatto prigioniero e sostituito.

Teorie nelle quali però gli storici non credono.

Una scoperta sorprendente

Alla fine del XVII secolo, la principessa Ekaterina Dashkova, direttrice dell’Accademia russa, si sorprese per la quantità di sostanze alcoliche che venivano utilizzate abitualmente all’interno dell’Accademia. Decise quindi di far luce su questa faccenda visto che aveva il sospetto di un abuso. Secondo la leggenda, la risposta lasciò a bocca aperta la Dashkova: le dissero infatti che si tratta di motivi strettamente scientifici e le mostrarono vari oggetti: due caraffe con dei resti umani all’interno. Le sostanze, dissero, servivano per conservarle. 

Si trattava delle teste di antichi cortigiani di Pietro il Grande e di sua moglie Caterina. Una era di Mary Hamilton, discendente di uno scozzese emigrato in Russia nella metà del XVI secolo. Lei era una delle dame di compagnia di Caterina e amante di Pietro, giustiziata per aborto e infanticidio. Si credeva infatti che il bebè ucciso avrebbe potuto essere proprio di Pietro, anche se poi si scoprì che la donna aveva avuto relazioni anche con l’assistente dello zar.

La seconda testa era quella di Willem Mons, segretario di Pietro e amante dell’imperatrice. Quando venne alla luce l’infedeltà della zarina, Pietro andò su tutte le furie, anche se nemmeno lui poteva essere considerato un santo. Mons venne accusato di truffa e decapitato poco dopo. Si narra che lo zar ordinò di sistemare la testa di Mons nella stanza dell’imperatrice.

La morte di Pietro e la sua ultima richiesta

Le speculazioni non riguardavano solamente la sua nascita, ma anche le circostanze della sua morte. I rumors si diffusero perché, poco prima della morte di sua moglie, Caterina era finita in disgrazia per la sua relazione con Mons. La situazione era scottante. Anche la posizione di Aleksandr Menshikov - la persona con più potere nella corte dopo lo zar - era in pericolo. Si supponeva infatti che Aleksandr e Caterina avessero confabulato tra loro e che entrambi augurassero una morte prematura allo zar. Tuttavia, così come ricorda lo storico Evgenij Anisimov, la morte di Pietro, avvenuta nel 1725, è da ricondurre a malattie croniche a trasmissione sessuale.

Si narrano storie anche sull’ultima volontà dell’imperatore. Secondo la leggenda, lo zar avrebbe chiesto una penna e un calamaio e avrebbe scritto: “Lasciare tutto a...”, ma morì prima di terminare la frase.

Con la morte dello zar, Caterina ereditò tutto, ma ciò non fu sufficiente per evitare speculazioni. Quasi un secolo dopo infatti, nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, nel 1812, in Francia apparve un documento dal titolo “Volontà di Pietro il Grande”. Si diceva che si trattasse del presunto piano architettato dalla Russia per sottomettere l’Europa inera. Gli storici sostengono però che questa “ultima volontà”  non fosse altro che una truffa.

Ad ogni modo questo documento venne utilizzato in Europa per gettare ombre sulla Russia. Secondo gli storici infatti l’unico vero desiderio di Pietro non era altro che rendere la Russia un Paese moderno, trasformandola in un attore importante per la politica europea. E così avvenne nei secoli successivi.