I capitani dell'Armata Rossa

Pavel Datsyuk, attaccante dei Detroit Red Wings (Foto: Reuters)

Pavel Datsyuk, attaccante dei Detroit Red Wings (Foto: Reuters)

Olimpiadi alle porte. Occhi puntati sulle squadre della Federazione. Soprattutto per l'hockey. E Russia Oggi passa in rassegna gli ultimi "invincibili capitani" delle squadre nazionali

Olimpiadi alle porte, impianti pronti. E la maggior parte delle speranze dei russi vanno alla squadra di Hockey. Che a Sochi sarà guidata da Pavel Datsyuk, attaccante dei Detroit Red Wings. Datsyuk ha all’attivo già una medaglia olimpica, un bronzo conquistato alle Olimpiadi di Salt Lake City nel 2002. In totale, tra Olimpiadi e Campionati del mondo, ha disputato per la nazionale russa più di 60 partite, realizzando ben 17 reti. Non è nuovo, quindi, al tipo di competizione che lo attende a Sochi. Sarà, tuttavia, la prima volta che vi parteciperà nelle vesti di capitano. Un incarico importante, se si considera che la nazionale russa sarà la padrona di casa dei Giochi e la squadra di Zinetula Bilyaletdinov ha come unico obiettivo l’oro. Ma chi sono i suoi predecessori?

Lo speciale su Sochi 2014

1998, Nagano. Pavel Bure

Alla fine degli anni Novanta, il leggendario Pavel Bure era all'apice della sua carriera. Nominarlo capitano della nazionale russa di hockey fu una decisione del tutto sensata.  A Nagano, la nazionale russa, guidata dal "missile russo", concluse la fase a gironi al primo posto, battendo pesantemente il Kazakistan e superando anche Finlandia e Repubblica Ceca. Nei quarti di finale, la squadra di Bure affrontò senza problemi la Bielorussia, vincendo 4 a 1. In semifinale i russi dovettero sudare parecchio nel match contro la Finlandia. Il punteggio finale di 7 a 4 riflette appieno la passione ribollente con cui i giocatori di ambedue le squadre affrontarono la partita. Giunta in finale, la squadra russa si scontrò con la nazionale ceca. Fu una dura lotta, nella quale i russi incassarono una sola rete, quando ormai la partita stava volgendo al termine, e fu sufficiente a sancire la vittoria dei cechi. La porta della nazionale ceca era difesa allora dal leggendario Dominik Hasek. E fu in gran parte merito suo se la Repubblica Ceca riuscì alla fine a portarsi a casa l’oro olimpico. Pavel Bure segnò nove reti a Nagano, cinque delle quali nella semifinale contro i finlandesi. Ciò gli valse il titolo di miglior attaccante e capocannoniere della competizione. 


Pavel Bure (Foto: Imago / Legion Media)

2002, Salt Lake City. Igor Larionov

Nel 2002 l'incarico di capitano della squadra olimpica venne affidato al consumato attaccante Igor Larionov, che all'epoca delle Olimpiadi americane aveva già 41 anni. Quattro anni prima, i russi avevano vinto l'argento a Nagano, in Giappone. Il “professore” non partecipò a quelle Olimpiadi per poi pentirsene. "Quattro anni fa non mi sentivo all’altezza di giocare né nella Nhl né ai Giochi. Inoltre, avevo già partecipato a due Olimpiadi. Poi, a un certo punto, mi resi conto che ci avrei dovuto provare in ogni caso. Ma era ormai troppo tardi”, il quotidiano Komsomolskaya Pravda cita le parole di Larionov. Nei quarti di finale la squadra di Fetisov si prese la rivincita sui cechi per la sconfitta nella finale delle Olimpiadi del 1998, battendoli con lo stesso punteggio di 1 a 0. In semifinale la Russia si scontrò con la nazionale degli Stati Uniti ma questa volta la squadra di Larionov non riuscì ad avere la meglio sui padroni di casa che vinsero 3 a 2. Nel match per il terzo posto i russi diedero il meglio di sé, battendo la Bielorussa 7 a 2, mentre l’oro venne alla fine conquistato dalla squadra canadese.

2006, Torino. Alexei Kovalev

Assieme ad Alexander Karpovtsev, Sergei Zubov e Sergei Nemchinov, Kovalev è stato uno dei primi giocatori russi di hockey ad aver sollevato sopra la testa la Stanley Cup con i New York Rangers nel 1994, e il terzo hockeista russo ad aver totalizzato 1.000 punti nel campionato della Nhl. Nel 1992, alle Olimpiadi di Albertville, vinse la medaglia d’oro con la nazionale della Csi. La nomina a capitano della nazionale olimpica russa per i Giochi del 2006 sembrava essere il tributo perfetto ai suoi meriti. A Torino, la squadra russa rimase senza medaglie. Nei quarti di finale, i russi riuscirono a battere i canadesi, campioni dell’edizione precedente delle Olimpiadi, ma la loro corsa verso la vittoria venne interrotta in semifinale, dove la squadra di Kovalev perse 4 a 0 contro l’agguerrita nazionale finlandese. I russi non riuscirono nemmeno a portarsi a casa la magra consolazione della medaglia di bronzo dopo essere stati sconfitti, con un secco 0 a 3, dalla Repubblica Ceca. In totale, alle Olimpiadi di Torino, Kovalev giocò otto partite, segnando quattro gol e realizzando due assist. Quella contro i cechi è stata la sua ultima partita in qualità di membro della nazionale russa.

2010, Vancouver. Alexei Morozov

Alexei Morozov aveva trascorso sei stagioni nella Nhl con i Pittsburgh Penguins prima di passare alla Khl e dimostrare capacità di gioco ancor più eccellenti con gli Ak Bars di Kazan. A Vancouver, non fu solo il capitano della squadra nazionale russa ma anche il portabandiera alla cerimonia di apertura dei Giochi. Ciò, tuttavia, non aiutò la squadra russa a vincere il tanto ambito oro. La nazionale fece di nuovo ritorno a casa a mani vuoteLa squadra di Morozov non riuscì nemmeno a passare i quarti di finale, dove venne sconfitta dai padroni di casa: al 30esimo minuto i ragazzi del Canada avevano già segnato sette reti. I russi riuscirono a controbattere con solo tre gol. Le “foglie d’acero” riuscirono ad arrivare fino in finale dove batterono la squadra americana all’overtime. Morozov ha disputato tutti e quattro i match di Vancouver, segnando in totale due gol.

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