Un sogno chiamato spazio: il cosmonauta Sergej Ryazanskij si racconta

Il cosmonauta russo Sergej Ryazanskij al Centro di addestramento per i cosmonauti “Gagarin”. Fonte: Eugene Odinokov/RIA Novosti

Il cosmonauta russo Sergej Ryazanskij al Centro di addestramento per i cosmonauti “Gagarin”. Fonte: Eugene Odinokov/RIA Novosti

Fra pochi giorni partirà alla volta della Stazione spaziale internazionale insieme all’italiano Paolo Nespoli e all’americano Randy Bresnik. “Ecco come si vive in un posto dove il tramonto e l’alba durano 45 minuti e dove la gente cammina a testa in giù”

Immaginate un luogo dove il tramonto e l’alba durano 45 minuti. Dove la gente cammina a testa in giù e dove si possono percorrere 200 chilometri al secondo. Questo luogo esiste veramente. E ce lo racconta il cosmonauta russo Sergej Ryazanskij, classe 1974, che si prepara a ripartire per le stelle.

Ryazanskij, che vanta il record della passeggiata spaziale più lunga per un russo (8 ore e 5 minuti), è stato colui che ha portato la prima torcia olimpica nello spazio. La prossima settimana, il 28 luglio, partirà alla volta della Stazione spaziale internazionale in qualità di comandante dell’equipaggio formato dall’italiano Paolo Nespoli e dall’americano Randy Bresnik.

Da sinistra, l’astronauta italiano Paolo Nespoli dell’Esa, il russo Sergej Ryazanskij di Roscosmos e lo statunitense Randy Bresnik della Nasa. Fonte: Eugene Odinokov/RIA NovostiDa sinistra, l’astronauta italiano Paolo Nespoli dell’Esa, il russo Sergej Ryazanskij di Roscosmos e lo statunitense Randy Bresnik della Nasa. Fonte: Eugene Odinokov/RIA Novosti

Sulla rampa di lancio

“Il lancio dei razzi di in piena notte è uno spettacolo straordinario. Soprattutto quando lo si osserva dal cosmodromo – racconta Ryazanskij -. Quando ti trovi all’interno dello shuttle, inizialmente non puoi vedere niente. Poi ti passa per la testa che si tratta di una situazione totalmente illogica: ovvero che sei seduto su un enorme barile pieno di polvere da sparo. Ed è proprio in quel momendo che all’improvviso senti un enorme “boooom!”. E 528 secondi dopo il lancio, eccoti in orbita”.

La Stazione spaziale internazionale, che resterà in funzione fino al 2024, non è altro che un lungo tubo di ferro di circa 60 metri e sei cabine. “Un luogo piuttosto angusto se si pensa che gli astronauti trascorrono al suo interno svariati mesi – commenta Ryazanskij -. Normalmente ospita un massimo di sei persone, ma una volta si è arrivati fino a nove!”.

A bordo della Iss si tarda 90 minuti per compiere un giro completo intorno alla terra: in questo modo il giorno dura 45 minuti, proprio come la notte. E durante le sue giornate ogni astronauta può fare due ore di attività sportiva.

Imprevisti

Il cosmodromo di Bajkonur, in Kazakhstan. Fonte: Global Look PressIl cosmodromo di Bajkonur, in Kazakhstan. Fonte: Global Look Press

Una volta la Iss ha perso il 70% di tutta la sua elettricità e, di conseguenza, il 70% dei computer. “C’è stata una situazione di emergenza nel segmento statunitense – racconta - . Allora abbiamo contattato il Centro di controllo della missione e abbiamo detto qualcosa tipo: ‘Huston, abbiamo un problema’. E Huston ci ha risposto: ‘D’accordo, andatevene a dormire’. Ricordo che è stata una situazione particolarmente stressante. Nel migliore dei casi avremmo dovuto fare rientro a casa, una probabilità pari al 60%. Ma finché stavamo dormendo, la Nasa ha riunito su un aereo gli astronauti che avevano già lavorato a questo progetto, colleghi provenienti da ogni parte del mondo, che hanno simulato una situazione simile alla nostra. Non credevo che avrebbe funzionato. Invece abbiamo ricevuto istruzioni su quello che avremmo dovuto fare. Ma devo ammettere che la cosa peggiore quando sei nello spazio non sono i problemi che si presentano, ma quando ti rendi conto di aver dimenticato qualcosa sulla Terra!”.

L’addestramento per la missione

Un astronauta deve essere in grado di saltare da un aereo con un paracadute e risolvere un compito prefissato prima che il paracadute si apra. Esiste poi un test per dimostrare la resistenza allo stress. “Sorprendentemente ho scoperto che nello spazio lo supero nella metà del tempo che impiego sulla Terra: 12 secondi invece di 24 secondi”, dice Ryazanskij.

Passeggiata nello spazio. Fonte: ZUMA Press/Global Look PressPasseggiata nello spazio. Fonte: ZUMA Press/Global Look Press

Tra le varie prove, poi, ce n’è una nella quale gli astronauti vengono chiusi all’interno di una piccola stanza senza dormire per tre giorni. “E lì ti costringono a fare costantemente qualcosa: scrivere, parlare, concentrarti su un obiettivo. Se ti ritrovi a dover compiere un atterraggio di emergenza, dovrai essere in grado di farlo con tempi di reazione molto veloci perché ogni secondo perso equivale a una deviazione di 80-200 chilometri rispetto alla tua destinazione sulla Terra”.

La Terra vista dalla Stazione spaziale internazionale. Fonte: ZUMA Press/Global Look PressLa Terra vista dalla Stazione spaziale internazionale. Fonte: ZUMA Press/Global Look Press

La vita di un astronauta

“Fin da bambino ho sempre sognato di diventare biologo – ricorda -. Dopo essermi laureato come biochimico, ho iniziato a lavorare nell’Istituto di problemi biomedici. Poi, in un certo momento l’Accademia russa delle scienze ha aperto dei posti per degli studiosi che avrebbero dovuto realizzare degli esperimenti spaziali. È così che sono diventato astronauta”.

Un astronauta gioca con l’assenza di forza di gravità all’interno della Stazione spaziale internazionale. Fonte: ZUMA Press/Global Look PressUn astronauta gioca con l’assenza di forza di gravità all’interno della Stazione spaziale internazionale. Fonte: ZUMA Press/Global Look Press

“Il mio periodo di addestramento terminò nel 2005. Ma due anni prima lo Space Shuttle Columbia della Nasa si era disintegrato nell’atmosfera della Terra, uccidendo tutti i membri dell’equipaggio. Il problema si presentò quando ci rendemmo conto che la Nasa aveva ottenuto tutti i posti scientifici fino al 2017. Ma, ovviamente, nessuno vuole pagare una persona che non andrà da nessuna parte per i prossimi 12 anni. Non è niente di personale. Sono solo affari, mi sono detto. Ma è stato proprio in quel momento che il mio desiderio di andare nello spazio si è manifestato veramente”.

Sergej Ryazanskij ha partecipato alla missione Mars 500, la simulazione di una navicella spaziale Terra-Marte. Durante la conferenza stampa dopo la missione, il generale militare e capo dell’agenzia spaziale russa, Roscosmos, gli ha chiesto quando sarebbe andato sullo spazio e la sua risposta è stata “mai”. “Ma non sei un astronauta? Sì, ho detto. E allora, quando andrai nello spazio?, ha ripetuto. Mai, gli ho detto ancora una volta. Non riusciva a capire tutte le restrizioni che ci sono relative a una navicella spaziale che manda gli astronauti in orbita e decise di fare per me un’eccezione. Fu così che mi permise di essere il primo ingegnere di volo senza una formale educazione in ingegneria”.

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