La Cattedrale di Cristo Salvatore, tra maledizioni e rinascita

Storia
NIKOLAJ SHEVCHENKO
Duecento anni fa veniva approvato il progetto originario, che avrebbe portato alla rovina dell’architetto. La chiesa è stata poi spostata, demolita e faticosamente ricostruita

La Cattedrale di Cristo Salvatore è uno dei simboli di Mosca. Ma l’edificio ha avuto una vita molto tribolata, tra cambi di luogo, lavori infiniti, demolizione completa ai tempi di Stalin e faticosa ricostruzione negli anni Novanta.

La prima vittima della Cattedrale

La prima vittima della cattedrale fu il suo stesso creatore, l’architetto Karl Magnus Vitberg. Nato a San Pietroburgo da una famiglia svedese, dovette convertirsi all’Ortodossia e cambiare il nome da Karl Magnus in Aleksandr Lavrentjevich per ottenere l’incarico da parte dell’Imperatore Alessandro I.

La Russia del dopo Napoleone viveva un’ondata senza precedenti di patriottismo e spiritualità, e aveva bisogno di un simbolo che riflettesse i sentimenti della società. Alessandro I concepì l’idea di un grande memoriale per commemorare i caduti dell’esercito imperiale russo e per dare un’espressione monumentale alla grandezza della Russia.

L’architetto russo-svedese Vitberg fu l’unico che sembrava leggere nella mente dello zar. “Hai indovinato i miei desideri. Volevo che non fosse solo un mucchio di pietre, un edificio ordinario, ma che fosse animato da un’idea religiosa. Ho esaminato oltre venti progetti, tra i quali alcuni erano molto buoni, ma ordinari. Tu, però, hai fatto parlare le pietre”, gli disse l’imperatore nel 1815.

Purtroppo per l’architetto, Alessandro si era così appassionato al suo progetto, che, dopo l’approvazione finale nel 1817, lo volle a capo della costruzione.

Vitberg però era un teorico, non aveva la minima esperienza nella costruzione e nella gestione dei cantieri e protestò con veemenza, ma senza alcun risultato. Il 13 settembre 1817 Vitberg pose la prima pietra della cattedrale sulle Colline dei Passeri (dove oggi sorge il grattacielo staliniano dell’Università di Mosca), luogo inizialmente scelto per il capolavoro architettonico.

Ma presto il destino voltò le spalle all’architetto; nel 1825 Alessandro I morì e fu incoronato Nicola I. Il nuovo imperatore ordinò di fermare la costruzione, che in quegli anni si era dimostrata scandalosamente costosa e richiedeva tempi lunghissimi.

Quando una commissione speciale convocata dallo Zar riscontrò alcuni casi di appropriazione indebita, Vitberg venne messo sotto processo e condannato alla confisca di tutte le proprietà e all’esilio interno (fu mandato nella città di Vjatka, oggi Kirov, mille chilometri a est di Mosca), con l’interdizione a lavorare per lo Stato.

La cattedrale fu la rovina del suo ingenuo creatore, che, secondo gli storici moderni, era del tutto innocente e fu vittima degli intrighi dei suoi subordinati. 

La rinascita maledetta

La Cattedrale avrebbe potuto essere abbandonata incompiuta, se non fosse che Nicola, profondamente religioso, era tormentato dal voto fatto da suo fratello, il defunto imperatore, di costruire un simbolo della Russia risuscitata.

Il 10 settembre 1839, 22 anni dopo la cerimonia iniziale, una nuova pietra venne solennemente posata sul luogo in cui si trova oggi la Cattedrale di Cristo Salvatore.

Il suo nuovo architetto, Konstantin Thon, scelse un’area in cui all’epoca si trovava un monastero, e la leggenda vuole che la madre badessa, costretta ad abbandonare il luogo sacro, abbia maledetto i costruttori e preconizzato la rovina della nuova cattedrale. 

La profezia si compie

La profezia si realizzò quando i bolscevichi presero il potere. I governanti della nuova Russia sovietica desiderano lasciare un segno immortale della loro grandezza post rivoluzionaria e avevano in mente un progetto sontuoso: il Palazzo dei Soviet, un’avveniristica costruzione a gradoni alta 495 metri, con sulla sommità una statua di Lenin.

La scelta del luogo del cantiere non lasciò dubbi sulle nuove intenzioni del governo nei confronti della Chiesa: il Palazzo dei Soviet sarebbe dovuto sorgere sul sito della Cattedrale di Cristo Salvatore, che doveva dunque essere abbattuta per liberare il posto.

Il 5 dicembre del 1931, due potenti esplosioni demolirono la cattedrale, facendo tremare alcuni quartieri vicino all’epicentro. Ma nonostante la forte determinazione del nuovo governo, ci volle più di un anno per liberare il posto dai detriti.

A complicare ulteriormente le cose, ci furono ristrettezze di bilancio e problemi tecnici (allagamenti a causa della vicinanza della Moscova) e, quando erano appena state ultimate le fondamenta, scoppiò la Seconda guerra mondiale, fermando i lavori. Lavori che non ripresero mai più, mentre il grande buco fu trasformato, ai tempi di Chrushchev, nella piscina all’aperto più grande del mondo.

Fu solo a fine anni Ottanta, quando la politica statale verso la religione si liberalizzò, che spuntò l’idea di chiudere la piscina Moskvà e di ricostruire la Cattedrale. Nonostante l’iperinflazione dilagante degli anni Novanta rallentasse i progetti, la cattedrale ricostruita è stata consacrata il 19 agosto del 2000, grazie anche alle sottoscrizioni dei fedeli. Dopo secoli di alti e bassi del suo destino, la cattedrale è oggi orgogliosa di affacciarsi sul fiume Moscova e di accogliere i visitatori indipendentemente dalle loro credenze religiose.