Lenin durante una partita a scacchi (Foto: Open Source)
Il fondatore del governo sovietico fu un grande appassionato di scacchi. Oggi possiamo ammirare una serie di fotografie scattate in Italia nel 1908 con Lenin impegnato a disputare un’accanita partita a scacchi con un altro bolscevico, Alexander Bogdanov. Alla partita assiste il famoso scrittore russo Maxim Gorki, che Lenin era andato a trovare. Durante il suo esilio in Europa, Lenin iniziò anche ad andare in bicicletta, attività che a quei tempi richiedeva notevole coraggio perché le biciclette non erano agevoli da montare e alcune strade, come quelle di Parigi, erano terribilmente pericolose. Nel 1910 Lenin si ritrovò in una situazione molto difficile. In seguito descrisse così l’incidente a sua madre Maria Alexandrovna: “Stavo andando in bicicletta da Juvisy e un’automobile mi ha urtato (sono riuscito a scendere). La folla mi ha aiutato ad annotare la targa e si è offerta di testimoniare. Ho scoperto chi era il proprietario della macchina (un visconte, che sia maledetto) e intendo fargli causa… Spero di vincere”.
Lenin effettivamente vinse quel ricorso in tribunale, ricevette dal visconte una somma di denaro, comprò una bicicletta nuova e continuò le sue pedalate poco sicure. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, i primi sport a essere incoraggiati e a diffondersi furono proprio il ciclismo e gli scacchi. La prima grande competizione di ciclismo si svolse nel 1918, mentre il primo torneo RSFSR di scacchi fu organizzato nel 1920 (e lo vinse Alexander Alekhin, futuro grande campione). "Il governo capì che gli scacchi sono istruttivi e possono contribuire a tutti gli effetti a elevare la cultura della nazione e a combattere l’ignoranza in un paese povero” dice il campione del mondo di scacchi Anatoly Karpov nel documentario “I tre giganti dello sport sovietico”. Anche altri sport all’epoca ricevettero il pieno appoggio dello stato (a esclusione del tennis, considerato un “passatempo borghese”, e poche altre discipline poco fortunate), e divennero popolari come mai era avvenuto perfino durante l’epoca zarista, quando fu il governo stesso a volersi impegnare per creare una nazione sana.
La squadra di Stalin
Neanche Josif Stalin era estraneo al divertimento che lo sport regala: i suoi contemporanei ricordano che gli piaceva giocare a gorodki. Il famoso progettista aereo Sergei Ilyushin scrisse nei suoi diari che “Stalin ascoltava, non diceva parola, anche per un’ora di seguito. Ma quando capiva che non c’era una soluzione in vista, interrompeva la discussione e proponeva di ‘andare a giocare piuttosto a gorodki’. Tutti acconsentivano volentieri e per circa quattro ore sulla pedana del gorodki c’era un’enorme confusione. Stalin era un abile giocatore, sapeva sapientemente far cadere i pezzi e prendeva in giro i perdenti…”. In ogni caso, ai tempi di Stalin i grandi sport non erano ancora ben sviluppati: gli atleti sovietici di solito gareggiavano contro la classe operaia degli altri paesi, non con i migliori. Ciò era dovuto almeno in parte a motivi politici, in parte al timore di essere sconfitti negli sport ufficiali.
Nicolai Romanov, capo del Dipartimento dello sport dopo la Seconda Guerra mondiale scrisse: “Avendo deciso di prendere parte a competizioni all’estero, siamo obbligati a riportare a casa una vittoria, altrimenti la stampa borghese “libera” spargerà fango non soltanto sugli atleti sovietici, ma anche sulla nostra intera nazione… Del resto, è già accaduto in numerose occasioni. Per ricevere il permesso di andare all’estero e prendere parte a una competizione internazionale ho dovuto inviare a Stalin una lettera speciale nella quale mi impegnavo a vincere…”. Questo è il motivo per il quale l’Unione Sovietica ha iniziato a prendere parte ai Giochi Olimpici soltanto a partire dal 1952, pur essendo stata invitata a farlo molto prima. Il figlio di Stalin, Vasily, ex pilota di caccia aerei e facente parte della guardia, diede in ogni caso un enorme contributo allo sport sovietico. Negli anni del dopoguerra creò e diresse tutta una serie di squadre assegnate all’aviazione. I club che assursero a notorietà furono quelli di calcio e di hockey (VVS, Vataga Vasiliya Stalina – Le squadre di Vasily Stalin, come erano chiamate), dai quali uscirono campioni di levatura mondiale. Vasily Stalin, per inciso, in epoca sovietica sposò la campionessa di nuoto Kapitolina Vasilievna.
Dopo essere succeduto a Stalin, Nikita Krusciov, che non amava particolarmente gli sport, ebbe un’influenza indefinibile sul mondo dello sport sovietico. Fu uno di coloro che dettero la loro “benedizione” al processo contro il campione olimpico Eduard Streltsov che portò a cancellare otto anni della carriera di questo calciatore leggendario. In ogni caso, furono i comitati voluti da Krusciov a organizzare le prime Spartachiadi sovietiche, una versione locale delle Olimpiadi.
Il successore di Krusciov, Leonid Breznev fu un eccellente nuotatore e un pilota di automobili da corsa di primo livello e adorava assistere alle partite di hockey e alle esibizioni di pattinaggio artistico. Fu durante il suo mandato che questi due sport entrarono quindi nella loro Epoca Dorata. Breznev era tifoso del CKKA (il club sportivo delle Forze Armate), e per questo i giocatori di hockey e i pattinatori sul ghiaccio dell’esercito divennero i migliori di tutto il paese, in qualche caso i migliori del mondo intero. Breznev nel suo diario ha lasciato scritto: "9 marzo 1978. Ho presenziato al Politburo. Ho ricevuto Arafat. Ho assistito a una partita di hockey… 1 maggio. Sono andato sulla Piazza Rossa, ho assistito a una sfilata. In serata ho seguito un incontro di hockey tra Unione Sovietica e Finlandia: punteggio finale 10 a 2”.
Palla a volo senza dita e un momento epocale per il badminton
Il primo presidente russo, Boris Yeltsin, era solito ricordare in questi termini i suoi giorni a scuola: “Rimasi immediatamente affascinato dalla palla a volo, e avrei potuto giocarci sempre, senza sosta. Mi piaceva che la palla mi obbedisse, essere in grado di saltare e afferrare anche i tiri più disperati. Mi mancano due dita alla mano sinistra e per questo motivo avevo molte difficoltà a colpire la palla, ma misi a punto una tecnica speciale. Tenevo la mano sinistra in una data posizione, così da poter rispondere e ricevere la palla in modo del tutto anticonvenzionale…”. La vera passione di Yeltsin, tuttavia, fu per il tennis. Grazie al suo interessamento, questo sport ricevette i necessari finanziamenti e le attenzioni della televisione. La squadra nazionale maschile, che non aveva alcuna vittoria di prestigio alle spalle, vinse due volte la Coppa Davis, il torneo di tennis più prestigioso al mondo (nel 2002 e nel 2006). “Yeltsin ha dato un contributo enorme all’evoluzione del tennis in Russia” ha riferito alla rivista “Itogi” Shamil Tarpischev, l’ex allenatore della squadra sovietica, nonché consulente del presidente per l’educazione fisica. “I rappresentanti del nostro governo hanno sempre giocato a tennis. Perfino Molotov e Beria in qualche caso scesero in campo. Quando però Yeltsin apparve davanti a tutti in pantaloncini corti e con la racchetta in mano, fu come se a lui si dovesse la riscoperta di questo sport”.
In gioventù, l’ex presidente russo Dmitry Medvedev amava praticare il sollevamento pesi e il canottaggio e durante il suo mandato politico ha fatto il possibile per promuovere il badminton. I suoi sforzi, in ogni caso, non sono stati infruttuosi: durante i Giochi Olimpici di Londra, Nina Vislova e Valeria Sorokina hanno vinto per la Russia la prima medaglia olimpica in questa disciplina sportiva.
L’attuale presidente russo, Vladimir Putin, pratica judo e sambo (per quest’ultimo sport ha vinto numerosi titoli di campione di Leningrado), ed è cintura nera di karate, judo e taekwondo. Ma il presidente è famoso anche per la sua passione per lo sci: “Scia a livello di un esperto professionista: tecnicamente va molto veloce, scia molto bene, anche se commette un errore che quando sciamo insieme cerco sempre di correggere” ha detto in un’intervista al quotidiano “Izvestiya” Svetlana Gladysheva, presidente della Federazione dello sci e dello snowboard alpino. “Ce ne si accorge anche quando cammina: muove un braccio troppo in fuori e la stessa cosa accade anche quando scia”. L’ultima passione in ordine di tempo di Putin è l’hockey. Il presidente russo ha iniziato a pattinare soltanto nel 2011, ma già si esibisce regolarmente in partite tra veterani della squadra nazionale sovietica di hockey. Il migliore esempio dell’amore spassionato di Putin per lo sport lo si è visto ai recenti Giochi Olimpici di Sochi: ottenere il permesso di ospitarli in Russia è stata per lui una questione di principio.
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