Fabio Capello (Foto: EPA)
Il futuro di Fabio Capello è sempre più incerto. Dopo la sconfitta della Nazionale russa contro l'Austria (0:1) al match di qualificazione Euro 2016, la concentrazione di voci sulle imminenti dimissioni del sessantanovenne allenatore italiano ha raggiunto il picco. E nelle ultime settimane, i toni si sono fatti particolarmente affressivi. Il capo dell'amministrazione del Presidente, Sergei Ivanov, ha definito la partita della Nazionale russa “uno scempio”, mentre il ministro dello Sport Vitalij Mutko ha descritto la questione dell'esonero del famoso allenatore come “chiusa”.
In stringente attesa
La decisione ufficiale dell'esonero era attesa il 24 giugno, in occasione della riunione del Comitato esecutivo dell'Unione calcio russa (RFS). Così però non è avvenuto. Al Comitato esecutivo hanno dato a intendere che fino all'elezione del nuovo presidente della RFS, che si terrà il 2 settembre, la questione di Capello potrebbe rimanere irrisolta.
Pietra d'inciampo rimangono le condizioni finanziarie fissate nel contratto di Capello, in vigore fino al 2018. In accordo con esse, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, la parte russa è tenuta a versare all'allenatore una penale pari a tutti gli stipendi dovuti fino alla fine dell'accordo. La paga annuale di Capello, secondo dati non ufficiali, ammonta a 7 milioni di euro all'anno. Secondo le informazioni della rivista Sport-Express, il 25 giugno il ministro dello sport Vitalij Mutko avrebbe negoziato con Capello sul tema di una possibile riduzione del compenso per interruzione anticipata del contratto.
Capello, l'esonero è da capogiro |
Un trio europeo al timone della squadra
Fabio Capello era stato nominato capo allenatore della squadra russa il 26 luglio 2012. In tre anni scarsi di lavoro, il suo successo principale è stata l'eliminazione della squadra alla fase finale del Campionato del mondo 2014, per la prima volta in 12 anni. Nel proprio girone di qualificazione, gli allievi di Capello si sono confrontati con la squadra del Portogallo con a capo Cristiano Ronaldo.
Anche in seguito, le cose non si sono messe bene per Capello. L'esclusione della squadra persino da uno dei gruppi non particolarmente forti del campionato mondiale in Brasile (i rivali della Russia erano Belgio, Algeria e Corea del Sud) e la continua perdita di punti nel girone di qualificazione a Uefa Euro 2016 non hanno certo favorito ad accrescere la popolarità dell'italiano. L'allenatore è stato accusato di un' eccessiva rotazione della squadra e di gioco debole all'attacco. “La squadra russa non è mai sembrata tanto disperata”, ha ammesso al termine della partita con l'Austria il pluriennale leader della squadra russa Aleksandr Mostovoj.
I critici di Capello di solito citano l'esempio di un altro istruttore straniero della squadra: Guus Hiddink. Con l'olandese, la squadra russa ha ottenuto il suo risultato più alto, arrivando alla semifinale di Uefa Euro 2008 e dando prova di un gioco di super classe. Nondimeno, nella fase successiva del torneo di qualificazione, Hiddink ha francamente fallito. Nelle qualificazioni ai mondiali 2010, la Russia non seppe concorrere con la giovane squadra della Germania, occupando così il secondo posto nel gruppo e cedendo alla Slovenia agli spareggi. In conclusione, la Russia non prese parte allora al torneo in Sud Africa.
Il successore di Hiddink, Dik Advocaat, si fa ricordare per la sua performance al campionato d'Europa. L'ex-trainer dello “Zenit” ha portato con successo la nazionale a Euro 2012, iniziando la fase finale del torneo con la tonante sconfitta della squadra ceca (4:1). Ciononostante, la squadra non è riuscita a raggiungere i play-off: la sconfitta contro la Grecia (0:1) ha posto fine al lavoro di Advokaat e dell'allora presidente della Federcalcio russa, Sergei Fursenko.
Tutti e tre gli allenatori stranieri della Nazionale russa hanno ricevuto lo stesso stipendio: 7 milioni di euro all'anno. È interessante notare che Capello è stato il primo allenatore a ricevere i soldi direttamente dalla lega calcio russa. Il compenso di Hiddink era pagato da Roman Abramovic tramite un fondo speciale “Accademia nazionale del calcio”. Il lavoro di Advokaat invece era corrisposto dalla compagnia Gazprom, il cui top manager fu per lungo tempo Fursenko. Nell'ultimo anno di lavoro, Capello si è scontrato con ritardi nel pagamento dello stipendio, per via dell'incapacità della federcalcio di trovare mezzi per il finanziamento del contratto. Alla fine, una somma non piccola della paga dell'italiano è stata versata dal miliardario Alisher Usmanov, che ha trasmesso alla RFS due piene tranche dell'importo dovuto.
Il 13% dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) dal contratto di Capello è finito nel budget nazionale russo, non italiano, dove la percentuale equivale al 45%. Capello è stato registrato come residente in Russia, dal momento che in Russia ci viveva più di 183 giorni all'anno. Per Hiddink e Advokaat la Federcalcio si trovò a dover pagare invece il 52% di imposte sui compensi, in tasse fiscali dirette ai Paesi Bassi.
Un caro pensionato o un prigioniero della situazione?
Gli esperti sono divisi sulle valutazioni di questa fase russa del lavoro di Capello. Secondo l'opinione del campione d'Europa 1960, Viktor Ponedelnik, l'invito di Capello in Russia avrebbe dovuto far rinsavire molti funzionari del calcio. “L'arrivo di Capello ha definitivamente dissipato il mito che un allenatore pluripremiato possa rendere forte una squadra composta da qualsiasi giocatore. In Russia, per l'ennesima volta, hanno voluto scommettere su un trainer famoso, per altro alla fine della sua carriera, piuttosto che sulla crescita dei giovani atleti. Capello si è rivelato essere un pensionato costoso. Con una generazione così debole di giocatori e un'elevata autostima del principale allenatore della nazionale, la Russia si è ridotta ad essere la mediocrità del calcio europeo”.
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L'ex allenatore della squadra russa, Boris Ignatev, rimprovera l'italiano di aver fatto un lavoro troppo scarso con i giocatori. “Capello non è riuscito a sviluppare un proprio sistema. Ad un incontro ha convocato solo calciatori provati. Dopodiché ha deciso di farne a meno e di invitare tanti giovani. Non è stato capace di sentire la squadra. Ha continuamente tirato in lungo con le sostituzioni e ha perso quasi tutti i suoi rivali seri. Con Hiddink e Advokaat la squadra era temuta. Con Capello abbiamo perso il rispetto”.
L'ex giocatore di calcio del Manchester United, Andrej Kanchel'skis, al contrario ritiene che sia stato troppo ingenuo attribuire la colpa di tutto all'allenatore. “In campo scendono i giocatori, non l'allenatore. Capello ha provato praticamente tutti i possibili giocatori russi. Ha sperimentato molto, ha creduto nella gioventù. Mi sembra che dopo gli insuccessi al campionato del mondo, la squadra sia caduta in una sorta di buca psicologica, dalla quale non può tuttora uscire. Capello non è riuscito a tirar fuori i giocatori da questo stato, e sta pagando i conti per questo”.
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