Fin dalla sua fondazione, l’Unione Sovietica dovette combattere non solo sui campi di battaglia, ma anche nell’arena ideologica. I leader sovietici compresero che arte e architettura erano elementi cruciali di questo conflitto, e un ottimo mezzo per mostrare il potere e la gloria dell’Urss al popolo e al mondo
Nel 1918 Lenin dette il via a un piano per la “Propaganda monumentale” e, secondo questa strategia, i monumenti divennero un mezzo fondamentale per propagare le idee rivoluzionarie. Ma, a causa dell’utilizzo di materie prime di scarso pregio, molte di queste opere non sono giunte fino ai giorni nostri
L’epoca di Stalin fu il tempo dei colossali piani urbanistici e dei giganteschi progetti che stravolsero il volto di Mosca: le Sette sorelle (i grattacieli staliniani), il mai realizzato Palazzo dei Soviet, il Teatro dell’Armata Rossa (oggi chiamato Teatro dell’Esercito russo) e molto altro. Il classicismo socialista (indicato talvolta anche come Gotico staliniano) rappresentò il tentativo di dimostrare audacemente al mondo che niente era impossibile per il giovane Stato sovietico
Negli anni Sessanta i progetti colossali apparivano già come qualcosa di legato al passato, e il gigantismo monumentale dei tempi di Stalin (che era morto nel 1953) fu abbandonato per progetti ispirati a far coincidere gli aspetti estetici con le esigenze di carattere pratico. Ma anche in quest’epoca di funzionalismo, la monumentalità non fu del tutto abbandonata
Enormi monumenti vennero eretti per onorare la memoria dei soldati caduti nella Grande guerra patriottica, la Seconda guerra mondiale. Tra i più mozzafiato, la Statua della Madre Russia (conosciuta anche come “La Madre Patria Chiama”) di Volgograd (la ex Stalingrado), alta 85 metri, e il monumento “Coraggio”, nel complesso della Fortezza di Brest, in Bielorussia
Lenin è stato senz’altro il soggetto più rappresentato nell’arte monumentale sovietica. La sua immagine era onnipresente: nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, nei teatri, nelle piazze, negli appartamenti e, ovviamente, nelle sale del Palazzo del Cremlino
Un altro importante soggetto dell’arte monumentale sovietica era l’“Uomo nuovo sovietico”. Questa figura ideale aveva tutte le qualità a cui il cittadino dell’Urss doveva tendere: il coraggio, la forza, la disciplina, l’intelligenza, l’etica del lavoro e la fede nel socialismo. Nei condomini, per strada, nelle fabbriche, nelle sale, nei palazzi della cultura, ovunque c’erano giganteschi poster, bassorilievi, dipinti e mosaici che raffiguravano immagini idealizzate della vita di operai e contadini e glorificavano le mete raggiunte dall’Unione Sovietica nel campo industriale, in quello agricolo e nell’esplorazione spaziale
Lo Stato non badava a spese per i progetti ideologici, dando ai loro autori i migliori materiali e i fondi necessari. I monumentalisti erano persone molto rispettate, illustri e ben pagate in Unione Sovietica
Mosaico a Yuzhno-Sakhalinsk
Yuti Smityuk/TASSL’epoca sovietica è finita da oltre un quarto di secolo, ma gli enormi e coloratissimi dipinti monumentali socialisti ancora adornano e rendono più belli tanti grigi palazzi in giro per il Paese
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