Lada Niva in Arctic
lada.ruCi sono voluti sette anni perchè il progetto della Niva diventasse realtà. Nel 1970 l’allora presidente del Consiglio dei ministri Aleksej Kosygin incaricò la fabbrica VAZ di creare il primo fuoristrada di piccola cilindrata dell’Urss, pensato per chi abitava in campagna. La prima Niva uscì dalla produzione soltanto il 5 aprile 1977 e la concorrenza si fece sentire subito, non soltanto in Unione Sovietica, ma anche nel resto del mondo: l’Audi lanciò il primo modello a trazione integrale appena tre anni dopo
Nei test la Niva risultò migliore dei fuoristrada inglesi Land Rover e Range Rover per la sua capacità di muoversi su terreni accidentati senza bloccarsi. Non sorprende che la macchina abbia conquistato in breve una certa popolarità in Europa: i tedeschi che volevano acquistarne una dovevano mettersi in lista d’attesa. Nel corso della sua storia sono stati esportati in altri Paesi più di 500.000 modelli. Per farsi un’idea, il duemilionesimo esemplare di LADA 4 x 4 (nome attuale della Niva) è stato lanciato dalla AvtoVAZ (nome attuale della fabbrica VAZ) nel marzo 2013
La Niva raggiunse il massimo del successo in Francia, grazie ai piloti francesi che parteciparono con questa macchina al più prestigioso rally del mondo, la Parigi-Dakar, posizionandosi per tre anni di seguito ai primi posti. Nel 1981 Jean-Claude Priavon and André Deliar arrivarono terzi e un anno dopo secondi; nel 1983 André Trossat ed Eric Briavon replicarono il risultato. Per questo motivo in Francia le vendite della Niva sestuplicarono arrivando a toccare i 24.000 modelli venduti in un anno (dei 70.000 allora prodotti dalla fabbrica VAZ)
Alla Niva appartengono alcuni record mondiali di altitudine. Nel 1998 l’automobile si è arrampicata fino al campo base dell’Everest (5.200 metri). L’inglese Land Rover ha provato a battere il record, ma non è riuscito nemmeno a eguagliarlo ed è stata sollevata a 5.642 metri con argani e cavi. L’anno seguente la Niva è arrivata sull’Altopiano del Tibet ai piedi dell’Himalaya (5.726 metri)
Nell’aprile del 1998 la Niva ha conquistato il Polo Nord. Durante un lancio internazionale con i paracaduti è stata lanciata sulla riva del Mar Glaciale Artico e dopo l’atterraggio sul ghiaccio, una volta liberatasi delle funi, si è accesa e ha raggiunto il punto più a nord del pianeta. Dal 1990 al 2005 la Niva è stata impiegata nella base antartica russa “Bellingshausen”, trasportando carichi a -54 gradi Celsius
La relativa leggerezza e l’alta manovrabilità della Niva sono controbilanciate da un grave difetto: la mancanza di sicurezza. Dai risultati del crash test secondo i parametri EuroNCAP (urto frontale a una velocità di 64 km/h) la Niva ha ottenuto 0 punti su 16. Gli esperti hanno concluso che il guidatore di una Niva che dovesse avere un incidente a 64 km/h subirebbe senza dubbio un trauma. “Rischierebbe una seria commozione cerebrale” e inoltre nell’impatto “il peso del fianco destro supererebbe il limite di carico dell’anca”
Nel corso della sua storia quarantennale sono state messe a punto più di 30 modifiche alla Niva, dal modello corazzato a quello “dell’orso” (un modello esclusivo con il tetto apribile per trasportare gli orsi del circo di Mosca sul boulevard Tsvetnoj). Il modello più originale è forse però la Niva-anfibio, progettata 40 anni fa per le forze speciali e l’esercito e in grado di attraversare fiumi di media profondità; nonostante avesse superato tutte le prove non fu mai messa in produzione. Il suo prototipo si trova nel museo automobilistico militare di Rjazan
Il nome Niva arriva dai suoi progettisti – Petr Prusov e Vladimir Solovev – in onore dei loro figli di cui hanno preso le lettere iniziali: Natalya, Irina, Vadim, Andrej. Vladimir Solovev morì nel 1975 prima ancora dell’uscita della Niva dalla catena di montaggio, mentre Petr Prusov non è riuscito a festeggiare i quarant’anni della sua creatura, scomparendo appena tre settimane prima dell’anniversario. Nel 1986 i costruttori giapponesi della Suzuki regalarono a Prusov una brochure pubblicitaria della fabbrica con la dedica: “Al padrino di questa automobile”.
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