La principessa di Sochi

Julia Lipnitskaja, quindici anni, la più giovane vincitrice di un oro nella storia delle Olimpiadi invernali. Ecco il nuovo prodigio che potrebbe dare del filo da torcere a Carolina Kostner

Secondo il parere degli addetti ai lavori si appresta a macinare un record dopo l'altro. E a spostare in avanti i confini della disciplina. Intanto, Julia Lipnitskaja, che ha ottenuto la vittoria ai Giochi olimpici di Sochi nella gara di pattinaggio di figura a squadre, è diventata la più giovane campionessa nella storia delle Olimpiadi invernali. Quindici anni e 249 giorni. Fino ad ora il record era detenuto dall'americana Tara Lipinski, che aveva vinto una medaglia d'oro a Nagano nel 1998 all'età di 15 anni e 255 giorni. Tra l'altro, alla vigilia di Sochi 2014 proprio la Lipinski in un'intervista rilasciata alla rivista New York Times ha osservato che dalla Lipnitskaja ci si può aspettare qualunque sorpresa, soprattutto nella gara individuale, in cui la russa potrebbe conquistare quell'oro che ancora manca alla Nazionale del suo Paese: quello per il pattinaggio individuale femminile.

Il curriculum

Julia Lipnitskaja è nata il 5 giugno 1998. È diventata campionessa olimpica nel 2014 nella gara a squadre e campionessa europea nel 2014. Campionessa del mondo per la categoria juniores nel 2012 e vicecampionessa nel 2013. Medaglia d'argento nella finale del Grand Prix nella stagione 2013/2014. Medaglia d'argento al Campionato di Russia nel 2012 e nel 2014, campionessa della Russia per la categoria juniores nel 2012, vincitrice della finale del Grand Prix juniores nella stagione 2011/2012. Alla data del gennaio 2014 occupa il terzo posto nella classifica dell'Unione Internazionale di Pattinaggio (ISU). Per l'esecuzione del suo programma libero a Sochi, Julia ha ottenuto 141,51 punti: si tratta del secondo miglior risultato nella storia, dopo quello di Ju-na Kim (150,06)

Evgenij Pljushchenko, compagno di squadra di Julia nella Nazionale, che ottenne la sua prima vittoria nel campionato mondiale maggiore quando la Lipnitskaja non era ancora nata, l'ha definita "un piccolo genio". Elvis Stojko, due volte medaglia d'argento ai Giochi olimpici di Lillehammer e di Nagano, ha scritto sul suo blog di Twitter: "Julia Lipnitskaja può diventare una nuova stella. Se resterà per molti anni nel mondo del pattinaggio di figura, sarà per molti una fonte di ispirazione".

I primi passi

Julia è nata a Ekaterinburg, e ha cominciato a praticare il pattinaggio artistico a quattro anni. Nella sua città natale, però, non aveva grandi prospettive, e pertanto nel 2009 si è trasferita a Mosca per allenarsi con la giovane specialista Eteri Tutberidze. La Lipnitskaja ha poi raccontato che era pronta a lasciare tutto per tornare ad essere una bambina come tutte le altre, se la Tutberidze non l'avesse accolta nel suo gruppo. Ma l'allenatrice la volle con sé: aveva già capito che Julia sarebbe potuta diventare una vera campionessa. Nella stagione 2011/2012 la Lipnitskaja ha vinto tutti i tornei juniores a cui ha partecipato, tra cui la finale del Grand Prix e il campionato del mondo. Nell'anno successivo ha vinto due tappe del Grand Prix, questa volta nella categoria maggiore, ma ha dovuto rinunciare alla finale perché durante un allenamento è caduta, tagliandosi il mento e riportando una leggera commozione cerebrale.   

L'età di passaggio

Nello stesso anno, il 2012, per la Lipnitskaja sono cominciati i problemi legati all'adolescenza, con un malaugurato aumento di altezza e di peso. La prima allenatrice di Julia, Elena Levkovets, ricorda che l'anno scorso la ragazza voleva addirittura abbandonare la carriera sportiva: "Non capiva che cosa le stesse succedendo, non sapeva dove mettere braccia e gambe. Negli allenamenti non tutto le riusciva bene". Chi l'avrebbe mai detto, che questa esile fanciulla ogni giorno lottasse contro il peso? La Tutberidze non smette di meravigliarsi per la determinazione della sua allieva, che alla scuola di pattinaggio viene soprannominata "tanchik" (diminutivo della parola russa "tank", carro armato): "Nel mio lavoro non avevo mai visto niente di simile: Julia non può permettersi di mangiare niente. Quando deve perdere peso mangia solo cellulosa in polvere, che fornisce un buon apporto energetico. Eppure, grazie al cielo, Julia se la cava: ha una grandissima forza di carattere.

Nemmeno un giorno di riposo

Osservando le evoluzioni della Lipnitskaja, può sembrare che l'atleta esegua queste strabilianti rotazioni in spaccata verticale, che le valgono il quarto livello di difficoltà e tre punti extra, con incredibile facilità. Invece, nella vita sportiva della Lipnitskaja nessun risultato è facile da ottenere. "Se sapeste quanto mi tocca lavorare sull'allungamento. Se trascuro lo stretching letteralmente per un paio di giorni, divento come di legno. I muscoli smettono subito di obbedirmi", sospira la giovane pattinatrice. Julia in generale è una perfezionista. Talvolta è scontenta anche alla fine di una gara vinta. È successo, ad esempio, dopo la seconda gara disputata alle Olimpiadi: "I salti non li ho sentiti veramente miei, e l'ultima rotazione non l'ho eseguita al meglio. Non ho ancora imparato a perdonare a me stessa i miei errori; può darsi che questa capacità mi verrà con l'esperienza, e sarò in grado di sorridere, come Carolina Kostner, anche dopo una caduta agli Europei".    

Tutti i retroscena di Sochi
nel blog di una volontaria
alle Olimpiadi

La Tutberidze è d'accordo con la sua allieva: "C'è ancora del lavoro da fare. Julia si è fatta prendere dall'emozione a metà del programma. Ma è una cosa normale, non è mica una bambolina a molla. Trarremo le nostre conclusioni da questa gara e correggeremo tutti gli errori fatti, in vista del prossimo appuntamento". Il prossimo appuntamento è la gara individuale che si svolgerà il 19 e il 20 febbraio. Per estraniarsi dall'euforia che la circonda per la prima medaglia d'oro conquistata, sottrarsi agli sguardi estasiati e potersi allenare in tranquillità, Julia il 10 febbraio è tornata con la sua allenatrice a Mosca, dove la pista di pattinaggio è tutta a sua disposizione.  

Le concorrenti

Il desiderio di lasciare l'atmosfera di una festa continua, quella delle Olimpiadi, per ritrovare la tranquillità di casa propria è del tutto comprensibile. La medaglia già vinta è un ottimo risultato, ma ciò non toglie che a Sochi la concorrenza resta molto agguerritaLe avversarie della Lipnitskaja possono vantare esperienza e medaglie. Tra di loro vi sono la campionessa mondiale del 2012, l'italiana Carolina Kostner, già cinque volte campionessa europea; la giapponese Mao Asada, vincitrice della medaglia d'argento alle olimpiadi invernali del 2010 e due volte campionessa mondiale (2008 e 2010), che l'atleta russa ha già battuto nella gara a squadre. Vi è poi la coreana Yu-na Kim, vincitrice alle Olimpiadi di Vancouver e due volte campionessa del mondo. Infine, c'è un'altra russa, Adelina Sotnikova, salita sul podio insieme alla Lipnitskaja nei campionati europei del 2014.

Difficilmente, però, le due atlete riceveranno lo stesso supporto da parte del pubblico. "Mi avevano avvertito più di una volta che il pubblico avrebbe gridato e che non sarei riuscita a sentire nemmeno la musica. E che ciò sarebbe continuato sempre e dappertutto, anche durante il riscaldamento. In linea di massima, ero pronta a tutto questo; ma non pensavo che il rumore sarebbe stato così forte. Grazie al cielo, il pubblico mi è stato d'aiuto", racconta Julia. "La cosa più importante è che mi sono preparata bene, e che in pista mi sento a mio agio: il ghiaccio è scorrevole e permette di saltare bene, non è friabile. Cercherò di continuare a fare semplicemente il mio lavoro. Potrò sentirmi una campionessa olimpica solo dopo che tutte le gare saranno concluse".

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