Aleksandr Zubkov: la maledizione del portabandiera
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Aleksandr Zubkov, bobbista ed ex slittinista russo, portabandiera della squadra olimpica, ha conquistato due medaglie d’oro interrompendo una tradizione poco fortunata nella sua disciplina: per anni gli alfieri russi non hanno mai conquistato l’oro olimpico.
Dopo i Giochi però, all’età di 39 anni, ha deciso di ritirarsi. Per lui, l’inizio di una serie di sfortunate coincidenze: a maggio ha subito un’aggressione da parte di quattro ladri che volevano rubargli l’auto. E nell’autunno scorso è finito al centro di un grosso scandalo.
La delusione, poi, per un’offerta al ribasso: convinto che gli venisse offerto il ruolo da allenatore della nazionale, ha ricevuto invece solo la proposta di allenare la squadra giovanile. Un’offerta che lui stesso ha definito “umiliante”. In ottobre sua figlia Elizaveta è stata inoltre esclusa dalla squadra di skeleton: ai vertici della società circolavano voci che lei volesse passare nella squadra tedesca. L’apice è stato poi raggiunto quando la ragazza è stata accusata di furto. Accuse sempre negate dalla famiglia.
Indipendentemente da ciò, il rischio è che la carriera da allenatore di Zubkov in Russia sia morta ancora prima di iniziare.
Alena Zavarzina e Vic Wild: vip sotto i riflettori
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Durante le Olimpiadi non si faceva che parlare di loro. E l’apice della fama, per questa coppia russo-americana, è stato raggiunto dopo il trionfo ai Giochi, quando sui giornali non si faceva che parlare della love-story tra questo ragazzo americano e la bella atleta siberiana. La coppia era stata “paparazzata” in Francia durante la gara di automobilismo “24 Ore di Le Mans”, e a San Pietroburgo durante la presentazione di una famosa marca di orologi. I due hanno anche fondato una nuova federazione di snowboard.
Per quanto riguarda i successi sportivi, l’anno appena conclusosi non ha regalato loro altre grosse soddisfazioni: ai Mondiali, Zavarzina e Wild non sono riusciti a superare la soglia dei quarti di finale.
Yulia Lipnitskaya: un tonfo dall’Olimpo
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Per Yulia Lipnitskaya, la giovane regina dei Giochi, il successo vertiginoso si è trasformato in un incubo. La ragazza, sedicenne, non ha sopportato il carico di aspettative, fallendo la stagione post-olimpica. I fan, che attendevano nuovi record, hanno dovuto fare i conti con la delusione.
La sua debolezza ha fatto capolino nel torneo di novembre a Pechino, dove ha saltato la cerimonia di premiazione. Una cosa che ha suscitato non poche polemiche.
Ma gli scandali non sono finiti. Subito dopo i Giochi si sono rincorse le voci su alcuni screzi con le compagne di squadra, e sul fatto che volesse cambiare allenatore.
Il suo stato emotivo ha poi dato il colpo di grazia: a gennaio, durante il campionato russo, Yulia si è piazzata solo al nono posto, venendo così esclusa dal campionato europeo.
Viktor An. Obiettivo: Russia
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La vita di Viktor An, pattinatore di short track sudcoreano naturalizzato russo, non è cambiata molto dopo Sochi. Lo sportivo più titolato delle Olimpiadi invernali (tre ori e un bronzo) vive a Mosca da quattro anni. Parla bene il russo e si è anche adattato al freddo e al traffico della capitale. L’attenzione della stampa non ha cambiato la sua esistenza: durante le interviste dimostra sempre grossa modestia. E il suo futuro, sostiene, sarà in Russia: nella sua nuova patria sta mettendo su famiglia con la moglie Nari.
Ora il prossimo obiettivo saranno i Mondiali di Mosca. I tifosi sono già pronti. E Viktor non ha alcuna intenzione di deluderli.
Roman Petushkov, supereroe paralimpico
Foto: Konstantin Chalabov/Ria Novosti
Roman Petushkov, sciatore e biathlonista, è diventato un vero eroe, passando alla storia come un pluripremiato campione olimpico. Una vera leggenda, soprattutto dopo l’incidente avvenuto nel 2006, quando più nessuno credeva nelle sue capacità di recupero. Ma dopo quattro anni, a Vancouver, era di nuovo sul podio. Per ben due volte.
Il trauma, ha dichiarato Roman, è stato la sua fonte di forza. Adesso sta insegnando nelle scuole sportive e a gennaio ha partecipato ai Mondiali negli Stati Uniti (Cable-2015), senza però portare a casa medaglie.
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